Gli ultimi dati segnano che in Italia i senzatetto sono più di 50 mila. O almeno, quelli che si è riusciti a segnare. Perché la loro è spesso una presenza invisibile, si sa, per questo non si è mai certi della presenza effettiva di un senza fissa dimora.
Incontrando per strada un Clochard non tutti proviamo gli stessi sentimenti nei loro riguardi. A volte ci fanno rabbia, altre volte ci dispiace per le loro condizioni, poche volte suscitano interesse per la loro persona, per la loro storia. Invece, proprio come ognuno di noi, un clochard è un uomo che ha alle spalle una storia e forse è anche più difficile della nostra, per questo motivo, probabilmente, ha preferito diventare un invisibile. Ma il destino è crudele, non sempre accetta le nostre decisioni senza metterci lo zampino, e a volte anzi le stravolge. Invisibile voleva essere Marcello Cimino, un senza fissa dimora che, suo malgrado, si è trovato al centro della cronaca nera. Era sospettato di avere una relazione con una donna separata e l’ex ha pensato bene di eliminare il problema facendo di quel cumulo di uomo e coperte un grande falò.
Così è morto il clochard 45enne palermitano, in un tremendo bagliore luminoso nella notte. Chi lo ha ucciso avrà pensato che nessuno avrebbe fatto tanto caso alla sua morte, invece non è stato così. Marcello aveva un nome, una famiglia, delle figlie ed era ben voluto dalla comunità intera. Aveva alle spalle la sua storia difficile e per questo aveva abbracciato la vita da clochard. Giuseppe Pecoraro, l’aggressore, ha fatto male i conti: Marcello non è il solito invisibile di cui si parla nel momento in cui è accaduta la disgrazia per ricadere poi nel dimenticatoio, è anche la testimonianza che qualcosa si sta muovendo per questi uomini, che hanno bisogno più di altri di aiuto, che si stanno cercando soluzioni per i loro disagi. Gli interventi rivolti a queste persone devono essere interventi che “le aiutano ad uscire da questa difficile situazione, devono essere interventi che aprono una strada di speranza e di riscatto” spiega Cristina Avonto, presidente della Federazione Italiana Organismi per le persone senza dimora (fio.PSD). “Al momento, in Italia si stanno sperimentando azioni innovative che possono determinare una soluzione per affrontare i problemi delle persone che vivono per strada”.
Dal 2001, sempre in Italia, lavora un’associazione istituita da avvocati professionisti volontari che tutelano gratuitamente da un punto di vista legale le persone senza dimora che, prive di ogni risorsa, non possono far rispettare i propri diritti e anche per questo faticano a tornare ad una vita comune. Avvocati di strada, questo il nome dell’associazione, solo nel 2015 ha “tutelato 83 persone senza dimora che avevano subito aggressioni, minacce, molestie o furti”.
Inoltre la fio.PSD, insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha lanciato la campagna #HomelessZeroproprio per tenere viva l’attenzione su questo tema e per raggiungere un obiettivo con l’aiuto di tutti: che nessuna persona sia più costretta a vivere in condizioni così degradanti come vivono oggi le persone senza dimora.
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