Dalla discendente di due vittime del Titanic, al funzionario licenziato per aver avanzato dubbi sulla sicurezza, fino all’ex passeggero che ha parlato di “operazione kamikaze”, il Titan era destinato ad entrare nel mito prima ancora di scoprire la triste fine del sommergibile americano.
Da una settimana i riflettori della cronaca sono puntati sulla vicenda del sommergibile della società americana OceanGate che organizza viaggi negli abissi dell’oceano per visitare i resti del famoso transatlantico affondato nel 1821, il Titanic.
Il sommergibile Titan, della società americana OceanGate con sede nello stato di Washington, è costruito con materiale composito in fibra di carbonio e titanio e può scendere fino a una profondità di circa 4.000 metri.
Il fatto che sia un sommergibile – quindi non sottomarino – con i suoi 6 m di lunghezza e 9 tonnellate di peso, significa che non è indipendente nelle immersioni, ma dipende da una nave di supporto che lo trasporta sul sito di immersione. Anche durante l’immersione viene accompagnato nella discesa fino ad un certo punto successivamente utilizza delle zavorre per inoltrarsi fino a 3.800 metri. Quando deve risalire, si stacca dalle zavorre e, poiché galleggia, sale autonomamente. Una volta riemersa viene attraccata sulla piattaforma della nave di supporto.
Domenica mattina però qualcosa deve essere andato storto sin dopo quasi due ore dall’immersione e oggi, di fronte la conferma di alcuni relitti che apparterrebbero proprio al Titan, abbiamo la conferma che il sommergibile possa essere imploso causando la morte imminente dei 5 passeggeri.
“Crediamo che l’equipaggio del nostro sommergibile sia morto”, ha spiegato OceanGate in una nota, per una “catastrofica implosione”. I cinque rottami trovati dal robot impegnato nelle ricerche sarebbero la parte posteriore e il telaio di atterraggio del sommergibile che, secondo la Guardia costiera di Boston, sono in linea con “una drammatica perdita di pressione”. “Continueremo a ispezionare l’area dove sono stati trovati i rottami”.
Dunque la drammatica fine dei cinque passeggeri si è consumata poche ore dopo la partenza, ma non avendo ben chiaro quello che era accaduto le ricerche sono iniziate immediatamente e hanno coinvolto diverse forze sperando di trovare il sommergibile creduto fino alla fine semplicemente disperso con i passeggeri vivi, grazie le 96 ore di autonomia di ossigeno che garantiva il mezzo.
Chi erano i passeggeri
Non c’è stato scampo per i cinque passeggeri del Titan, le speranze di trovarli ancora vivi si sono spente una volta trascorse le 96 ore di ossigeno garantite dall’immersione, ma la verità è che pare che siano morti solo dopo 100 minuti, quando, a causa della perdita della pressione, il sommergibile è imploso. In questo modo si è conclusa questa avventura pagata profumatamente dai magnati padre e figlio pachistani Shahzada Dawood e Suleman (48 e 19 anni), il miliardario britannico Hamish Harding (58 anni) conosciuto per le sue imprese estreme, l’esploratore e pilota di sommergibili francese Paul-Henri Nargeolet (77 anni), e infine Stockton Rush (61 anni), il numero uno di OceanGate, l’azienda proprietaria del Titan e alla guida del sommergibile nella sua ultima e fatale immersione.
Proprio al pilota del sommergibile, Stockton Rush, è legata una curiosa coincidenza, poiché pare che la moglie, Wendy Rush, sia una discendente di due vittime del Titanic, per la precisione Isidor e Ida Straus, due passeggeri di prima classe che erano a bordo del famoso transatlantico. Comproprietari dei grandi magazzini Macy’s, gli Straus erano tra i passeggeri più ricchi del Titanic che, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, si rifiutarono di salire sulle scialuppe di salvataggio del Titanic finché tutte le donne e i bambini non fossero saliti a bordo. I due furono visti abbracciati mentre la nave affondava, come nell’iconica scena che appare nel film Titanic del 1997 di James Cameron.
Il prezzo del tour nel sommergibile è costato 150.000 euro a persona.
Dubbi sulla sicurezza
Sin da subito sono emersi dubbi sulla sicurezza del Titan, a cominciare dal manager che per aver sollevato dei problemi “di sicurezza critici riguardanti il progetto sperimentale e non testato riguardanti il Titan” era stato licenziato da OceanGate nel gennaio 2018, avviando così una causa. L’ex direttore delle operazioni marittime della compagnia statunitense, David Lochridge, “ha espresso per la prima volta preoccupazioni verbali sui problemi di sicurezza e controllo di qualità riguardanti la gestione esecutiva” che però erano state ignorate, si legge nel documento della causa. In modo particolare, Lochridge sosteneva che il portello di osservazione all’estremità anteriore del sommergibile era stato costruito per sostenere una pressione certificata di 1.300 metri nonostante OceanGate prevedesse di portare i passeggeri a una profondità di 3.800 metri.
Ma ci sono anche le testimonianze di chi ha provato l’avventura e ne parla in termini davvero allarmistici. “Devi essere un po’ pazzo per fare questo genere di cose”, ha detto Arthur Loibl, un avventuriero tedesco di 61 anni e uomo d’affari in pensione che è stato tra i primi clienti dell’azienda e che ha descritto la sua immersione nel sito due anni fa come una “operazione kamikaze”.
Continua Loibl in suo racconto all’Associated Press: “Immagina un tubo di metallo lungo pochi metri e una lastra di metallo per il pavimento. Non puoi alzarti. Non puoi stare in ginocchio. Tutti si siedono accanto o sopra l’altro”, ha detto Loibl. “Non puoi essere claustrofobico.” Durante la salita e la discesa di 2,5 ore le luci sono state spente per risparmiare energia, ha osservato, con tutta l’illuminazione proveniente da una bacchetta fluorescente. “Guardandolo ora, ero un po’ ingenuo”, ha detto Loibl. “È stata un’operazione kamikaze”.
Redazione La Pagina