Approvata la legge di Stabilità, criticata sia dai sindacati che da Confindustria. Il presidente del Consiglio in Svizzera a gennaio
Con l’approvazione alla Camera della legge di Stabilità con voto di fiducia – il passaggio in Senato sarà rapido perché il provvedimento deve diventare legge entro il 31 dicembre e dunque non ci sarà tempo per le modifiche – si chiude l’epoca dell’autonomia del governo Letta. Da gennaio in poi si metterà a punto il “contratto di governo” chiesto da Renzi. Di fatto l’Esecutivo dovrà tenere in gran conto le indicazioni provenienti dal segretario del Pd, altrimenti saranno guai. Renzi lo ha detto e ripetuto in tutte le salse: o il governo cambierà rotta, o altrimenti sarà meglio trarne le conseguenze. D’altra parte, lo si è visto già a proposito dei trasferimenti minori agli enti locali che combattono il gioco d’azzardo e i videopoker. Aveva subito protestato Roberto Maroni, definendo l’emendamento una “vergogna”, ma il presidente del Consiglio ha fatto cambiare la norma solo quando è intervenuto Matteo Renzi definendo a sua volta una “porcata” quell’emendamento votato in Commissione dai tre partiti che formano la maggioranza. L’emendamento era nato in quanto l’accordo tra le società che gestiscono i giochi e lo Stato prevede una compensazione alle citate società qualora esse vengano penalizzate da provvedimenti restrittivi di tipo finanziario. Essendoci l’impegno ad arginare il gioco d’azzardo, la maggioranza voleva togliere agli enti locali quanto dovuto per compensazione alle società, ma così facendo aveva giustamente provocato la veemente reazione di Roberto Maroni e poi quella di Renzi.
La legge di Stabilità, tuttavia, rischia di scontentare tutti e comunque di non lasciare nessun segno positivo di rilievo. Piero Fassino, sindaco di Torino e coordinatore dei sindaci, aveva detto che se i sindaci avessero avuto la possibilità di votare la legge, avrebbero dato un voto negativo. Che è tutto dire, essendo Fassino non proprio un uomo qualunque. Infatti, la grana dell’Iuc, la nuova tassa (imposta unica comunale) che somma la Tasi – la nuova tassa sui servizi comunali indivisibili – e la Tari, la nuova tassa sui rifiuti, rischia di fare più male che bene alle tasche degli italiani e soprattutto alle tasche di coloro che hanno di meno. Perché? Semplicemente perché è vero che il governo ha ceduto alle pressioni dei sindaci, concedendo 500 milioni per i mancati introiti ai Comuni e la legittimità per i Comuni stessi di aumentare l’aliquota sulla Tasi, ma è anche vero che nel gioco delle detrazioni per le famiglie a reddito basso e le compensazioni ridotte, a pagare di più rischiano di essere proprio i cittadini e, paradosso, in proporzione soprattutto quelli meno abbienti.
Infatti, i sindaci hanno ottenuto, grazie all’interessamento del ministro delle Regioni Delrio, l’impegno del governo ad approvare entro la fine dell’anno o al più tardi entro i primi giorni di gennaio 2014, con provvedimento separato, un decreto che modifica i tetti delle aliquote. L’ipotesi di lavoro è che i Comuni potranno modulare a loro piacimento la Tasi fra l’1 e il 3,5 per mille, ma l’applicazione dell’aliquota massima sarà possibile solo se il Comune introdurrà un sistema di detrazione simile a quello in vigore per la vecchia Imu. Insomma, la questione Iuc rischia di essere un mezzo pasticcio.
La legge di Stabilità è il risultato anche delle pressioni delle varie lobby. Ha detto lo stesso Letta al termine di un incontro europeo: “Lo dico a chi in Italia vorrebbe Babbo Natale: io mi assumo la responsabilità della prudenza del buon padre di famiglia, perché so che fare scelte imprudenti è un errore. Tutti chiedono. Tutti. Io potrei mettere su una bancarella… ma lasciamo stare. La somma delle richieste degli “impazienti” porterebbe alla bancarotta”. Letta ha poi detto che il governo “non stampa moneta” e che non bisogna far “scarico di responsabilità”, che resta “un grande esercizio collettivo dell’Italia di questa stagione”.
Insomma, ha fatto quello che ha potuto e, secondo il suo punto di vista, “la strada giusta è quella di procedere un passo alla volta, di salire i gradini uno per uno”, per poi dichiarare che “le inversioni di tendenza ci sono tutte”.
E’ rimasta, alla fine, nella legge la norma che esenta le centrali termoelettrice e turbogas sopra i 300 Megawattora dal pagare gli oneri di urbanizzazioine, un regalo ad alcune società e gruppi imprenditoriali. E’ stata dovuta cancellare la web tax, “una misura contraria alle libertà fondamentali dell’Ue”, secondo il giudizio dell’Unione europea. Tra l’imbarazzo della retromarcia, Letta ha detto che la “Web tax ha bisogno di un coordinamento con le norme europee”. Infine, per semplificare, il premier ha annunciato una “norma forte” per il rientro dei capitali esportati illegalmente in Svizzera, “dove si trova un tesoro di soldi italiani che devono tornare nel nostro Paese. A questo proposito, ha annunciato che in gennaio sarà in Svizzera. Fallito il tentativo di una misura tutta italiana per il rientro dei capitali – ritenuta da più parti non incisiva anche se è stato annunciato un provvedimento a parte che sarà elaborato da una Commissione ad hoc presieduta dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco – tanto è vero che non è rientrata poi nemmeno nella legge di Stabilità, il presidente del Consiglio punta sull’accordo tra l’Italia e la Svizzera in materia fiscale, sull’esempio di quelli già firmati tra la Confederazione e la Gran Bretagna. Il viaggio in Svizzera è il segnale che questa è la strada migliore.
Ultima annotazione: la legge di Stabilità approvata è stata criticata sia dai sindacati che da Confindustria.