Il pubblico è abituato a giudicare frettolosamente le attività culturali, continuando a presumerne lo scarso ritorno economico.
“Carmina non dant panem”, di cultura non si vive, addirittura sentenziavano i latini.
Niente di più sbagliato, possiamo invece replicare noi contemporanei.
Perché oggi la cultura non è più un passatempo ma una industria, e quando i conti tornano diventa un business.
Lo conferma la recentissima inchiesta “L’impatto economico della cultura in Ticino”, organizzato dal Beratung, Analyse, Kommunication-BAK Economics AG, uno dei piu’ autorevoli osservatori economici svizzeri, presentata a Bellinzona presso la sala stampa del Palazzo delle Orsoline, Sede del Governo Cantonale, da Emanuele Bertoli presidente del consiglio di stato ticinese, Christian Vitta, responsabile del dipartimento delle finanze ed economia, e da Marc Bros de Puechedon, presidente della direzione generale di BAK Economics AG.
Premettiamo due osservazioni.
I dati raccolti sono il risultato di una analisi di mercato ad ampio raggio, che ha visto collaborare, oltre a BAK, le autorità cantonali, le agenzie turistiche ticinesi, la RSI, il servizio pubblico radio televisivo di lingua italiana, e si propone di integrare le rilevazioni ticinesi con i dati provenienti da un’altra regione italofona di prossimità, quella canton-grigionese.
Inoltre, questa indagine é terminata prima della emergenza sanitaria, e dunque focalizza una situazione merceologica recente e non ancora stravolta dalla pandemia.
Nella macro-area svizzera di lingua italiana le attività culturali producono effetti di vario tipo.
Innanzitutto generano conseguenze dirette, in termini di valorizzazione economica del territorio, di ricadute per il settore turistico, e moltiplicatrici di attrattività per la regione, che è visitata anche dopo un evento.
Curiosando tra i dati del sondaggio non mancano conferme e, come vedremo, sorprese.
Ad esempio, in caso di visite giornaliere solo il 12.4% dei turisti proviene dalla Confederazione; l’83.4% invece arrivano dalla vicina Italia, quasi sempre, ovvero nel 93.4% dei casi, attratti proprio da proposte culturali.
I numeri cambiano in caso di soggiorno prolungato: il 10.8% dei visitatori proviene dalla Germania, il 7.1% dall’Italia, ed il 70.9% dalla Svizzera.
Ma anche in questa circostanza resta identica la motivazione della trasferta: un evento culturale.
Questi valori statistici hanno anche un significato concreto.
Perché si traducono in un aumento dei posti di lavoro, di incassi per i singoli eventi e di benefici anche per lunga filiera di fornitori nel settore dei servizi: beni di consumo, shopping, trasporti, materiale stampato, telecomunicazioni, fornitori di acqua ed elettricità, ecc…
Si tratta di un indotto da 33.5 milioni di franchi, di cui per il 71% beneficiano le aziende attive nel territorio.
In un secondo tempo questa catena di valore e di profitti ritornerà alla pubblica amministrazione sotto forma di introiti fiscali.
Insomma: “la cassa che paga, è la cassa che incassa”, ha riassunto Manuele Bertoli, responsabile del dipartimento cantonale della educazione, cultura e dello sport-DECS.
E siamo all’interrogativo di fondo: al settore pubblico conviene investire, sussidiare, eventi culturali?
La risposta è positiva, e si impone grazie alla indiscussa forza dei numeri.
“I risultati ottenuti”, rileva infatti lo studio di BAK AG, “mostrano che in Ticino il settore culturale produce un
valore aggiunto lordo pari a 28.4 milioni di franchi. A livello di tipologia di offerta culturale, questa cifra si suddivide come segue: 15.8 milioni (55%) riguardano le arti sceniche e la musica; 6.7milioni (24%) le arti visive e la letteratura; i restanti 6.0 (21%) milioni il cinema”.
“Per quel che concerne invece l’occupazione” prosegue il report, “il settore culturale ticinese impiega 680 dipendenti a tempo pieno: 490 (72%) attivi nell’ambito delle arti sceniche e della musica; 101 (15%) nelle arti visive-letteratura; 89 (13%) nel cinema”.
In altri termini, ha concluso Marc Bros de Puechredon, presidente della direzione generale di Bak Economics AG, ogni franco investito nel settore culturale genera un valore pari a fr. 2.58.
Fateci caso: si tratta di un ritorno sul capitale investito che pochi altri investimenti oggi sono in grado di eguagliare.
di Andrea Grandi