È il parere del governo sull’iniziativa dell’UDC
Il Consiglio federale propone al Parlamento di rifiutare l’iniziativa popolare “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazione)”. L’iniziativa chiede che la Svizzera rinegozi e, se necessario, denunci i trattati internazionali che contraddicono alla Costituzione. Intende inoltre obbligare le autorità a non curarsi dei vigenti obblighi internazionali. L’iniziativa mette così in pericolo la stabilità e l’affidabilità della Svizzera e compromette la certezza sia del diritto sia della pianificazione necessaria alla piazza imprenditoriale svizzera. Inoltre, punti centrali dell’iniziativa non sono formulati in modo chiaro.
L’iniziativa per l’autodeterminazione è stata presentata il 12 agosto 2016 e dichiarata riuscita con 116’428 firme valide. I suoi promotori vogliono sancire il primato del diritto costituzionale rispetto al diritto internazionale e obbligare le autorità ad adeguare i trattati internazionali che contraddicono alla Costituzione e se necessario a denunciarli. Inoltre, in futuro soltanto i trattati internazionali il cui decreto di approvazione è stato assoggettato a referendum sarebbero determinanti per il Tribunale federale e le altre autorità incaricate dell’applicazione del diritto.
L’iniziativa per l’autodeterminazione promette di chiarire la relazione tra diritto svizzero e trattati internazionali. Per il governo si tratta tuttavia di una promessa che non sarà in grado di mantenere, perché contiene diverse imprecisioni e contraddizioni con la conseguenza, in caso di accettazione, che i giudici dovrebbero pronunciarsi su importanti questioni relative alla relazione tra diritto internazionale e diritto interno.
Limitazione del margine di manovra
L’iniziativa mette chiaramente in discussione gli impegni internazionali della Svizzera poiché prevede che non appena una norma costituzionale entri in conflitto con un trattato internazionale quest’ultimo vada rinegoziato e se necessario denunciato, sottolinea il governo. Con questo obbligo di adeguamento e di denuncia, l’iniziativa indebolirebbe l’affidabilità e la stabilità del nostro Paese e compromette la certezza sia del diritto sia della pianificazione necessarie alla piazza imprenditoriale svizzera.
Inoltre, limiterebbe il margine di manovra di cui dispongono il Consiglio federale e il Parlamento per attuare le disposizioni costituzionali in conflitto con il diritto internazionale. Diversamente da quanto avveniva finora, il Consiglio federale e il Parlamento non potrebbero più cercare soluzioni pragmatiche e ampiamente fondate tenendo conto delle regole della Costituzione e degli obblighi internazionali del Paese. L’iniziativa per l’autodeterminazione restringe infatti il margine di manovra delle autorità federali lasciando loro soltanto le opzioni di rinegoziare il trattato o di denunciarlo.
La minaccia della legge del più forte
Con l’obbligo di considerare determinanti soltanto i trattati internazionali assoggettati a referendum, l’iniziativa impone a giudici e autorità di violare i trattati, sottolinea il governo. Ciò contraddice la nostra cultura giuridica e indebolisce la posizione della Svizzera, che rischia di essere chiamata a rispondere dell’inadempimento dei trattati con conseguenti contromisure dei partner contrattuali. Inoltre, in futuro per il nostro Paese risulterà difficile pretendere l’adempimento dei trattati dalle altre Parti se esso stesso si riserva nella Costituzione il diritto di derogare a determinati obblighi internazionali. In assenza di regole vincolanti, ci si espone alla legge del più forte. Essendo un piccolo Stato, la Svizzera dovrebbe avere particolare interesse al rispetto degli obblighi di diritto internazionale.
Secondo il governo, accettando l’iniziativa, la Svizzera potrebbe trovarsi inoltre nella situazione di non riuscire più ad applicare in modo durevole e sistematico alcune disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Sul lungo periodo potrebbe pertanto essere esclusa dal Consiglio d’Europa, una situazione che sarebbe equiparabile alla denuncia della CEDU e che indebolirebbe entrambi. Il Consiglio d’Europa e la CEDU sono strumenti centrali per la promozione e il consolidamento dello Stato di diritto, della democrazia, della sicurezza e della pace in tutta Europa; per la Svizzera si tratta di interessi esistenziali.
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foto: svp.ch