Questo lunedì 29 gennaio si è presentato pieno di eventi di grandissima rilevanza che, a volerli commentare tutti, non si sa da dove cominciare. Usando una metafora gastronomica, che fa sempre gola, se dovessimo “impiattare” una discussione, siamo tutti d’accordo che cominceremmo dal primo e il “primo” per eccellenza è la pasta. Sì, la pasta ha fatto tanto parlare ultimamente in Italia, non solo per il tentativo di sabotaggio di un noto marchio italiano che era stato deliziato dalla visita del vice premier e leader della Lega Salvini, ma soprattutto per la voglia di portare il noto prodotto assolutamente made in Italy molto in alto, più in alto di quanto si potesse immaginare… addirittura in orbita!
È il ministro Lollobrigida a portare avanti l’idea di modificare il menu degli astronauti in orbita e ne discute su Rai1 con l’astronauta italiano Walter Villadei in collegamento dalla Stazione Spaziale Internazionale: “Dietro quella pasta ci sono agricoltori italiani, buon grano italiano. Se devo chiedere una cosa al colonnello chiedo un pensiero per i nostri agricoltori che alcune volte credono che la sfida dello spazio voglia dire rinunciare a loro e alla qualità”, ha chiesto il ministro dell’agricoltura al Colonnello dell’Aeronautica Militare. Non gli basta più il made in Italy nel mondo, il ministro di Fratelli d’Italia vuole proprio che l’Italia sia ai vertici del food spaziale!
Ma parlando di alte vette, in questo momento si festeggia il tennista altoatesino Sinner che ha portato l’Italia ai vertici mondiali del tennis come non avveniva da ben 48 anni. Prima di lui, l’ultimo italiano ad alzare la coppa del Grande Slam maschile fu Panatta nel 1976, battendo a Parigi l’americano Harold Solomon. È stata una bella ascesa quella del 22enne altoatesino nell’olimpo delle migliori racchette, Jannik Sinner ha conquistato l’Australian Open battendo in finale il russo Daniil Medvedev in cinque set.
Ai vertici, però, l’Italia c’è stata tante volte e in tanti campi, non solo in quelli sportivi, soprattutto, per esempio, nel campo cinematografico quando nel periodo magico degli anni ’60, Federico Fellini portava l’arte cinematografica nostrana a livelli altissimi. Proprio oggi la triste notizia dell’addio di Sandra Milo, una delle muse indiscusse del maestro del neorealismo Italiano, una figura naïf, poetica, originale, icona e diva indimenticabile. Quando il cinema italiano era ai vertici mondiali, la Milo sedeva in prima fila, tra i più grandi, e da lì non è mai scesa, conquistando le diverse generazioni che hanno imparato a conoscerla e amarla in tutta la sua unicità.
A proposito di “vertici”, proprio in questo momento è in atto uno dei vertici più importanti del nostro governo, il vertice Italia-Africa in Senato. Qui verrà discusso il Piano Mattei, una “scelta di politica estera precisa, che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della nostra presidenza del G7”, ha detto la premier Giorgia Meloni, nel suo intervento. Il piano Mattei “può contare su 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie: circa 3 miliardi dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi e mezzo dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo”, ha spiegato nel dettaglio la Premier che con questo pensa a una “collaborazione da pari a pari, lontana da una concezione predatoria o anche caritatevole”, ‘per crescere assieme’, come recita il titolo dell’evento, e andare in alto, in vetta. Il problema sarà però non solo arrivarci – lo auguriamo – ma anche restarci, cercare di non cadere, perché da più in alto si cade e più dolorosa è l’impatto!
Redazione La Pagina
1 commento
Il retro pensiero, non poi tanto retro, di Meloni è di rapinare l’Africa subsahariana delle sue ricchezze mascherando lo scippo come aiuto. Rafforzeranno quindi le proprie posizioni in Africa nera l’Eni, l’Enel e partecipate, oltre ad altre multinazionali non italiane. Di questo colossale affare agli africani arriveranno si e no le briciole, così come avvenne al suo tempo nel Afghanistan post talebano dove dell’enorme mercato degli stupefacenti ai contadini afgani rimaneva l’1 percento.
Altro che operazioni a dono e garanzie, ma il solito agire predatorio e imperialista di cui la Meloni e il governo che rappresenta ne è vile testimonio. Collaborazione da pari a pari ma mi facci il piacere avrebbe detto l’amato Totò.