Gli scienziati lanciano l’allarme: l’effetto serra sta indebolendo gli ecosistemi corallini
Il riscaldamento globale ed in particolare quello degli oceani, sta causando ingenti danni agli ecosistemi corallini. L’ultimo allarme lanciato dagli studiosi riguarda un santuario marino nel Golfo del Messico nel quale, come comunica l’Agenzia Usa per la meteorologia (Noaa) quasi la metà delle colonie dell’East Flower Garde è in via di sbiancamento.
Il fenomeno distruttivo dello sbiancamento colpisce le barriere coralline e i loro ecosistemi, in particolare la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe. Il colore caratteristico di ogni specie di corallo è dato dall’alga: quando si verifica un’alterazione dell’ecosistema per effetto delle acque più calde, i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, facendo assumere alla struttura calcarea una colorazione più pallida o lasciandola completamente bianca, da cui il nome del fenomeno, segno tangibile della reazione dei coralli ad una forma di stress come l’aumento della temperatura dell’acqua. E in effetti là dove maggiori sono stati gli effetti del riscaldamento globale è stata riscontrata una maggiore incidenza dello sbiancamento. Se la causa stressante dura pochi giorni, il corallo ritorna rapidamente allo stato normale; tuttavia vi è il rischio che, una volta iniziato lo sbiancamento, il corallo continui ad espellere le alghe simbiotiche anche se la causa dello stress viene rimossa; ciò avviene in particolare se lo stress dura parecchi giorni consecutivi.
Il fenomeno verificatosi quest’anno nel Golfo del Messico è considerato il peggiore mai registrato nell’area, superando anche il maxi sbiancamento del 2005 che interessò il 45% dei coralli. I ricercatori della Noaa hanno spiegato che le temperature della superficie dell’oceano hanno superato i 30 gradi centigradi per circa 85 giorni nel giro di quattro mesi mentre, perché i coralli possano crescere bene, la temperatura dovrebbe oscillare tra i 20 e i 29 gradi. Anche la Grande barriera australiana continua a morire, come riporta il bollettino sullo stato di salute dell’ecosistema patrimonio Unesco stilato dall’ARC Centre della James Cook University: “A sei mesi dall’estrema ondata di calore sottomarina registrata tra il 2015 e il 2016 molti dei coralli sbiancati sono morti in un terzo della barriera, a Nord. E l’ampia devastazione ora è peggiorata da malattie e predatori”, hanno spiegato gli scienziati.
Il quadro completo sulla mortalità dei coralli si avrà solo alla fine delle rilevazioni, ma i primi dati non sono incoraggianti. Solo intorno a Lizard Island, uno dei paradisi dei turisti, i coralli vivi a marzo erano il 40%, ora sono sotto il 5%. Al danno ambientale del deterioramento della barriera, inestimabile anche considerando le numerose specie animali che vivono in simbiosi con i coralli, si aggiungono quelli economici. Le attività turistiche collegate danno infatti lavoro a 70 mila persone soltanto nello Stato australiano del Queensland.
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foto: Ansa