Il 3 maggio è la giornata mondiale della libertà di stampa, istituita dall’assemblea generale dell’ONU. La storia è semplice, l’articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti umani dice che “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Questo significa che tutti dovremmo essere liberi di esprimere i nostri pareri e opinioni senza che nessuno possa impedircelo. È così che avviene veramente? Qualche dubbio emerge per forza di cosa, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che l’annuale rapporto sullo stato di salute della libertà di informazione nel mondo di Reporters sans frontièrer, posiziona l’Italia al 46° posto, alle spalle degli Stati Uniti. Non disperiamo, la buona notizia è che l’Italia ha guadagnato posizioni, ma mantiene il nostro Paese in una posizione grigia all’interno della stessa Unione Europea. In Italia, inoltre, esistono 19 cronisti che vivono sotto stretta sorveglianza a causa del proprio lavoro, sono tanti perché non dovrebbe esistere una condizione del genere, ma sono pochi rispetto ai 200 cronisti che hanno denunciato di aver ricevuto minacce e avvertimenti. Allora, conviene o no la libertà di stampa? Conviene certamente quando le condizioni lo permettono e quando il governo riesce a garantire il diritto di cronaca, nonché il diritto dei cittadini ad essere informati. Adesso toccherà al governo entrante, sperando che non sottovaluti la questione e che intervenga davvero in difesa della tanto decantata libertà di stampa. Nello stesso tempo si spera anche che siano messe delle regole più severe su un fenomeno che ultimamente ha preso piede, grazie alla diffusione dei social e grazie soprattutto all’uso indiscriminato della “libertà di parola” (anche se però è diversa dalla liberà di stampa), che è quello della diffamazione tramite ingiurie, insulti, maldicenze che hanno come obiettivo quello di denigrare il malcapitato di turno. Un metodo che, purtroppo, è stato anche alla base dell’ultima campagna elettorale di molte forze politiche note. Ecco, magari libertà di stampa e di parola vanno bene, ma senza che l’informazione, quella onesta e giusta, quella che serve davvero ai cittadini, ne paghi le conseguenze!
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