Dietro la proposta russa e dietro la disponibilità della Siria ci sarebbero le pressioni del presidente Hassan Rohani, la cui posizione è ritenuta “interessante” dagli Usa
Ma in Siria chi è che ha usato il gas sarin: il regime o gli oppositori? A dare credito alla Russia non sarebbe stato il regime. Lo nega lo stesso Assad (ovviamente), lo negano i religiosi cristiani che operano in Siria che ne attribuiscono l’uso agli oppositori terroristi, lo nega anche lo storico belga Pierre Piccinin. A dire, invece, che è stato Assad ci sono gli Usa, c’è il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha parlato di “prove schiaccianti” ricavate dalle ispezioni Onu. Probabilmente non si arriverà mai ad una verità unica, e il tempo non gioca a favore delle prove certe, trattandosi di sostanze che non resistono tanto tempo alle analisi.
Una cosa è fuori discussione: dal punto di vista politico-diplomatico le opinioni dell’Iran, alleato della Siria, contano molto, e a Teheran pensano che ad usare le armi chimiche sia stato proprio Assad. Ma andiamo con ordine. Il primo a credere che Assad abbia usato il gas è Obama. Chi glielo ha detto? Evidente: i servizi segreti americani e israeliani. Fin qui si potrebbe dire che tutto sommato sono opinioni interessate, troppo interessate. Anche prima della guerra in Iraq i servizi segreti dicevano che Saddam aveva riserve di armi chimiche, ma poi non furono trovate, non esistevano. La storia potrebbe ripetersi con la Siria.
Il fatto è che Obama ha detto: “Perfino gli alleati di Assad riconoscono che ha superato il limite usando le armi chimiche, lo stesso Iran è stato vittima dell’uso dei gas da parte di Saddam Hussein. I suoi abitanti ricordano bene quanto terribili siano”. E’ vero? Il portavoce della Casa bianca, Jay Carney, ha detto che “gli iraniani hanno accusato il governo siriano per l’uso del gas”. Su cosa si fonda questa convinzione? Su una dichiarazione dell’ex presidente Rafsanjani, che il primo settembre – si tratta di parole ufficiali – ha detto: “Da un lato i siriani sono attaccati dal loro stesso governo con le armi chimiche e dall’altro aspettano le bombe degli americani”.
Rafsanjani è un sostenitore dell’attuale presidente Hassan Rohani, il quale, però, a sua volta è convinto che i gas siano stati usati proprio dal regime alleato. Gli iraniani sono esperti di gas, per averli subiti da Saddam Hussein, ma sono venuti anche in possesso di una telefonata che un alto funzionario Hezbollah libanese ha fatto all’ambasciata iraniana a Beirut, nel corso della quale ha detto: “Assad ha perduto la testa commettendo un grande errore nell’ordinare l’uso delle armi chimiche”.
A Teheran prevalgono le posizioni filo siriane in maniera ufficiale, tanto è vero che si è in presenza di una dichiarazione di alleanza organica, però c’è un distinguo, attribuito al presidente stesso Hassan Rohani, che avrebbe detto che a lui stanno “più a cuore la Siria che Assad”. Sono queste parole ad aver dato la chiave di interpretazione agli americani di ciò che succedendo nella scacchiera delle alleanze.
Quando il presidente Rohani parteciperà all’imminente sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu a New York se ne saprà di più, ma fin da ora la versione più accreditata è che l’Iran stia cominciando a prendere le distanze non dalla Siria, ma da Assad. Insomma, dietro la proposta russa di sottomettere a controllo internazionale l’arsenale chimico di Assad potrebbe esserci l’Iran, che avrebbe premuto sulla Russia per mandare avanti la proposta di Putin, e dietro l’accettazione di Assad potrebbe esserci, appunto, proprio l’Iran. E’ come se l’Iran avesse detto ad Assad: basta con le armi, se non accetti il disarmo chimico, noi non ti sosteniamo più e sarai isolato. Assad si sarebbe limitato a prenderne atto e ad agire di conseguenza.
L’Iran è dunque interessato alla Siria ma non più ad Assad, il che significa da una parte che Assad deve stare attento, potrebbe giocarsi anche il posto in caso di soluzione diplomatica, dall’altra che tra Usa e Iran si è aperta una fase nuova: tutti e due sono interessati alla distruzione delle armi chimiche di Assad e che questo aspetto conta più del contrasto esistente sulle armi nucleari, ammesso che l’Iran di Rohani sia ancora disposto ad un braccio di ferro con gli Usa e Israele. Non più tardi di un paio di settimane fa, lo stesso presidente dell’Iran ha indirizzato parole di apertura in occasione del nuovo anno ebraico. Gli auguri erano rivolti agli ebrei iraniani, ma pur sempre ebrei.
Dieci giorni fa il Medio Oriente sembrava sull’orlo di un abisso, ora, invece, sembra aver ritrovato la bussola della ragione. Ma c’è da dire che in quella regione i cambiamenti repentini sono all’ordine del giorno.