Al Nobel per la Pace non c’è proprio arrivato, visto che l’ambito riconoscimento era già stato assegnato alla leader del partito democratico venezuelana Maria Corina Machado, “per il suo instancabile lavoro di promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”; però il Presidente americano Donald Trump non demorde e continua la sua più grande operazione dalla sua elezione, ovvero la pace tra Gaza e Israele, tra palestinesi e israeliani. Tutto ha preso avvio dal piano di Trump chiamato “20-point peace plan”, presentato a fine settembre e accettato dalle due parti in guerra il 9 ottobre, quando firmano la prima fase del piano a Sharm El Sheik, in Egitto. Il primo grande risultato evidente ed effettivo è anche il più importante, ovvero l’immediato cessate il fuoco: infatti è già dallo scorso giovedì che le bombe in Medio Oriente finalmente tacciono, non succedeva ormai da due anni!
Nel frattempo si attende il rilascio degli ostaggi israeliani (20 vivi e molti morti) e più di mille prigionieri palestinesi, e mentre a Gaza è iniziato un controesodo, lento, concitato e pieno di speranza, ad Israele si attende il ritorno degli ostaggi, con la gente riversata nelle strade inneggiando e ringraziando Donald Trump. Così il presidente americano trascorre tutta la notte in volo per presenziare al vertice internazionale per la pace in Medio Oriente in Egitto, alla presenza di 20 leader tra cui Meloni, in modo che vengano ribaditi e rispettati i punti del piano, tra cui il rilascio degli ostaggi e il ritiro parziale delle forze israeliane sul territorio palestinese.
Di certo non mancano le prime criticità del piano. Il rilascio degli ostaggi, atteso nella giornata di domenica, è slittato a lunedì, ma Hamas chiede che insieme a tutti gli altri prigionieri palestinesi siano rilasciati ben 7 prigionieri di spicco, in modo particolare Barghouti (in carcere dal 2002 e deve scontare 5 ergastoli) che per Israele rappresenta un effettivo pericolo, per questo si oppone fortemente al suo rilascio. L’arrivo di Trump potrebbe essere risolutivo, magari si trova il modo per superare l’impasse, non tanto per le capacità diplomatiche e da mediatore del Presidente americano, ma per la sua brama di successo, per poter esporre la pace in Medio Orientre tra i suoi personali trofei e, chissà, fargli meritare il tanto agognato Nobel per la pace nel 2026.
Infatti, nella mattinata di oggi, mentre Trump atterra in Israele, vengono rilasciati i primi 7 ostaggi, la piazza di Tel Aviv scoppia in un applauso infinito. Il presidente Americano fa il suo arrivo in trionfo, accolto come l’eroe che è riuscito nell’impresa, mentre Netanyahu non riceve altro che fischi. Il secondo gruppo viene rilasciato a metà mattinata, nello stesso tempo Trump fa il suo ingresso alla Knesset, il parlamento dello Stato di Israele. Qui il Tycoon firma il libro degli ospiti e incide il suo trionfo in una pagina che rimarrà nella storia: “Questo è un mio grande onore. Un grande e bel giorno. Un nuovo inizio”.
Un nuovo inizio grazie alla fine della guerra, alla fine della prigionia, alla fine di un incubo.
Ma un inizio, lo dice la parola stessa, è il principio di qualcosa che implica un seguito e in questo momento si tratta di qualcosa di assolutamente incerto. Uno dei problemi – che forse si sta volutamente ignorando o sottovalutando – sarà chi governerà Gaza nel periodo del dopoguerra?
Il piano di Trump poneva Tony Blair nella struttura transitoria, ma l’ex premier inglese non sarebbe gradito dai palestinesi. Soprattutto, sotto questo punto di vista, alcuni aspetti del piano non sono precisi (magari volutamente), come la durata della transizione, quando e come l’Autorità Palestinese entrerà a governare, le condizioni per il disarmo di Hamas, il ritiro israeliano e tanto altro. Il piano di Trump è fatto di fasi, vuol dire che bisogna andare per gradi e in questo momento è la fase della liberazione della gioia e della festa, è un giorno storico, ciò che seguirà deve essere ancora scritto.
Redazione La Pagina