Dal 4 marzo inizierà uno degli eventi televisivi più attesi dell’anno su RAI Uno con la serie Il nome della rosa
Le serie piacciono, è un dato oggettivo che gli spettatori premiano i prodotti ben confezionati come gli undici milioni di utenti che hanno guardato la prima puntata di Montalbano dimostrando di amare il personaggio e il genere giallo. La Rai, in questi giorni gioca molte delle sue carte per una serie, già da tempo annunciata, in cui il mistero e gli omicidi saranno ancora protagonisti ma in un’epoca a noi molto lontana: con Il nome della Rosa faremo un balzo nel medioevo della Sacra Inquisizione.
La celebrazione sarà a pari merito sia per il bestseller di Umberto Eco edito nel 1980 con 50 milioni di copie vendute, sia per il film del 1986 in cui un eccellente Sean Connery prestava il volto al frate Guglielmo da Baskerville. Lo stesso autore del romanzo (mancato nel 2016) riuscì a partecipare inizialmente alla stesura della scenografia supervisionando la creazione della serie diretta dal regista Giacomo Battiato (dietro alle telecamere già della serie “La piovra”) L’attesa per questa produzione è quindi altissima visti i precedenti cinematografici e letterari e solo dopo il quattro di marzo, giorno della prima puntata, si potranno fare i dovuti confronti. Per quanto riguarda il cast, nei panni di frate Guglielmo troveremo John Turturro, talentuoso attore statunitense che abbiamo già visto lavorare con Martin Scorsese (Il colore dei soldi del 1986), con Micheal Cimino (Il siciliano, 1987) e in diversi lungometraggi dei fratelli Coen e Spike Lee. Un artista affermato quindi che dovrà far dimenticare, suo malgrado, la grande interpretazione di Sir Sean Connery. Il ruolo di Bernardo Gui, l’abate, sarà di Rupert Everett mentre quello del novizio Adso sarà Damien Herdung. Il cast prevede anche la presenza degli italiani Fabrizio Bentivoglio nelle vesti di frate Remigio e Greta Scarano nel ruolo della fanciulla del popolo che inquieterà proprio il giovane Adso.
Dal portale You Tube si possono vedere in anteprima le immagini del dietro le quinte del rogo inquisitorio girate nel centro di Perugia mentre per le altre location si è scelto il parco naturale dei Vulci in abruzzo.
La trama è il racconto, tramite un flash back, dell’anziano frate Adso da Melk del suo noviziato trascorso in una abbazia benedettina insieme al suo mentore Guglielmo da Baskerville. Durante il soggiorno, nell’anno del Signore 1327, accadono e si ripetono diversi omicidi apparentemente inspiegabili di frati. L’abate, conoscendo il passato di inquisitore di Guglielmo, gli affida l’incarico di indagare gli efferati fatti che, tutta l’abbazia, crede siano compiuti per mano del diavolo. Le indagini, tra cupi misteri, si susseguono con la fine perizia dell’inquisitore che riesce a separare il sacro dal profano non facendosi ingannare da chi sta tenendo le redini di queste morti. Nello sfondo del dramma l’atmosfera è inquietante e sia nella precedente riproduzione cinematografica che in quella di Umberto Eco si delinea perfettamente un affresco della mentalità ecclesiastica del medioevo che ha portato al rogo troppi innocenti in nome dell’eresia. Da marzo vedremo se il regista riuscirà ad appassionarci allo stesso modo.