L’agenda politica nazionale s’infittisce di fatti e di scontri, che coinvolgono esponenti della maggioranza tra di loro, come quello tra Berlusconi e Fini, quello tra Bersani e Franceschini per la segreteria del Pd, ma anche lo scontro tra maggioranza e opposizione.
Cominciamo dallo scontro tra il premier e il presidente della Camera, caratterizzato non solo da un Fini a cui va stretto il ruolo istituzionale della terza carica dello Stato, per cui interviene apertamente nelle faccende interne al suo stesso partito e nelle polemiche che lo vedono coinvolto, ma anche da una “diversa concezione di ciò che deve essere il Pdl”, secondo l’affermazione di Berlusconi a “Porta a Porta”.
Quali sono queste due diverse visioni? Fini è “un professionista della politica” e vede il partito come una sede di dibattito, di compromessi e di accordi, insomma come mediazione di interessi politici; Berlusconi lo vede come movimento di popolo le cui esigenze vanno immediatamente affrontate. Il premier dice che il governo è tenuto a realizzare il programma e, per quanto condivisibili alcuni punti posti dal presidente della Camera, il programma stesso approvato con il voto dagli elettori non può essere stravolto.
Questa “diversa concezione” in realtà potrebbe essere sicuramente superata da una convivenza che si preoccupa di rappresentare tutte le componenti del Pdl e, forse, l’incontro tra i due, sollecitato da una lettera che gli ex An hanno di fatto sottoscritto e inviato all’attenzione “rispettosa” del premier, sarà risolutivo, per quanto di risolutivo possa esserci in politica.
Resta lo scontro tra il direttore del giornale, Vittorio Feltri, e Gianfranco Fini, che ha denunciato il giornalista che lo aveva tacciato di “compagno” perché Fini aveva dato il via libera alla ripresa delle vecchie inchieste sulla mafia in Sicilia, inchieste che, a giudizio del premier, sono un ennesimo tentativo di coinvolgere Berlusconi in faccende che semmai lo vedono vittima della mafia. Scontro duro anche tra Pdl e Pd sulla consegna delle 94 abitazioni consegnate agli abitanti di Onna. Il direttore della Rai, Mauro Masi, ha voluto dare importanza all’evento dedicando in prima serata su RaiUno la trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa, spostando di due giorni Ballarò per non sovrapporre i due servizi.
Ne è scoppiata una polemica lanciata dal Pd e da altri partiti dell’opposizione, che hanno minimizzato l’evento della consegna delle case e nello stesso tempo l’uso della televisione per fini politici e di potere.
Alla polemica hanno risposto gli esponenti del Pdl e in prima persona Berlusconi, ospite della trasmissione, che ha magnificato l’evento mettendo l’accento sulla consegna delle prime case a 5 mesi dal terremoto e sulla progressiva eliminazione delle tende a mano a mano che nelle prossime settimane saranno pronte altre abitazioni per i terremotati che non passeranno l’inverno nelle tende o nei container. Intanto, cominciano ad essere ufficializzati i dati della partecipazione alle assemblee dei circoli Pd e dei primi risultati di ciascuna mozione legata ai candidati.
Il quadro che ne sta uscendo – si tratta di dati parziali ma che hanno il sapore di essere definitivi, visto che rispecchiano anche il copione – sono i seguenti (aggiornati a domenica 20 settembre): la partecipazione non è stata eccellente, ma nemmeno scarsa e si attesta sul 38% degli aventi diritto. Bersani è in testa con il 55% dei voti seguito da Franceschini con il 38% e Marino con l’8,7%. Il copione rispetta le previsioni: Bersani sarà vincitore dei voti congressuali ma la parola fine sarà data a coloro che parteciperanno alle primarie. Ma anche alle primarie per Franceschini le cose si mettono male perché Marino farà votare i suoi per Bersani.
L’attuale leader del Pd sta cercando di influire su Prodi per un risultato a sorpresa alle primarie, ma è possibile che Franceschini prenderà atto della sconfitta e cercherà di contrattare la resa con i posti di rilievo alla Camera e al Senato.
Il clamore delle polemiche ha fatto passare in sordina l’approvazione della legge sulle cure palliative. Il provvedimento è stato approvato da tutti e interviene ad ufficializzare procedure e terapie già in uso da tempo negli ospedali, ossia l’impiego di sostanze oppiacee (morfina) per lenire il dolore e le sofferenze di malati terminali.
Proprio mentre le polemiche politiche raggiungevano il massimo dello scontro è rimbombata improvvisamente l’eco della strage operata da un kamikaze a Kabul, strage in cui sono morti dilaniati da 150 kg di tritolo esplosi in una toyota 6 parà italiani della folgore e 15 civili afgani.
Lunedì scorso, giorno dei funerali, è stato dichiarato lutto nazionale. A parte alcune voci stonate, Bossi (che poi ha corretto il tiro) e Di Pietro, e sia maggioranza che opposizione, sono decisi a proseguire la missione in Afghanistan a fianco degli alleati perché la posta in gioco è la pace e la democrazia in quella regione e soprattutto la sconfitta o la vittoria dei terroristi che, in caso di ritiro dalla missione, vedrebbero aumentare le loro chance di vittoria con conseguenze tragiche per la sicurezza dell’Occidente.
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