La proposta è stata presentata ufficialmente all’ultima riunione dall’ambasciatore Riccardo Sessa a un anno dalla scadenza del mandato del danese Anders Fogh Rasmussen
Alla fine di luglio del 2013 scade il mandato dell’attuale Segretario Generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, il quale ha chiesto il rinnovo per un anno. La Nato, si sa, è il braccio politico-militare dell’Alleanza Atlantica tra gli Usa e i Paesi occidentali o che si riconoscono nei valori occidentali di libertà e democrazia, come la Turchia. Fondata nel 1949, la Nato raggruppa 28 Paesi con obbligo di mutuo soccorso in caso di attacco. Tra i Paesi Ue essa raccoglie un consenso medio del 58%, mentre il consenso negli Usa è del 56%: questo per dare un’idea della sua popolarità e soprattutto della sua importanza. Ebbene, esiste una regola non scritta, ma accettata e seguita, in base alla quale a guidare la Nato è uno dei Paesi membri secondo un criterio di rotazione. Rasmussen è danese ed è l’espressione di uno dei Paesi nordici, come lo sono stati il britannico Lord Robertson e Jaap de Hoop, olandese. La Spagna l’ha guidata con Javier Solana, prima di Rasmussen. Ora tocca all’Italia, uno dei Paesi fondatori e anche tra i più importanti per le basi Nato.
Nella riunione del 12 a Bruxelles, il nostro ambasciatore Riccardo Sessa ha ufficialmente presentato la candidatura dell’Italia nella persona dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini alla scadenza del mandato di Rasmussen. Come si può immaginare, la candidatura a quel livello non nasce né per caso, né per gioco, ma è il frutto di una convergenza di interessi, di riconoscimento del prestigio del Paese che esprime la candidatura e dell’uomo che deve avere un curriculun di tutto rispetto. Chi guida la Nato, in poche parole, non può essere un personaggio qualunque. D’altra parte, nemmeno la candidatura può nascere all’improvviso e per la benevolenza del rappresentante italiano. La candidatura dell’Italia è stata preparata da tempo dal premier e dal capo dello Stato e avanzata, seppure ufficiosamente, negli incontri di Stato che si sono succeduti negli ultimi mesi. Napolitano e Monti, una volta individuato il personaggio e la sua caratura e una volta maturati i tempi, l’hanno prospettata ai loro interlocutori, esattamente come gl’interlocutori avranno lasciato cadere sul tavolo altri nominativi per altri futuri incarichi di prestigio, sia per vedere l’effetto che fa, sia per garantirsi l’appoggio al momento in cui si presenta l’occasione.
Perché Franco Frattini? Perché è stato ministro degli Esteri dal 2008 al 2011 ed ha ben meritato. Unisce le capacità politiche a quelle intellettuali, le competenze e le doti di equilibrio e l’ha mostrato in più occasioni. Franco Frattini, ex socialista passato al centrodestra di Berlusconi, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Commissione Europea, svolgendo il suo mandato tra gli apprezzamenti di stampa e classe dirigente europea. Inoltre, l’uomo ha intessuto in questi anni rapporti molto fruttuosi con rappresentanti di vari Stati, in primo luogo Hillary Clinton, che ha già dato il suo sostegno. Se l’amministrazione Obama non dovesse essere riconfermata, nessun problema per Frattini, perché i rapporti a suo tempo, seppure con altro incarico, furono sviluppati anche con i repubblicani americani, Condoleezza Rice in primo luogo. In realtà, non è questione di repubblicani o democratici: negli Usa si guarda non al partito di provenienza ma alle capacità e alle garanzie di competenza e di equilibrio. Dunque, il via libera degli Usa c’è e ci sarà indipendentemente da chi vincerà le prossime elezioni. Anche la Spagna, l’Islanda, la Bulgaria e l’Ungheria hanno dato il loro assenso, per cui la candidatura di Frattini, a meno di sconvolgimenti catastrofici, dovrebbe andare a buon fine.
Con Frattini i Paesi del Mediterraneo riceverebbero il testimone. Tra l’altro – altro elemento in più a favore di Frattini – l’Italia non guida la Nato da ben 43 anni, quando a metà degli anni Sessanta, Segretario Generale era Manlio Brosio.