La popolazione svizzera sta diventando sempre più anziana. Ciò tenderà a rallentare lo sviluppo del benessere nel nostro Paese. È quanto emerge da quattro studi commissionati dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO e presentati a Berna. Con una serie di riforme mirate si potrebbero mitigare a medio-lungo termine questi effetti negativi.
Gli effetti demografici si rifletteranno nello sviluppo economico soprattutto nei prossimi 10-20 anni. Per alleviare l’impatto che avranno sulla crescita sarà necessario creare degli incentivi all’occupazione. La misura più efficace sarebbe quella di provvedere a far aumentare i tassi di occupazione degli ultra 55enni. Stando agli studi bisognerebbe inoltre migliorare la conciliabilità tra lavoro e famiglia e far crescere in questo modo anche la partecipazione al lavoro delle donne.
Queste misure non basteranno tuttavia a compensare del tutto gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. Per assicurare il benessere sul lungo periodo è essenziale continuare a puntare sullo sviluppo della produttività, cioè su una creazione di valore aggiunto per ora di lavoro prestata il più possibile elevata.
L’invecchiamento della società si ripercuoterà anche sulla struttura settoriale. Ma non saranno soltanto le diverse abitudini di consumo per fascia d’età a svolgere un ruolo importante. Per un’economia aperta come la nostra conta anche l’evoluzione demografica all’estero perché può incidere sulla domanda di esportazioni.
I risultati degli studi denotano che i futuri cambiamenti demografici in Svizzera e all’estero potrebbero ripercuotersi positivamente in particolare sulle quote di valore aggiunto dei settori della sanità, dei servizi di assistenza residenziale e sociale e del comparto farmaceutico. Stando alle stime la maggior parte dei settori sarà comunque influenzata soltanto lievemente dall’invecchiamento demografico.
SECO