Torna la paura dello straniero e del diverso
L’affare Leonarda è una bomba dalle multiple deflagrazioni. La piccola kosovara, per le implicazioni che il suo forzato rimpatrio ha provocato sul piano politico, in Francia e tra l’opinione pubblica interna e internazionale, è assurta a simbolo della lotta universale per il diritto a vivere nella terra ove ogni umano ha trovato la possibilità di realizzare la sua propria vita. Nella necessità di dare una risposta all’accaduto, i partiti dell’ attuale maggioranza, a Parigi come altrove, nel vecchio continente, sembrano rimettere in discussione la tradizionale politica d’immigrazione. Manuel Valls, il ministro socialista dell’interno, novello sceriffo della sinistra francese, giudica urgente la riforma del diritto d’asilo.
I precedenti governanti della destra, François Copé e François Fillon, hanno ipotizzato la messa in discussione di un “ totem” a cui, neppure Nicolas Sarkozy, si era avvicinato : la messa in discussione del “diritto del suolo” ( Jus Soli ). Il presidente dell’UMP, nel frattempo, ipotizza una proposta di legge che metta fine all’acquisizione automatica della nazionalità francese per i figli nati in Francia da parenti stranieri in situazione irregolare. Innumerevoli studi, tra i quali quello emanato dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE, hanno, pur tuttavia, dimostrato che lo “Jus Soli” favorisce, grandemente, l’integrazione dei giovani stranieri. Prima della rivoluzione francese e sino all’editto Napoleone, tale principio fu, generalmente, attuato. Nella prima metà dell’ottocento, prevalse il diritto del sangue al fine di proteggere i giovani nati all’estero da parenti francesi emigrati.
Oggi, un ragazzo nato in Francia da genitori stranieri, può acquisire la nazionalità francese al raggiungimento della maggiore età, a condizione che risieda nel paese da almeno cinque anni. Il diritto del suolo è, dunque, iscritto nel gene della Francia, un paese ove, più del 25% dei suoi cittadini, ha almeno uno dei genitori di nazionalità straniera. A partire dagli anni ottanta la maggior parte dei paesi europei ha adottato tale principio. La Germania, per lungo tempo arroccata al diritto del sangue, ha rivisto il principio nel 1999. Il nostro paese, l’Italia, privilegiava, nel frattempo, il diritto del sangue. Ciò, con un occhio particolare alla diaspora italiana nel mondo. E imponendo, per contro, dieci anni di attesa agli stranieri – un indubbio inasprimento della norma – per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Ci si rese conto poi che tali disposizioni a nulla sono servite per bloccare le porte di accesso dell’immigrazione.
Le proposte restrittive in Francia, al seguito dell’affare Leonarda, appaiono per quello che sono: stantie e demagogiche. Noi manterremo il “ diritto del suolo “, è la Francia, proclamò, l’allora presidente Sarkozy, nel corso della campagna elettorale presidenziale. Sino a ipotizzare una commissione speciale per la revisione del codice per la nazionalità e un successivo referendum confermativo. Di fronte al riemergere di tentativi repressivi, la Francia delle menti illuminate si è schierata a difesa del “ diritto del suolo”, un principio fondamentale della repubblica e del paese tutto, sin prima della rivoluzione.
Ancora una volta c’è chi soffia sul fuoco: il fronte nazionale di Marine Le Pen; l’alba dorata greca; i separatisti e gli xenofobi di ogni risma, presenti in tanta parte dell’Europa, nonché in Italia. Essi hanno fatto della lotta per la soppressione dello “ius soli” o di ogni altra apertura ai diritti degli immigrati, il tema fondamentale della loro battaglia politica. Tutto ciò, in contrasto con tanta parte dell’ opinione pubblica illuminata. Essa attende dalla politica una profonda riflessione per trovare risposte innovative, sul piano legislativo e umano, al fenomeno dell’immigrazione clandestina da un lato e all’obiettivo di una integrazione protagonista degli immigrati in posizione regolare dall’altro.
Che si tratti dei profughi del mediterraneo, di Leonarda o altro, la richiesta è sempre la stessa: cara Europa, è giunto il tempo del coraggio, dell’unità, dell’apertura al mondo nel segno della tua storia secolare.