Il clima politico è quello del tramonto di un’epoca e anche di una leadership, che però lotta strenuamente per opporsi a una manovra concentrica dove giocano avversari e un gruppo abbastanza agguerrito e folto di alleati. Eppure, proprio in questi ultimi tempi stanno venendo a galla le contraddizioni e anche le connesse miserie della classe politica italiana.
Cominciamo con la notizia, apparsa su La Stampa, secondo cui Fini avrebbe chiesto a Bersani di non “aprire la crisi” perché il momento non sarebbe adatto. Lo mettiamo al condizionale, ma nell’articolo ci sono riferimenti e riscontri tanto precisi che è difficile smentirli.
Dunque, se un alleato di governo ritiene che non è più possibile continuare con l’attuale leadership, è un comportamento legittimo. Su questo non c’è dubbio. Ma in un Paese civile, al quale si appellano in tanti, forse troppi, quando un alleato non condivide più la compagnia, non gli rimane che dirlo apertamente. Se non adotta quest’atteggiamento di chiarezza, vuol dire che gioca con i problemi del Paese. Il che non denota molto senso di responsabilità.
Gianfranco Fini sta facendo il giro dell’Italia, lui, presidente della Camera, per sottrarre quadri e dirigenti al Pdl. Dunque, quando per senso di responsabilità verso gli elettori il premier cerca di allargare la fiducia al governo, presso coloro tra l’altro che sono stati eletti con i voti del centrodestra, si grida alla compra-vendita dei voti; quando lo fa un suo avversario, in Italia c’è chi chiude tutti e due gli occhi.
Di solito, una parte del Parlamento divide gli italiani in buoni e cattivi, dando a questa distinzione un giudizio morale. Questo è il comportamento tipico di coloro che non sono guidati da imparzialità morale, ma da una morale fatta in casa. Se certe cose le faccio io – è il ragionamento – tutto è normale, corretto, legale; se le stesse cose le fanno gli altri, questi sono da condannare e da additare al pubblico ludibrio.
Prendiamo la notizia che riguarda la procura di Roma, la quale ha chiesto l’archiviazione della denuncia penale presentata da La Destra nei confronti di Fini che avrebbe svenduto la casa di Montecarlo, lasciata in eredità da una militante ad Alleanza Nazionale per la “giusta causa”.
Ebbene, la procura di Roma, per la prima volta e caso unico in Italia, ha agito secondo giustizia: non ha fatto sapere niente a nessuno delle indagini sulla casa di Montecarlo. Viceversa, dalla procura di Milano è stata divulgata una notizia che non poggia su nessun reato riguardante il capo del governo, ma siccome può mettere in cattiva luce il premier, allora tutto è lecito, la legge non esiste.
Se si entra nel merito di questi due esempi, si scopre la medesima logica perversa: mentre Fini ha dato l’ok per vendere un appartamento non suo a un prezzo che è un terzo del reale valore commerciale e tra l’altro a un suo parente (e lui, secondo la procura di Roma, lo sapeva), cosa che a ogni persona di buon senso appare per lo meno come favoreggiamento nei confronti del cognato, sul premier, invece, che ha aiutato una ragazza in difficoltà, senza chiedere nulla (lo ha ripetuto e testimoniato lei) è stato scaricato subito tutto il fango possibile, facendo balenare sulla stampa che andasse con le minorenni. Insomma, la logica è diabolica: creare il mostro da una falsità per poi attaccarlo e delegittimarlo moralmente.
Negli stessi giorni, nel giro di un tempo ragionevole, è stato trovato un accordo tra il governo e i sindaci dei 18 Comuni dell’area vesuviana in merito ai rifiuti. Ebbene, questa notizia, sulla stampa, è stata completamente seppellita dalle illazioni sulla condotta del premier.
Non solo è stata seppellita la notizia dell’accordo, sicuramente perché è una notizia positiva presa con il concorso dei sindaci e delle madri che fino a pochi giorni fa hanno manifestato in piazza, ma da sempre continuano ad essere trascurate le enormi responsabilità nella gestione dei rifiuti in Campania da parte di Antonio Bassolino, sindaco di Napoli per otto anni e contemporaneamente ministro dei Lavori Pubblici sotto il governo D’Alema, poi per altri otto anni presidente della Regione Campania fino a qualche mese fa, e di Rosa Russo Jervolino, sindaco di Napoli da otto anni.
Probabilmente, se tutto fosse continuato come prima, cioè con l’immobilismo, la notizia avrebbe fatto il giro del mondo divenendo magari causa scatenante della crisi di governo.
Ecco, tutto questo per mettere in evidenza che se il premier sta perdendo la leadership – ed è una sua precisa incapacità – è altrettanto vero che dai suoi avversari non può venir fuori nulla di buono, perché le armi di lotta di cui si servono non hanno nulla a che vedere con la dignità e la trasparenza, oltre che con la morale.
Data la situazione di sfilacciamento della maggioranza, il premier farebbe bene a dimettersi perché si vede chiaramente che ha perso ogni forza propulsiva e ogni tensione progettuale.
È probabile ormai che una crisi di governo ci sarà fra non molto tempo, che ci sarà un governo tecnico che resterà in carica il tempo necessario per cambiare a proprio uso e consumo la legge elettorale e che poi ci saranno nuove elezioni che saranno vinte da coloro che finora hanno dimostrato di essere capaci più di fare opposizione e disinformazione che di governare.
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1 commento
E’ indubitabile che i piu’ cattivi del reame vogliono un governo tecnico. Un governo tecnico altro non e’ che una parentesi in cui “ci pensano quelli che se ne intendono” e ad intendersi son sempre gli stessi.
TNEPD
http://tnepd.blogspot.com
😉