Il problema dello “Tzunami di migranti” che potrebbe arrivare dal Nord Africa ha messo in allarme gran parte degli stati europei. Anche gli svizzeri si chiedono se sono pronti a far fronte ad una tale eventualità. Fino a 1.800 richiedenti asilo troverebbero rifugio in strutture della Confederazione, il resto sarebbe ripartito tra i cantoni che, a tal proposito, chiedono invece una politica d’asilo restrittiva.
Da giorni il mondo arabo sta vivendo una situazione insostenibile a causa della ribellione popolare ai regimi autoritari, in particolare quello di Gheddafi in Libia.
La situazione critica mette in agitazione i Paesi vicini, in modo particolare l’Italia che ne sta già risentendo essendo letteralmente presa d’assalto da folle di povera gente che cerca di scappare dalla Libia.
L’Italia, infatti, in quanto facilmente raggiungibile via mare, ha già chiesto aiuto all’UE per far fronte alla moltitudine di profughi che sono già arrivati e anche per quelli che molto probabilmente arriveranno. Il problema non riguarda solo facili mete come l’Italia, ma più o meno tutti i Paesi europei perché se si tratta di un’ondata migratoria, più forte sarà la spinta più lontano sarà il punto d’arrivo. Quindi sarebbe consigliabile che nessun Paese si facesse trovare impreparato a tale eventualità.
Anche la Svizzera, negli ultimi giorni, ha mostrato una certa preoccupazione a riguardo: ne sono prova i diversi interventi sull’argomento da parte di alcune autorità. Ne ha parlato, ad esempio, sabato scorso la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga nel corso della trasmissione “Samstagsrundschau” della radio DRS esprimendo tutta la sua preoccupazione riguardo alla situazione in Libia. È vero che le ripercussioni di una possibile ondata migratoria in Europa non sono ancora chiare, ma proprio per questo motivo è bene cautelarsi senza farsi però prendere dal panico, ha specificato la consigliera federale. Tra le prime azioni da intraprendere c’è senza dubbio il fatto che la Svizzera deve rendersi disponibile a collaborare con l’Unione Europea contribuendo alla gestione delle situazioni allarmanti che provengono dal mondo arabo.
La Confederazione è attualmente disponibile ad accogliere dai 1.200 ai 1.800 richiedenti asilo al mese ma se tale numero dovesse essere maggiore le richieste di rifugio dovranno essere ripartite tra i vari cantoni che dovranno potenziare le proprie strutture. Così ha specificato la vicedirettrice dell’Ufficio Federale delle migrazioni, Eveline Gugger Bruckdorfer.
I cantoni, però, non accettano una tale soluzione e, temendo quello “Tzunami di migranti” prospettato qualche giorno fa dall’ONU, chiedono alla Confederazione di adottare una politica d’asilo restrittiva: per esempio, i rifugiati economici non devono essere suddivisi tra i cantoni ma vanno respinti. La consigliera di Stato Karin Keller-Sutter, presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, sostiene che Berna è chiamata, in particolare, a sorvegliare che l’Italia, secondo quanto stabilisce la Convenzione di Dublino, riaccolga i profughi arrivati in Svizzera ma già registrati nella Penisola.
Coloro che cercano asilo solo per ragioni “economiche” siano ospitati in strutture federali e non nei cantoni, così da lasciare ad essi più spazio e risorse per occuparsi dei rifugiati “autentici”.
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