Il G20 riconosce gli sforzi fatti dall’Italia. Saccomanni:avverte “I segnali positivi saranno cancellati se si torna ad un’incertezza politica. Berlusconi sceglie la via della difesa nelle istituzioni
Dopo lo spettro della crisi, minacciata all’inizio della settimana scorsa, la navigazione di Enrico Letta è tornata tranquilla. Che cosa ha operato il miracolo? Tanti fattori messi insieme.
Il presidente Napolitano, preoccupato per i venti gelidi tra i due partiti, Pd e Pdl, che sostengono il governo insieme a Scelta civica di Monti, aveva rilasciato una dichiarazione in cui si appellava alla “fiducia nella parola data da Silvio Berlusconi” sul suo sostegno a Letta. Anche il premier, in partenza per il G20 di San Pietroburgo, si era detto anche lui “preoccupato” ma “fiducioso”. L’indomani, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, getta acqua sul fuoco e dice: “Ben riposta la fiducia di Napolitano in Berlusconi”. Lo stesso leader fa sapere che ha accantonato l’idea di ricorrere ad una campagna di chiarificazione con video, comizi e dibattiti, e rilascia una dichiarazione rassicurante: “L’unica cosa che ho in mente è una grande battaglia libertaria. Per questo, adesso, al Pd chiedo solo che mi sia consentito nella Giunta del Senato quel diritto di difesa che è stato concesso in passato a tutti. Vorrei essere trattato come un cittadino normale”. E’ la firma di una “svolta”, nel senso che Berlusconi per difendersi ha scelto la via istituzionale. Contemporaneamente, i suoi avvocati hanno presentato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, non però per chiedere l’annullamento della sentenza di condanna (avverrà una volta terminato l’iter della sentenza di condanna con il ricalcolo degli anni di interdizione dai pubblici uffici), ma un pronunciamento di Strasburgo sulla legge Severino e sull’automaticità della decadenza da senatore che, secondo i suoi avvocati, lederebbe i diritti di chi è condannato per reati commessi prima dell’approvazione della legge, approvata tra l’altro anche dal Pdl.
Non entriamo in questo ginepraio di codici e codicilli, visto che gli stessi giuristi di diverse tendenze sono in disaccordo tra di loro. Ciò che ci preme notare è che la minaccia di crisi da parte del Pdl qualora il leader del partito fosse dichiarato decaduto, ha perso di smalto. I motivi sono essenzialmente tre. Il primo è che Napolitano, in caso di caduta del governo, difficilmente indirebbe nuove elezioni. La nomina di quattro senatori a vita orientati a sinistra, la possibile fronda nel Pdl, il probabile sostegno dei senatori ex M5S passati al gruppo misto, potrebbero coagulare una nuova maggioranza, seppure risicata, attorno ad un Letta bis. Il presidente Napolitano più volte ha affermato – e ultimamente ribadito – che non vede maggioranze alternative a questa, sia per i numeri precari sia, soprattutto, per la sua eterogeneità programmatica, però comunque teoricamente potrebbe essere presa in considerazione se non altro per sgonfiare il potere di minaccia del Pdl. Il secondo motivo è che il muro contro muro non avrebbe portato nulla al Pdl e nemmeno alla causa di Berlusconi, ma solo danni ulteriori, perché un’eventuale crisi avrebbe alienato il consenso di molti elettori. Il terzo motivo, direttamente collegato al secondo e precisato dallo stesso D’Alema, oltre che dai cinque ministri Pdl, è che Berlusconi ha tirato la corda per mettere a nudo le contraddizioni nel Pd (affossare il leader del partito alleato), ma mai avrebbe fatto cadere un governo da lui ritenuto “il migliore possibile” in un momento di crisi economica così grave. Dunque, la scelta istituzionale significa – o dovrebbe significare – la distinzione tra governo e vicende personali, o almeno è quello che si può dire ora. Il futuro, in politica, e nella politica italiana, è nelle mani dell’imponderabile.
Ciò detto, passiamo al G20, dove Letta ha ricevuto plausi per l’Italia. Ecco il passaggio dedicato al nostro Paese nel documento finale: “L’Italia ha compiuto buoni progressi sulla strada delle riforme strutturali, in particolare nei settori di pensioni, spending review, riforma del mercato del lavoro ed efficienza della pubblica amministrazione”. Per il G20 si tratta di “sforzi”, ma il cammino “deve continuare”, anche perché grandi risultati nell’efficienza della pubblica amministrazione sono più sulla carta che nella realtà, ma ciò che conta è che l’Italia, come ha commentato Letta, “non è più dietro la lavagna”, ma ha fatto e sta facendo i compiti”. Non è più, insomma, “l’osservato speciale”.
I segni di ripresa economica ci sono, anche se non in tutti i Paesi industrializzati. Ad esempio, mentre altrove c’è un + 0,2-3, in Italia c’è ancora il segno meno, per quanto limitato ai decimali (- 0,2). Ciò vuol dire che gli ostacoli alla ripresa in Italia non è l’economia, ma la politica (la litigiosità, l’instabilità, l’inconcludenza) e i tanti fattori frenanti. Il timore degli economisti è che la “ripresina” da noi non si traduca in aumento di posti di lavoro. Registriamo, comunque, un’inversione di tendenza positivo. Questa la dichiarazione del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: “I segnali positivi saranno cancellati se si torna ad un’incertezza politica”
“A metà ottobre”, ha detto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, “ci sarà la proposta del taglio di due miliardi del cuneo fiscale nella legge di stabilità”. Il cuneo fiscale è quell’insieme di imposte e contributi che gravano sul datore di lavoro e sul lavoratore e che segna la differenza tra salario lordo e salario netto, insieme di imposte e contributi che in Italia sono più alti che altrove. Due miliardi vogliono dire 0,30 per punto, un po’ poco, ma è comunque qualcosa.