Il tedesco è stata la lingua ospite del Salone internazionale del Libro di Torino, la fiera dell’editoria più importante d’Italia. Ecco una panoramica dell’evento tra criticità, interventi autorevoli e una piccola ma valida editoria messa forse troppo in ombra
Si è appena conclusa la XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino (9-13 maggio) che ha registrato la solita partecipazione sentita, insieme a momenti di cultura, informazione, ma anche di grande tensione.
Quest’anno il manifesto dell’evento torinese, “Vita immaginaria”, è dedicato proprio a quella forza che “muove la vita creativa e che a volte anticipa e indovina le vicende della vita reale”, come viene descritta da Natalia Ginzburg nel suo saggio.
Il Salone Interazionale di Torino non ha certo bisogno di presentazioni, è uno degli eventi del mondo editoriale più importanti che ogni anno attira un vasto numero di visitatori, di partecipazione da parte degli editori, di eventi culturali all’interno degli spazi espositivi del Lingotto Fiere. Nei 5 giorni del Salone internazionale del Libro di quest’anno sono intervenuti le autrici e gli autori più importanti dei nostri tempi insieme agli autori emergenti rendendo imbattibile la proposta editoriale e culturale presente. Quest’anno è stato il primo curato da Annalena Benini che ha concluso la fortunata edizione comunicando il dato che 222.000 visitatori hanno varcato i cancelli del Salone. È già stata annunciata la prossima edizione che si terrà dal 15 al 19 maggio, sempre nei locali del centro fieristico Lingotto di Torino.
Le criticità
Se da un lato la grandissima offerta di eventi culturali incentiva il pubblico, spesso proprio la compresenza di troppi eventi, anche contemporaneamente, non permette al visitatore di godere appieno di tutti i potenziali del Salone. Tra gli ospiti noti, per esempio, che hanno vantato la loro presenza al Salone culturale con conferenze, interventi e interviste c’è stato Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, con l’intervento “Israele e i palestinesi in poche parole” dove il giornalista ha ripercorso la storia di Israele e Palestina dal 70 d.C. a oggi, analizzandone modi e cause dell’attuale conflitto. Sicuramente un incontro interessante ed attuale, ma nulla di diverso di quello che giornalmente può essere ascoltato durante le ospitate televisive a cui il direttore si concede quasi giornalmente. Non è l’unico neo che oscura il senso primordiale dell’incontro diretto dei lettori con gli editori. Il Salone è stata anche passerella per molti politici italiani che – visto le vicine elezioni europee – hanno fatto le proprie apparizioni negli stand allestiti attirando i più per una foto o per una compiaciuta stretta di mano. Da un lato c’è chi – come Matteo Salvini – annusa i libri, dall’altro c’è addirittura la segretaria del Pd Elly Schlein che si muove come una gazzella scortata e si prende la scena con i soliti discorsi ripetuti a ritornello stonato. È vero, è giusto che la politica si avvicini un po’ di più alla cultura, e quale miglior luogo se non il Salone internazionale del Libro di Torino, ma forse si è sbagliato il metodo quasi invasivo. Poi c’è stato l’immancabile sabotaggio da parte delle femministe all’intervento della Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella; la manifestazione pro Palestina e lo sfondamento dei cancelli, con l’intervento provvidenziale di Zerocalcare (al Salone per presentare il suo ultimo libro, il più venduto della manifestazione) per dare loro ragione e placarli. L’intervento di Elena Cecchettin è stato interrotto da una visitatrice del Salone armata di coroncina del rosario e urlando preghiere contro le istanze femministe. Infine Fedez ha richiamato un bagno di folla con il suo intervento sulla salute mentale… Questi sono solo alcuni eventi a cui si poteva partecipare rispetto a tutti quelli in programma – alcuni legittimi, altri assolutamente no – che richiamano alla cultura, interessanti e stimolanti, ma sarebbe meglio trovarli a margine del Salone poiché in un certo modo distolgono il lettore-visitatore dal principale intento: accostarsi al libro. La presenza dei grandi editori, che è certamente imprescindibile, mette troppo in ombra il vasto mondo della piccola editoria che ha invece una vastissima offerta di spessore e che meriterebbe più risalto. Non ha molto senso acquistare testi che si trovano benissimo in tutte le librerie, oltretutto senza nessuno sconto particolare. Infine, a partire dal sito, è sembrato che ci fosse un po’ di caos sia nell’organizzazione che nella distribuzione degli stand. È stato complicato orientarsi anche per le poche informazioni, nonostante i vari punti info; allo stesso modo è stato complicato organizzare un programma personale da seguire con tutti gli eventi che si svolgono durante la giornata, spesso contemporaneamente. Le singole case editrici organizzavano il momento del firma copie in maniera indipendente con possibilità di prenotazione anticipata, che però non era chiaro a tutti.
“Literatur Parade”: 3 Paesi, 1 lingua, 1 letterature, tante vite
Ma l’edizione di quest’anno – che con La Pagina abbiamo avuto modo di visitare – è stata molto particolare e interessante anche per la presenza della lingua tedesca come ospite del Salone. “Literatur Parade” è stato il titolo della partecipazione del Tedesco con riferimento alla “messa in mostra” o “sfilata” della migliore produzione letteraria dei Paesi di lingua tedesca – Austria, Germania e Svizzera – organizzatori dello stand comune al Salone. “3 Paesi, 1 lingua, 1 letteratura, tante vite!” è stato il motto dell’evento che ha visto la partecipazione di oltre 20 tra autori e autrici a coprire tutti i generi letterari, dalla narrativa alla letteratura per ragazzi, dalla saggistica ai graphic novel.
Lo stand di circa 170 metri quadri allestito all’interno del padiglione Ovale del Lingotto è stato inaugurato il 9 maggio alle 13 alla presenza dei partner di Literatur Parade e con l’intervento artistico dello scrittore e autore zurighese Jens Nielsen. Durante i giorni del Salone, si è potuto assistere agli interventi e alle letture di 25 autori e autrici di lingua tedesca dove i temi conduttori sono stati “la scrittura al femminile, le opere prime, la scoperta delle proprie radici, la ricerca di un equilibrio tra le diverse identità e i misteri che compongono una vita, il peso della Storia su quelle vite, ricostruite in viaggi, interviste e fotografie”.
Inoltre, richiamando la tradizione delle famose Love e Street Parade, che nasce proprio in Germania e in Svizzera a partire dagli anni ‘90, ha preso vita per le strade di Torino una vera e propria sfilata, la “Read Parade”, con DJ e musica elettronica, in cui autori e autrici di lingua tedesca e italiana hanno letto i brani delle loro opere.
Redazione La Pagina