
Quando la popolazione si abitua al controllo e il sistema si stabilizza, la violenza si fa struttura: un’iniquità organizzata. Le misure pandemiche, l’emergenza permanente, controllo militare, regole estreme, tecno-fascismo, non sono mai scomparse. Ci siamo solo adattati. È la “nuova normalità”, come mostra il DL Sicurezza. Scrivere queste righe sullo sterminio di Gaza, senza rischiare di venire ucciso come per gli oltre 200 eroi-giornalisti a Gaza-City o rischiare il carcere come in GB, è un atto di resistenza contro la nausea e l’orrore. Le parole si spezzano, ma devono esistere: non per consolare, ma per denunciare. Ogni frase è una lotta tra il bisogno di gridare e l’impotenza di chi assiste al massacro senza poter fermare il tempo. Chi ha visto l’abisso non può più voltarsi, e chi sa deve parlare. Anche se la voce trema, non esiste neutralità in ciò che è disumano. Non esiste silenzio che non sia già complicità, o per dirla con Nietzsche. “La crudeltà è uno dei più antichi festeggiamenti dell’umanità”.
L’Operazione Spade di Ferro (Operation Swords of Iron) è altamente simbolica e intende evocare forza, determinazione e giustizia. Per chi è sensibile a questi temi, il genocidio della popolazione palestinese nella striscia di Gaza, in atto dall’ottobre 2023 non accenna ad arrestarsi. Anche se in sordina segnalo, nell’ordine: l’attacco di Israele a Hezbollah nel sud del Libano nell’autunno del 2024; l’attacco in Siria, che nello stesso periodo ha portato alla destituzione di Bashar-el-Assad e all’instaurazione di un governo di transizione di matrice jihadista. Vi sono poi una lunga serie di operazioni di omicidi in stile mafioso e mirato condotte da Israele e dal Mossad, contro figure politiche e militari straniere dal 7 ottobre 2023 in poi, spesso al di fuori dei teatri di guerra tradizionali.

Presentate come eliminazioni di terroristi, con un impatto geopolitico profondo, oltre ad altri leader e civili brutalmente assassinati, ma fuori dai resoconti mainstream ufficiali. Come può Israele, uno stato occupante dal 1948, odiato da un miliardo di islamici costretti a subirne la presenza, evolvere in direzione del fondamentalismo religioso e del suprematismo nazistoide? Oltre 75 anni di guerra contro i palestinesi produrrà nuovi aspiranti martiri, a partire dai bambini che vivono i suoi orrori. L’unica sola soluzione sionista: uccidere tutti i palestinesi che vivono a Gaza, nei territori occupati e anche altrove, soprattutto i bambini. Essendo poi, dal punto di vista della ferocia sterminatrice, quello più sviluppato mostrando al resto del mondo, un’immagine del futuro che con l’utilizzo bellico dell’IA in cui Israele eccede in tutto il mondo, per ottimizzare lo sterminio. Tramite l’applicazione Lavender, utilizzato a Gaza secondo la rivista israelo-palestinese +972, si compiono massacri in modo asettico, evitando ostacoli come le emozioni umane con un click. Una versione avanzata delle camere a gas di Auschwitz. Si assiste all’euforia psicopatica degli assassini dell’esercito israeliano e la giuliva tracotanza dei coloni. Credo che in questo paese vorranno rimanere soltanto i fanatici religiosi e i coloni armati con centomila mitragliatrici, per nutrire un mostro destinato a diventare sempre più mostruoso, prima che qualuno lo possa fermare. Un dato volutamente sottostimato sono le vittime. Queste due fonti danno un quadro tragicamente più realistico, con una stima di circa 300.000 morti a Gaza dal 7.10.2023 a oggi.

Diventare predatori Un pensiero legittimo: per non essere più prede bisogna diventare predatori. Ma c’è di peggio, al di là della ferocia, che è innata alla sopravvivenza animale, La crudeltà, ovvero il desiderio unicamente umano di infliggere dolore, che rivelano l’intenzione vessatorio privo di effettivi obiettivi militari. In queste forme estreme di crudeltà, giornalmente mediatizzate e spettacolarizzate senza pudore, ci vengono mostrate le uniche immagini autorizzate dall’IDF che ormai fanno da contorno alle nostre cene o pranzi in famiglia. Non c’è limite alla crudeltà. In questafonte un programmatore ha scelto per un sistema di IA il nome “Where’s your Daddy?”. L’algoritmo insegna ai droni israeliani a individuare ed eliminare esseri umani che, dopo il bombardamento di un luogo abitato, escono dal rifugio per cercare i superstiti. Dopo Gospel, un sistema di IA che stima il numero di vittime collaterali per il target in cui è ritenuto essere un potenziale obiettivo. “Where’s your Daddy?” con l’ok di un militare e il drone, sapendo quante vittime civili saranno colpite finisce il lavoro che i bombardamenti non hanno terminato. Superando ogni limite di disumanità e arroganza disumana, convinti della propria superiorità e con l’accusa di antisemitismo a zittire le critiche: nessuno dimentica l’Olocausto, ma non si può giustificare tutto. I responsabili principali sono il governo e l’esercito israeliani, i loro servi/padroni americani (Cia, Nsa etc. e sicari reclutati), britannici (governo e Mi6) senza dimenticare i compagni di merende euro-continentali. Tutti orgogliosi di sostenere l’unica democrazia del Medioriente, senza che ciò provochi irrefrenabili conati di vomito.
L’economia del genocidio Tutti fanno affari con Israele: armi, cybertecnologie, frutta coltivata su terre rubate. Intanto le università collaborano, i governi finanziano, le industrie prosperano, mentre i palestinesi vengono cancellati, il mondo accademico e commerciale applaude. Tutti felici di contribuire, per poi mostrarsi indignati di questo genocidio in diretta che avrebbe scosso la loro coscienza. Il rapporto From Economy of Occupation to Economy of Genocide di Francesca Albanese, Relatrice speciale ONU, denuncia il coinvolgimento economico nel genocidio in corso a Gaza. che nella sua perigliosa attività ha posto intelligenza ed empatia al servizio dell’etica umana, a rischio della sua incolumità. In questo mondo capovolto, la censura è presentata come libertà di pensiero, mentre le persone che denunciano crimini contro l’umanità sono terroristi. Magari Donald Trump merita il premio Nobel per la pace e F. Albanese è una pericolosa estremista. Con un database di oltre 1000 aziende implicate, di cui 48 citate nel testo, tra cui l’azienda statunitense Palantir Technologies specializzata nell’analisi dei Big Data; e dall’accesso alle proprie tecnologie cloud e di IA concesso al governo israeliano da Microsoft, Alphabet [Google] e Amazon che non distinguono il sangue umano, nella misura in cui può essere trasfigurato in una merce messa a valore. Euforici gli investitori dei propri capitali in questo settore: Blackrock è il secondo maggiore investitore istituzionale in Plantir 8,6%), Microsoft (7,8%), Amazon (6,6%), Alphabet (6,6%) e IBM (8,6%), e il terzo maggiore in Lockheed Martin (7,2%) e Caterpillar (7,5%). Il cancelliere tedesco Merz ex Ceo di Blackrock-Europe ha di recente dichiarato che “Israele sta facendo il lavoro sporco per noi tutti”. Tra le aziende europee, abbiamo l’italiana Leonardo, Volvo, HP, Airbnb, Allianz, Axa e altre. Consiglio la lettura del libro di Chris Hedges che ne ha fatto una sintesi efficace: Un genocidio annunciato. In sintesi, il rapporto della Albanese mira a dimostrare, anche dal punto di vista giuridico, che la collaborazione economica consapevole di aziende con il genocidio in corso viola il diritto internazionale (jus cogens) e configura una complicità giuridica che dovrebbe essere sanzionata. E i nostri politici su cosa ne pensano, essendo loro sono i primi a rimuovere la politica e mediatica del ruolo della finanza globale nei conflitti in corso. Con narrazioni che la riducono a un conflitto religioso iniziato nell’ottobre 2023, mentre in realtà, il capitale ha da tempo un ruolo decisivo nella regione, con Israele che controlla il 61% della Cisgiordania ricca di risorse, sottraendo il 35% del PIL palestinese e favorendo interessi di grandi conglomerati economici, spesso più potenti degli Stati stessi. La mattanza non si ferma perché è redditizio per molte aziende, anche di paesi amici della Palestina, che da decenni traggono profitti dall’occupazione. Sfruttando le risorse e persone palestinesi, i guadagni sono cresciuti con la trasformazione dell’economia dell’occupazione in economia di genocidio. Il Rapporto Albanese è un modello per elaborare strategie contro il genocidio, iniziando dal boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso le 48 aziende elencate, in attesa del database completo. Altro che 18 sanzioni alla Russia!
Occupare Gaza e ricollocare i Gazawi Recentemente la Knesset israeliana ha ospitato una conferenza in cui politici di estrema destra e coloni hanno discusso apertamente di un piano proposto per ripulire la Striscia di Gaza dai palestinesi e annetterla a Israele. Alla conferenza, intitolata “La Riviera di Gaza: dalla visione alla realtà “. Il ministro delle Finanze israeliano Smotrealtà “he è anche membro del ministero della Difesa del primo ministro Netanyahu, ha dichiarato: “Occuperemo Gaza e la renderemo una parte inseparabile di Israele “. link Dopo che Netanyahu si era piegato alle pressioni di Trump rinunciando, ora si riapre questa prospettiva. Trump probabilmente in serie difficoltà dal caso Epstein, dove l’insabbiamento della vicenda gli ha messo contro tanti dei suoi sostenitori, che pretendono siano pubblicati i documenti sui pedofili a cui il Tycoon offriva i suoi servizi.
La generazione globale senza futuro Vorrei rispondere all’indifferenza verso il primo genocidio trasmesso in diretta, ignorato sia dalla politica che da gran parte dell’Occidente. Il capitalismo contemporaneo è entrato in una fase tossica di accumulo infinito, svuotando le casse pubbliche a favore delle multinazionali. Queste non tollerano più che le risorse statali sostengano democrazia e bisogni sociali, ormai considerati ostacoli. Le nostre società e i sempre più precari servizi, saccheggiate senza pietà dalle multinazionali con la complicità attiva e interessata dei loro governanti. Un tempo se il popolo ce la faceva a riprendersi ciò che era suo, i responsabili venivano decapitati sulla pubblica piazza come traditori. Ecco un esempio di come i governi dirottino risorse pubbliche verso le armi. Il governo canadese, che non riesce a trovare fondi per i pompieri, aumenterà del 20% gli stipendi dei militari che non manderà a spegnere gli incendi. Nel frattempo, mentre milioni di ettari di foreste vanno in fumo, Ottawa stanzierà 63 Mia di dollari per armamenti – quasi 7 Mia in più rispetto agli anni precedenti, mentre i soldati saranno ben pagati per guardare le fiamme da lontano. Se nel 2019 un qualche Nostradamus avesse previsto che, nel giro di pochi anni, avremmo subito una pandemia che ha investito ogni aspetto della vita soggettiva e collettiva e ristrutturato l’intera economia verso il basso, finanziato una guerra contro una potenza nucleare, votato un governo dichiaratamente fascista, abbandonato i nostri figli e noi stessi agli schermi, rotto le catene di approvvigionamento del gas, acclamato il «nucleare pulito», appoggiato uno stato coloniale nel genocidio live di un popolo esiliato, saremmo scoppiati a ridere di crepapelle. Sappiamo tutti invece, con quanta rassegnazione abbiamo sopportato l’insopportabile. Ma come è stata costruita questa rassegnazione? Di fronte alla tragedia quotidiana di Gaza il mondo guarda, ma non vede. L’indifferenza non è più un’eccezione, è la norma. Pascal lo aveva intuito secoli fa: «non potendo rimediare alla morte, alla miseria, all’ignoranza, gli uomini hanno risolto di non pensarci».
Capacità cognitive alienate Oggi, immersi nei social, ci distraiamo con euforia inconsapevole. Il divertissement consola ma aliena. Disconnessi dal capitalismo digitale, viviamo in frammenti dove il consumo sostituisce la coscienza. Mentre Gaza brucia, scorriamo, flirtiamo, clicchiamo, dimentichiamo. Il disinteresse è il segno di una comunità smarrita. Nei social frammentati, è impossibile sviluppare coscienza di classe e trasformazione dal basso. Il declino della classe operaia, accelerato da neoliberismo e tecnologia, ha disperso i movimenti antisistema. Intanto, nel Sud globale avanzano nazionalismi autoritari. L’individualismo cresce, la solidarietà si dissolve, e il proletariato perde forza sotto la concorrenza e la delocalizzazione. Ognuno in un aspirale di stress da lavoro e spesso preoccupato di sbarcare il lunario e delle bollette o debiti da pagare, il lavoro è frammentato, precario e disumanizzato, e i lavoratori, spesso isolati, non riescono più a creare legami. Si è perso il tempo della riflessione dello studio e della ricerca della conoscenza che è sempre più vincolato dalla mancanza di tempo di fermarsi. Quei pochi che protestano contro Israele (dove è consentito) non si identificano con Hamas, ma con la disperazione palestinese, percepita come simbolo di un futuro negato comune. È in atto una rivoluzione dall’alto verso il basso, e quindi scendere in piazza è l’ultimo dei pensieri.
Se incautamente si sfiora il tema dei conflitti in atto, la conversazione viene spesso chiusa con sollievo. Affrontare la realtà è troppo scomodo e doloroso, e così si preferisce con frasi di neutralità apparente o deresponsabilizzazione, giustificare la propria ignoranza o la mancata presa di posizione:

Un simbolo di speranza Nel buio dell’indifferenza, la storia della piccola Hind Rajab, 5 anni, è diventata simbolo di speranza e tragedia. Stava fuggendo da Gaza City con la famiglia dello zio Hind e sua cugina Layan, 15 anni, quando il loro veicolo è stato colpito da un carro armato israeliano. Inizialmente sopravvissute, la cugina ha chiamato i soccorsi, ma la comunicazione è stata interrotta dagli spari che l’hanno crivellata di colpi. Poi Hind ha preso il telefono, piangendo e implorando aiuto: “Ho tanta paura, per favore vieni”. Dopo tre ore al telefono, durante le quali gli operatori della Mezzaluna Rossa hanno cercato di calmarla e dodici giorni dopo, i corpi di Hind e dei due medici inviati a salvarla sono stati ritrovati senza vita. L’ambulanza era stata colpita nonostante il coordinamento con le forze israeliane. Tutti i familiari presenti nell’auto sono morti. La tragedia si è consumata a Tel al-Hawa, nel sud di Gaza, dove ogni tre minuti un bambino muore o resta ferito. La storia di Hind è una delle tante, ma il suo grido disperato ha scosso il mondo. In suo onore, studenti in tutto il mondo hanno ribattezzato spazi universitari come “Hind’s Hall”, e la sua storia è stata paragonata a quella di Anne Frank per il suo impatto emotivo e simbolico. Link
Termina la seconda parte riguarda la pulizia etnica condotta dall’IDF e dai suoi picciotti. È urgente risvegliare le coscienze e colmare il vuoto lasciato da chi, finanziato da interessi legati ai conflitti, tradisce il proprio codice etico. Ogni minuto, uomini, donne e bambini palestinesi vengono massacrati dallo stato sion-nazista di Israele, tra odio, delirio di potere, saccheggio e furto di terre. I codardi che dispongono di potere o visibilità tacciono per obbedienza al dominus atlantico, guardiano della finanza privata, dell’industria bellica e di potenti ricattati per crimini indicibili (pedofilia/Epstein, evasione fiscale, corruzione, depravazione senile). Come possiamo, oltre le poche manifestazioni, i memi, le petizioni e gli hashtag rendere concretamente fastidioso il nostro contributo? Vi sarebbe l’uso di App come NoTanks e Boycat per sapere se i prodotti dei supermercati è legato al colonialismo e al genocidio in atto. A livello politico, servirebbero un embargo sulle armi, sanzioni mirate e azioni legali contro i responsabili. Esistono i fatti e non interpretazioni, ed è compito di colui fa testimonianza creare nuovi valori. Le caverne di Platone oggi sono smart: hanno il Wi-Fi, lo streaming e l’abbonamento premium all’illusione, adattate per coloro che amano tanto le loro catene.
Mario Pluchino
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