Rispettabile Presidente,
oggi ho ricevuto la sua lettera chiedendomi di votare per il sì. Ma forse ha dimenticato che prima di spedire queste lettere avrebbe dovuto rifletterci. Per noi emigrati non avete fatto nulla, anzi ci fate pagare molte più tasse di quelli che vivono 365 giorni in Patria.
Voglio farle capire cosa hanno fatto gli emigrati per la nostra Patria.
Con le nostre rimesse abbiamo alleggerito il debito pubblico di Stato, Regione, Province e Comuni
Dal primo gennaio 2016 per legge gli italiani in Patria non pagano la tassa sulla la prima casa, invece a noi viene calcolata la casa in affitto all’estero come prima casa, mentre la casa costruita con sacrifici, dolore e pianto nella nostra amata Patria viene considerata seconda casa e siamo obbligati a pagarne le tasse per 365 giorni all’anno quando la maggioranza di noi emigrati riusciamo a venire con tutto il cuore circa un mese all’anno.
Voglio gentilmente dirle che prima di sprecare tutto quel denaro per la spedizione di tutte quelle lettere, avrebbe dovuto rifletterci sopra. Con quale coraggio chiede di votare sì, quando a noi ci fa pagare anche l’aria che respiriamo quando veniamo in ferie nella nostra amata terra?
Rispettabile presidente del Consiglio, chi le scrive è un emigrante degli anni ‘60 che in giovane età è stato costretto ad emigrare, passando dal caldo della mia amata Calabria, al freddo della amata Svizzera. Dopo tanti anni di sacrifici e umiliazione ho imparato molto e adesso non mi nascondo, io voterò No, sperando di cuore che quella grande comunità di calabresi qui in Svizzera, circa 68’000, faranno altrettanto. Adesso voglio rivolgermi ai miei corregionali: votiamo tutti e prima di fare il segno pensiamoci e riflettiamo sul fatto che noi emigrati non abbiamo avuto nulla da questo Stato, sia noi che i nostri figli e nipoti.
Saluti
Mario Pirro