Minivocabolario di Paolo Tebaldi
Per libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza restrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un’azione, ricorrendo ad una autonoma scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili. Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche, o da situazioni determinanti di altra natura. Riguardo all’ambito in cui si opera la libera scelta si parla di libertà morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, libertà metafisica, religiosa, ecc.
Afferma Isaac Berlin: «L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla». Quindi da un punto di vista psicologico possiamo intendere la libertà com’è percepita dal soggetto: o come assenza di sottomissione, di schiavitù, di coercizione per cui l’uomo si considera indipendente; oppure nel senso dell’autonomia e spontaneità del soggetto razionale.
Secondo i romani la libertà era quella personale di ognuno e, nel seguito della storia civile, il diritto riservato a coloro che godevano della cittadinanza romana. Nella civiltà greca il concetto di libertà era riservato principalmente alla politica e alla religione. Come ha osservato Hobbes per i greci la libertà deve essere connaturata alla potenza e all’autonomia dello stato piuttosto che agli individui sottoposti a leggi restrittive della libertà alla fine di vivere in una comunità ordinata.
Per Marx la libertà non ha senso identificandola, come faceva Hegel con un astratto procedere dialettico dello spirito universale, ma essa vive storicamente come uno strumento di liberazione economica, sociale e politica in cui il termine ultimo è quello di liberare l’uomo dalla miseria, dalla guerra, dallo sfruttamento, dalla lotta di classe quando finalmente ognuno sarà concretamente libero, materialmente e spiritualmente. La libertà poi, intesa come «tempo libero», esiste solo laddove finisce il «regno delle necessità» che impone all’uomo di lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni. Dunque condizione fondamentale è la riduzione della giornata lavorativa, possibile tuttavia soltanto abolendo il modo di produzione capitalistico.
(da Wkipedia)
La libertà dalla miseria, dall’oppressione, dalla dittature delle idee: la libertà dagli egoismi, dalle sopraffazioni, dall’odio verso le minoranze, i diversi, i neri, gli omosessuali, le donne; la libertà dal bisogno di emigrare per trovare lavoro e, nei paesi di accoglienza, la libertà dalle discriminazioni, dall’intolleranza e dalla xenofobia, sono queste le condizioni che sanciranno la nascita, lo sviluppo di una nuova umanità, che cancellerà veramente le nefandezze generate dal fascismo, dal nazismo, dai regimi totalitari dell’Est.
Nell’epoca in cui sei libero di navigare in tutto il mondo e di metterti in contatto con migliaia di cittadini di altre culture, non sarai veramente un protagonista autonomo se non avrai conquistato la condizione fondamentale, quella di essere indipendente, affrancato da ogni inibizione, in grado di utilizzare tutte le opportunità offerte da uno stato democratico, di sviluppare creativamene tutti i tuoi saperi e le tue conoscenze, tutte le tue capacità e abilità materiali e intellettuali.