L’intesa Pd-Pdl regge anche se “ogni giorno bisogna sminare il campo. In cantiere le misure per il rilancio dell’economia
“Ogni giorno bisogna sminare”, ha detto Letta a proposito delle fibrillazioni della maggioranza. In realtà, non è la compagine del governo a destare problemi, ma le iniziative singole che tirano la corda da una parte o dall’altra creando tensioni che richiedono poi l’intervento o di Letta o di Alfano o di Epifani o di Schifani.
Gli ultimi episodi di fibrillazione riguardano il disegno di legge presentato da Luigi Compagna sul dimezzamento delle pene per il concorso esterno in associazione mafioso. Il provvedimento fu presentato nella scorsa legislatura, quando il senatore Compagna era del Pdl. Ora, eletto con Gal, il senatore l’ha ripresentato in Commissione Giustizia ed è stata subito polemica. E’ insorto il Pd, ma anche Schifani, che ha precisato che il provvedimento non era stato presentato dal Pdl e che comunque doveva essere ritirato, cosa che poi è stato fatto dallo stesso presentatore del ddl.
Un altro episodio di polemica è stata la presentazione da parte di Zanda e Finocchiaro di un disegno di legge che escludeva i movimenti dal rimborso elettorale: un chiaro tentativo di arrecare danno al M5S che poi Zanda ha deciso di ritirare mentre Anna Finocchiaro si è detta contraria al ritiro. Lo stesso Zanda ha fatto dichiarazioni a favore della ineleggibilità di Berlusconi dopo 19 anni di elezioni e dopo che alla Camera per ben due volte, con maggioranza centrodestra una volta e con maggioranza di centrosinistra un’altra, la mozione era stata respinta.
Sono in molti a lavorare ai fianchi il governo. Uno di questi è Giuseppe Civati, sinistra Pd, che sta cercando di saldare i malpancisti del M5S e una parte del Pd nel tentativo di ribaltare l’alleanza Pd-Pdl per formarne un’altra Pd-M5S. L’idea è nata nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica ma è stata portata avanti da esponenti dell’una e dell’altra formazione politica. Stefano Rodotà, candidato alla presidenza della Repubblica dal M5S, si è detto favorevole alla prospettiva al punto da offrire la sua disponibilità a fare il premier di un governo Pd-M5S. Questa prospettiva, comunque, non avrebbe nessuna possibilità di successo in quanto al Senato i dissidenti M5S sono circa una quindicina, un numero sufficiente solo per arrivare a 140 senatori, mentre ce ne vorrebbero almeno altri 21. Scelta civica di Monti, per quanto divisa da giudizi differenti sulle alleanze, non darebbe mai l’appoggio ad una maggioranza-minoranza formata dalla sinistra Pd e dal gruppo dei dissidenti grillini. Dunque, il tentativo di Civati serve soltanto a “minare” il campo che poi Epifani è costretto a sminare il giorno dopo. A proposito di Epifani, il segretario Pd si è difeso molto bene dagli attacchi di coloro che nel partito e nel sindacato lo accusano di non essere andato in piazza alla manifestazione della Fiom, e con Letta, Franceschini e altri esponenti ex bersaniani dissidenti sta cercando di rinviare il congresso – almeno questa è l’accusa che nel Pd alcuni gruppi gli rivolgono – in modo da prolungare l’unica alleanza finora possibile e ridimensionare gli oppositori interni dell’attuale governo.
Finora, comunque, sia Berlusconi (“non saremo noi a far cadere il governo” e “gli esiti dei processi non influiranno sul governo”), sia Epifani (“Dobbiamo sostenere questo governo che è l’unico possibile”) puntellano saldamente l’Esecutivo Letta, ultimamente incalzato anche da Confindustria, il cui presidente, Giorgio Squinzi, ha dichiarato che “Il Nord è sull’orlo del baratro”.
La nave di Letta comincia lentamente a prendere il largo puntando sulla crescita e sull’occupazione. Dapprima ha sospeso la prima rata dell’Imu in attesa di una riforma globale immobiliare e ha finanziato la Cassa integrazione guadagni con un miliardo per dar respiro ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, poi ha lanciato un messaggio chiaro: il finanziamento pubblico ai partiti o rimborso elettorale che dir si voglia sarà abolito. I partiti in Parlamento o approveranno una legge che lo abolisce per trovare una forma di finanziamento privato (donazioni o istituzione dell’uno per mille) oppure farà lui dopo l’estate un decreto in tal senso. Un segnale chiaro a quanti “soffrono” la crisi. Nel 1993 un referendum bocciò il finanziamento pubblico ai partiti, ora Letta applica i risultati di quel referendum fino ad ora disatteso dai partiti stessi. L’altro segnale chiaro è la volontà di andare incontro alla Consulta che aveva giudicato la legge elettorale attuale come avente “profili di incostituzionalità” a proposito del premio di maggioranza al Senato. Il governo da una parte vuole introdurre piccole modifiche per eliminare i profili di incostituzionalità, dall’altra ha dichiarato che “non si andrà al voto con questa legge o con una sua brutta copia”. Alla fine di maggio o agli inizi di giugno inizierà l’iter parlamentare per la riforma istituzionale. Il mese di giugno, inoltre, è decisivo per le prime concrete misure in materia di economia, perché sono in cantiere provvedimenti fiscali e previdenziali. L’orientamento è di cambiare la riforma delle pensioni approvata da Monti e renderla meno onerosa con l’introduzione anche per gli uomini delle penalità per anticipare la pensione rispetto ai 67 anni della legge in vigore.
Dall’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, sono venuti lusinghieri apprezzamenti al governo che “durerà molto di più di quanto gli italiani pensano”.