Svizzera. Terra di arrivi e di partenze. Terra di memorie. Di coloro che ci sono presenti. Che lo sono stati. O che ci hanno lasciato. Ma che rimangono nei nostri ricordi. Sentimenti universali, valori condivisi da noi tutti, ad ogni occasione che il destino ci offre per ricordare la comune nostra condizione umana. E’ per presentare questo suo personale diario di vita che l’altro ieri Liliana Segre è stata invitata a Lugano, ricevuta dal Rettore della Università della Svizzera Italiana, Boas Erez, e dalle autorità politiche comunali e cantonali ticinesi. Nominata lo scorso 19 gennaio Senatrice a vita al Parlamento di Roma dal Presidente Sergio Mattarella “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”, giunta in Ticino grazie alla Associazione culturale Gorem Monti Ferrari Foundation, a Lugano la ottantottenne Liliana Segre ha anche visitato la mostra “Le leggi razziali del 1938 in Italia”, patrocinata dal Centro Documentazione Ebraica Contemporanea. Ma soprattutto ha raccontato agli studenti dei licei cantonali ticinesi la sua vita. Per testimoniarne di persona i valori alle generazioni piu’ giovani, abituate alla superficialità delle informazioni digitali: cercate e dimenticate in egual misura, ogni giorno. Il messaggio è chiaro. La vita è una realtà che va accettata anche quando sembra non avere un lieto fine. Liliana Segre, con alcuni parenti, giovanissima, nel 1943 cerco’ scampo in Svizzera alle discriminazioni razziali imposte dal governo italiano dell’epoca. Intercettata dalle guardie di confine elvetiche, fu inesorabilmente respinta verso l’Italia insieme ai suoi familiari. Il destino volle che fosse solo lei a salvarsi. Ma non le risparmia la terribile esperienza di ben due campi di concentramento: Auschwitz e Malchow-Ravensbrück, da cui sarà liberata insieme a pochissimi altri adolescenti italiani. Simboli di una generazione distrutta. Ma la vita prosegue. Nel dopoguerra: il matrimonio con Alfredo Belli Paci, anch’esso scampato ai campi di concentramento. Tre figli: il ritorno alla vita. Liliana Segre decide di arrivare ad un compromesso con i propri ricordi: dimenticare, cercare di elaborare da sola il proprio dolore, tacere il male, convivere con una società desiderosa di tornare al benessere ed alla prosperità. Un doloroso e personale silenzio durato ben quarantacinque anni. Liliana Segre lo ha custodito per oltre la metà di tutta la sua esistenza. Ma che è tornato ad essere voce, testimonianza e presenza in questi ultimi anni. Per ricordarci che il male peggiore è l’indifferenza verso le ingiustizie. Subite ovunque, da chiunque e in ogni epoca, specie da coloro che non ne parlano. Valori universali. Difficili da descrivere e da vivere. Ma che ognuno custodisce nella coscienza individuale. E che solo l’amore verso il nostro comune, uguale destino umano ci impone di condividere, ascoltare e comprendere. Quella di Liliana Segre è una lezione di vita indimenticabile.
AN GRANDI