Febbraio, il mese più corto dell’anno è segnato da una delle feste più divertenti del calendario, il carnevale, contribuendo così a tingere di brio un periodo ancora tanto buio e freddo. Siamo alle prese con le sfilate carnevalesche che, soprattutto in Svizzera, ci impegnano per diverso tempo. Tutto il mondo si appresta ad indossare le maschere più originali e allegre, grottesche e buffe, fervono i preparativi dei carnevali più famosi: a Rio de Janeiro in Brasile, a Santa Cruz de Tenerife in Spagna, nella vicina Colonia in Germania e nella nostra Venezia. Ma, anche se ci piacerebbe avere a che fare solo con questi eventi spensierati, ci troviamo a costatare ogni giorno che esistono parti del mondo dove, invece che sfavillanti carri chiassosi del carnevale, sfilano carri armati o “amari”. Invece che voci di gioia e eccitazioni, lì si sentono pianti e urla di disperazione. E dove non piovono coriandoli e stelle filanti, proiettili e bombe colpiscono civili e innocenti.
Da un paio di anni febbraio è saltato alla ribalta della cronaca internazionale perché ha segnato l’inizio di un conflitto che ancora oggi non accenna a finire. La guerra tra Russia e Ucraina – sanguinaria, crudele e inconcepibile, come tutte le guerre sono sempre state e lo sono ancora di più nei giorni d’oggi – ci lascia sempre col fiato sospeso e ci tiene soprattutto impelagati a una situazione critica e instabile, alla quale l’Europa risponde con l’appoggio incondizionato al Paese attaccato. Solo la settimana scorsa, infatti, durante il Consiglio europeo, i leader dei 27 Paesi presenti hanno approvato all’unanimità lo stanziamento di un pacchetto di aiuti per Kiev, pari a 50 miliardi di euro. Quella in Ucraina non è l’unica guerra che ci tiene con lo sguardo sempre vigile, ma sfilano “carri amari” anche nel conflitto tra Gaza e Israele, che non promette fine breve. Anzi, le ultime novità che arrivano dal fronte in Medioriente lasciano perplessi per il rifiuto della richiesta di un cessate il fuoco che avrebbe permesso la liberazione degli ostaggi. Hamas ritiene che al momento sia impossibile raggiungere un accordo in tal senso. Non meno tesa si fa la situazione sul Mar Rosso, con gli ultimi attacchi da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna in Yemen, dove sono stati colpiti 36 obiettivi Houthi, in nome dell’“autodifesa ed in conformità al diritto internazionale”, come afferma il governo britannico. In proposito, non sono mancate le minacce per l’Italia, da parte di un politico yemenita, Mohamed Ali al-Houti, che in un’intervista ha chiaramente affermato che “l’Italia diventerà un bersaglio se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen”.
Restando in Italia e tornando alle sfilate, in questo momento la cronaca ci porta all’attenzione della mobilitazione in massa degli agricoltori e allevatori che sfilano con i loro “carri-trattori”. Dopo un fine settimana di tensioni appena trascorso, la loro protesta non si placa, ma sembra aggravarsi. Viene in mente un vecchio detto, che circolava soprattutto nell’ambiente contadino, “Febbraio febbraietto, mese corto e maledetto”, “Febbraio corto e amaro” recita invece un altro più conciso ma lo stesso in riferimento al periodo di ansia e di preoccupazione che investiva le famiglie e le società agricole le cui provviste ormai iniziavano a scarseggiare. Si conferma la saggezza degli antichi adagi: questo mese è appena iniziato, ma si è già rivelato nella sua natura più crudele, che purtroppo nessuna goffa maschera carnevalesca potrà del tutto celare. Allora non ci rimane che sperare nell’altra caratteristica che lo contraddistingue, la sua brevità, augurandoci che febbraio passi in fretta e che porti con sé tutti quei terribili “carri amari” che sfilano inesorabili.
Redazione La Pagina