Gentile Direttore, leggo con interesse gli articoli che vengono pubblicati sul suo settimanale e nello scorso numero ho apprezzato “La disorganizzazione degli uffici consolari e il modello di Zurigo”.
Ho ammirato, in particolar modo, il coraggio del prof. Petta che, come sempre e senza mezzi termini, ha illustrato una vicenda a dir poco incredibile che ha coinvolto l’attuale Ambasciatore in Svizzera, Marco Del Panta, e l’ex Console Francesco Barbaro.
Non entro nel merito di questa controversia, ma mi pongo alcune domande:
Come mai i Comites di Zurigo e San Gallo, insieme al CGIE-Svizzera, che ultimamente hanno difeso, tutti uniti tranne qualche eccezione, proprio lo stesso Ambasciatore contro le accuse di un parlamentare leghista, che lo accusava di aver messo un “mi piace” a un commento dell’ex Ministro Calenda (PD), non hanno tutelato a suo tempo, invece, il Console Barbaro?
Forse perché è meglio stare sempre dalla parte del potere?
Perché, in Svizzera, Zurigo è l’unica sede consolare in cui non bisogna prenotarsi elettronicamente, per fissare un appuntamento e tutto funziona splendidamente?
Perché l’Ambasciatore non ha esteso il modello di Zurigo a tutte le sedi consolari sul territorio elvetico?
Perché l’Ambasciatore si è accanito contro il Console Barbaro con diversi provvedimenti disciplinari, negandogli, in questo modo, la promozione al grado superiore?
Sarebbe opportuno, pertanto, che l’ambasciatore facesse chiarezza su tutti questi argomenti, rispondendo all’articolo del Prof. Petta, soprattutto per il ruolo che ricopre.
Rocco De Luca