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3 December 2024
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Lo scettico antropogenico (ecologia o ideologia?)

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Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d’accordo con tutti. Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili e le rarità ai rari. (Nietzsche) Non mi ritengo grande abbastanza per affrontare con rigore questo argomento, tantomeno profondo per comprendere gli abissi della natura, la finezza nella retorica non mi appartiene e non sono affatto raro nello scrivere sul tema scelto. Nondimeno possiedo il pregio dell’imparzialità sul pensiero altrui e quindi scevro da esigenze gratificanti. Il nuovo rapporto Living Planet del Wwf non usa mezzi termini e parla di “catastrofico declino”. Tra il 1970 e il 2016 il pianeta ha registrato un calo medio del 68% degli animali selvatici. La causa principale di tutto ciò è la distruzione degli habitat naturali, legata a fenomeni come la deforestazione, l’urbanizzazione, l’espansione delle terre coltivate e la pesca intensiva. Potrei scrivere enciclopedie sulla distruzione planetaria in atto, ma trovate tutto in rete, e non è questo lo scopo del mio scritto. Per agevolare la comprensione della mia riflessione e districarsi meglio con i numerosi termini e concetti legati al clima e il riscaldamento globale, di cui mi occuperò, vi invito a questo sito e a questa mia breve raccolta, spesso contrastante tra gli “esperti” di espressioni specifiche.

Eventi o termini in uso

Antropogenico Si riferisce a qualsiasi processo, fenomeno o cambiamento nell’ambiente naturale causato o influenzato dall’attività umana, come l’emissione di gas serra, l’inquinamento idrico dai rifiuti industriali e il degrado degli ecosistemi dall’urbanizzazione e all’agricoltura intensiva.

Cambiamenti climatici Da sempre e a lungo termine presenti sul nostro pianeta, dalle temperature e dai modelli meteorologici, che avvengono in maniera naturale. Tramite variazioni del ciclo solare e secondo la “scienza” dalle attività umane imputabili essenzialmente all’uso di combustibili fossili.

La CO2 La concentrazione di CO2 provoca l’innalzamento globale della temperatura che a sua volta rende sempre più frequenti fenomeni di inondazioni, siccità, dissesto idrogeologico, diffusione di malattie, crisi dei sistemi agricoli, idrici e l’estinzione di specie animali e vegetali. Ciò che non viene quasi mai detto è che la CO2 non può salire nell’atmosfera dagli scarichi delle auto, dalle centrali a carbone o da altre fonti artificiali. Non essendo carbonio o fuliggine ma un gas invisibile e inodore, essenziale per la fotosintesi delle piante e di tutte le forme di vita sulla terra. La CO2 ha un peso molecolare di poco superiore a 44 mentre l’aria (principalmente ossigeno e azoto) ha un peso molecolare di soli 29. Quindi essendo il suo peso specifico di circa 1,5 volte maggiore di quello dell’aria, i gas di scarico di CO2 dei veicoli o delle centrali elettriche non salgono nell’atmosfera a circa 12 miglia o più sopra per formare il temuto e famigerato effetto serra.

Carbon neutral L’UE è in testa alla corsa, con un piano coraggioso per diventare il primo continente al mondo “carbon neutral”, entro il 2050 e ridurre le proprie emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030. Le emissioni zero (o neutralità carbonica) consistono nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio. Quando si rimuove anidride carbonica dall’atmosfera si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio. Per raggiungere tale obiettivo, l’emissione dei gas ad effetto serra (GHG) dovrà essere controbilanciata dall’assorbimento delle emissioni di carbonio. Questi standard sono una combinazione di riduzione delle emissioni, passando alle energie rinnovabili, riduzione dei rifiuti, sostegno a una produzione più localizzata per ridurre le spedizioni, elettrificazione dei trasporti pubblici e privati e compensazione del carbonio finanziando progetti, come gli sforzi di riforestazione, che rimuovono la CO2 dall’aria.

COP La conferenza annuale delle Nazioni Unite dedicata ai cambiamenti climatici, “Conferenza delle parti” o “COP”, è organizzata dal 1995 nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) .

Gas serra sono gas che intrappolano il calore nell’atmosfera, facendo sì che il nostro pianeta mantenga una temperatura elevata. Dall’inizio dell’era industriale, l’attività umana ha causato l’emissione di livelli pericolosi di gas serra, causando il riscaldamento globale e il “temuto” cambiamento climatico.

Riscaldamento globale è un aumento della temperatura media della superficie terrestre che si verifica quando aumenta la concentrazione di gas serra nell’atmosfera terrestre. Bruciare combustibili fossili, abbattere foreste e allevare bestiame sono tra le attività umane che rilasciano gas serra e contribuiscono al riscaldamento globale.

Mitigazione del cambiamento climatico si riferisce a qualsiasi azione intrapresa da governi, aziende o individui per ridurre o prevenire le emissioni di gas serra e per migliorare i pozzi di assorbimento del carbonio che rimuovono questi gas dall’atmosfera.

Resilienza climatica è la capacità di una comunità o di un ambiente di anticipare e gestire gli impatti climatici, minimizzarne i danni e riprendersi e trasformarsi secondo necessità dopo lo shock iniziale.

Greenwashing Con l’aumento della pressione pubblica per affrontare la crisi climatica, le aziende del settore privato e pubblico, si stanno unendo alla transizione per un’economia globale a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, i loro sforzi a volte possono trasformarsi più in un esercizio di marketing che in un’azione reale e significativa. Il greenwashing si verifica quando il gruppo di gestione all’interno di un’organizzazione fa dichiarazioni o affermazioni false, infondate o completamente fuorvianti sulla sostenibilità di un prodotto o un servizio, o anche sulle operazioni aziendali più in generale.

Prefazione L’ostacolo preponderante affrontando il tema del clima, è giudicare lo scientismo delle teorie spesso ingannevoli, diffuse da enti economici o politici con sospetti conflitti d’interesse. Essi si realizzano tramite il lobbismo spregiudicato che detta legge, oltrepassando sia il bene comune come lo scopo che questi enti neoliberisti senza pudore promettono, oltrepassando la sovranità degli stati e del consenso dei cittadini. In questo esempio in cui gli allarmisti parlano tra loro, e raramente vengono sfidati dall’esterno o viceversa, sono così sicuri del consenso che i dettagli non contano. In una scena televisiva imbarazzante che sottolinea ulteriormente, il curioso mix di incertezza e vaghezza dei politici allarmisti sul clima, il senatore John Kennedy interroga il vicesegretario americano per l’Energia David Turk sulla neutralità del carbonio che gli Stati Uniti dovrebbero raggiungere entro il 2050. Chiedendo sui costi, il vicesegretario risponde: “Costerà trilioni di dollari e costerà decine di trilioni di dollari se non ci mettiamo d’accordo”. Segue lo scambio risultante: “Dimmi le stime che hai visto.” “Non ho quei numeri a portata di mano.” “Quindi stai sostenendo che diventiamo carbon neutral ma non sai quanto costerà.” “Quindi ci sono moltissime stime là fuori, dipende dal miglioramento della tecnologia e da altre cose.” “Sì ma tu sei il vicesegretario, tu sei l’esperto, ti chiedo quanto costerà.”

Abbiamo un calderone informativo mai sazio che genera confusione e complessità, suscitando timore e indifferenza generale da parte di coloro che ignari, vedranno dalle lore zone di comfort, dei drastici cambiamenti esistenziali, e in prima fila nel finanziamento della transazione ecologica. A chi il fardello della discussione sulla CO2, che oltre a non essere mai risolta, è fatta per disperdere energie, confondere le acque e dividerci? Affronterò questo breve “pamphlet” con delle considerazioni da profano, valutando i costi e i benefici delle soluzioni che verranno imposte (aimè) dai detentori del capitale o dalla bistrattata (perché accusata di antisemitismo) ragazzina svedese con le treccine. Senza entrare in bolle cospiratorie non mi ritengo un negazionista del cambiamento climatico, ma sostengo l’ipotesi del riscaldamento globale. Con una parlata che spesso non è né giornalistica né civile, anche la propaganda della controinformazione cavalcando l’emergenza, negando che non è più caldo del solito con la narrativa dell’mainstream, non sono affatto inderogabili. Sdoganando un linguaggio sempre più medioevale in cui si abbandona sempre più il ragionamento razionale, per vedere le cose come sono realmente, sprofondiamo nel fanatismo ideologico più becero. Possiamo incolpare i Social di cui ci abbeveriamo e nutriamo giornalmente, che censurano coloro che fanno dei ragionamenti attenti e premiano chi attiva le emozioni, facendo scattare odio e amore immediati comparabili alle tifoserie da stadio? Questi flussi emotivi contradditori e ideologi provocano una regressione del pensiero collettivo, mandando il nostro cervello lobotomizzato in modalità di standby. Così ambo le parti con il vizio di sovrapporre ad una narrativa i propri desiderata e spacciarli come dogmi inconfutabili, profetizzando catastrofi o cospirazioni imminenti. Utilizzando gli slogan propagandati dagli investitori della transazione ecologica da parte del mainstream, come sostenibilità e resilienza per consentire i loro mastodontici progetti. Mentre per “i complottisti” che interpretano negativamente con nutriti piani di cospirazioni, che vanno dall’eliminazione della razza umana tramite delle scie nei cieli o cibo sintetico dannoso, il transumanesimo, le crisi finanziarie indotte o virus e batteri letali senza farci mancare l’IA o gli illuminati satanisti massonici. E mentre noi in stile criceto che corre nella ruota, alla ricerca di trasparenza ci trastulliamo nella melma fangosa del web, l’Educazione civica dei 27 paesi UE, non insegna più alle nuove generazioni la Costituzione e diritti-doveri del cittadino, ma addomestica alla legalità, termine che indica il rispetto delle leggi a prescindere dalla loro giustezza o meno, la legalità è l’obbedienza pronta, cieca assoluta all’autorità. Così la legalità veicolerà l’agenda globalista ONU 2030, la nuova educazione civica in atto, e l’indottrinamento al globalismo. In pochi mesi, attraverso l’emergenza COVID19 la scuola è stata stravolta e trasformata in una fabbrica di individui sciatti e sottomessi sotto la bandiera dell’ambientalismo, della denatalità dell’omologazione passata sotto lotta alle fake news.

La mia visione Per risolvere la cosiddetta crisi climatica, i padroni del discorso ci hanno sbolognato la transizione ecologica, inculcandoci che il fattore principale all’origine del riscaldamento globale, ribattezzato nella Neolingua “cambiamento climatico”, sia di origine antropogenico. Osservando il clima degli ultimi decenni è evidente che c’è un cambiamento, con sbalzi di temperatura improvvisi. Chi si ricorderà qualche decennio fa, non era normale avere temperature al di sopra dei 40° o frequenti eventi atmosferici come le piogge tropicali. Evitando teorie apocalittiche e sterili, ma osservando la storia del pianeta, i cicli di cambiamenti di temperatura sono sempre esistiti. Informandosi un pochino, ogni 10-12’000 anni vi sono stati dei cambiamenti climatici talmente radicali come le ere glaciali L’insieme di tutti questi fattori determina un’era glaciale, cui segue la copertura di una vasta area di ghiaccio da milioni o addirittura centinaia di milioni di anni. (Molti fattori concorrono nello sviluppo di un’era glaciale, a partire dalle variazioni dell’orbita terrestre (cicli di Milankovitch), riduzioni nelle emissioni di energia solare, concentrazioni di gas serra in atmosfera, variazioni delle correnti oceaniche, attività tettonica, configurazioni continentali, periodi di formazione delle montagne e vulcanismo globale) Vi sino poi le spiegazioni delle correnti del golfo, secondo una teoria abbastanza affermata, secondo cui prima di un’era glaciale il pianeta si surriscalda, si sciolgono i ghiacciai e l’acqua del mare si addolcisce facendo diminuire la quantità del sale in proporzione. Questo fenomeno fa sì che le correnti del golfo rallentando, essendo queste che mantengono l’equilibrio della temperatura del pianeta, inizia così l’era glaciale, dovuta ad una temperatura di circa 10-15° in meno dei 16° di media e alla posizione della terra nel sistema solare. Questa situazione ciclica poi riparte di nuovo da capo, così ogni 10’000 anni abbiamo una glaciazione seguita dallo scioglimento dei ghiacciai e di nuovo glaciazione e così via. In questi periodi abbiamo altri sotto cicli, per esempio, nella parte finale del XIII sec. o nei primi decenni del XIV sec. Nel medioevo vi sono stati periodi di grande calore, testimoniati da campi di grano coltivati ad altezze considerevoli nelle alpi. Quindi vi sono cicli grandi e al loro interni dei sotto cicli. Se oggi siamo in un ciclo grande o sotto ciclo, dovrebbero dircelo gli esperti per quanto possa interessarci. In sintesi, abbiamo a che fare con dei cicli naturali, riconducibili alle fasi del sole e al livello di ciclismo e altre discipline naturali. È folle pensare che l’uomo possa contribuire, seppure abbia fatto danni irreparabili, ad alterare questi cicli in atto da milioni di anni. Potremmo avere accelerato questo processo, ma pensare che siamo noi con l’emissione di CO2 ad avere sconvolto un processo naturale, è presuntuoso e ideologico. Sicuramente l’influenza cristiana, che mette l’uomo al centro del mondo responsabilizzandolo, rafforza questa ideologia. Dovremmo riflettere che la produzione di armi americane inquina più di 4-5 stati messi insieme. Oppure la produzione delle batterie con la chimica utilizzata, l’estrazione delle materie prime per non parlare del consumo delle migliaia di server delle GAFAM per finire con la gestione dei centri energetici che gestiscono i Bitcoin. (Se il bitcoin fosse un paese, consumerebbe più elettricità all’anno rispetto alla Finlandia, alla Svizzera o all’Argentina messe insieme, secondo un’analisi dell’Università di Cambridge Alternative Finance Center). Il thatcheriano TINA (there is not alternative) ha alterato i nostri neuroni, creando una sorta di ineluttabilità degli eventi, in un’emergenza permanente, una dopo l’altra o insieme. In una rivoluzione colorata sponsorizzata dalle oligarchie di Davos, Agenda 2030 è un progetto che procede per esperimenti e colpi di mano, dove i tecnici pastori si muovono per incanalare quello che viene considerato un gregge, dentro i confini che delimitano un mutamento antropologico, basato sull’annullamento della vitalità umana, dove le tecnologie si integrano sempre più verso un umano condizionato e privo di libertà e autonomia. Offrirò servizio con il fine, di dimostrare l’inganno da parte del neoliberismo, che diffondendo ormai i suoi tentacoli in ogni ambito, non ha come fine ultimo la salvezza del pianeta (che è in continua evoluzione e può esistere anche senza la nostra presenza) o della nostra specie, ma unicamente di lucrare facendo ricadere le responsabilità e i costi sulle fasce più deboli della popolazione. Viviamo un passaggio democrazia-tecnocrazia, al trionfo del liberismo più sfrenato orchestrato da un’aristocrazia che domina su una moltitudine di servi lobotomizzati, apolitici nel senso originario di politica definito da Aristotele, ossia l’amministrazione della polis per il bene di tutti, che però non riguarderà più il demos, ma l’aristos. Dal mantra di Klaus Schwab: La tua felicità si baserà sul nulla sociale: non avrai niente e sarai felice. Chi avrà, penserà e sceglierà per te. Non avrai altra identità che questa”. In altre parole, al privato il profitto e al pubblico i costi o se preferite il debito a vita.

Primo avvertimento Nel 1992, l’Unione degli Scienziati e più di 1700 scienziati indipendenti, tra cui numerosi premi Nobel firmarono il documento “World Scientists’ Warning to Humanity”. Chiesero all’umanità di limitare la distruzione ambientale e avvertivano che serve un grande cambio nella gestione del pianeta e delle sue forme di vita, se si vuole evitare una catastrofe.

Accettazione dell’Agenda 2030 (a cui seguirà una profonda analisi) riconosco tre aspetti dominanti: la colpa con la relativa espiazione e il concetto di uomo malthusiano come cancrena per il pianeta. La conseguente paura come propellente dei cambiamenti autoritari e la resilienza, che ha sostituito la parola “resistenza, ossia di accettazione passiva delle condizioni imposte con tutta l’architettura persino costituzionale del “nuovo mondo” tecnocratico. Sono meschine le dichiarazioni che siamo in troppi, facendo riferimento sempre agli altri e mai alla previlegiata casta onnivora e parassitaria. La Terra è la casa di tutti, e il mio auspicio è che la transizione ecologica non si trasformi in un colossale affare per le aziende, a scapito della popolazione e dell’ambiente stesso. La Neolingua ha già il suo slogan previsto dall’Agenda 2030: “non lasciare nessuno indietro”. La transazione ecologica o Green New Deal, che suona più figo, dovrebbe fondarsi sui tre principi non negoziabili e inderogabili per noi cittadini: pianificazione economica, giusta transizione ed equità sociale. Se il tormentone minaccioso senza fine, che ci incupisce la vita causato dalle guerre (al momento lontane) e dalle devastazioni ambientali e climatiche, non dipendesse dalla correttezza delle analisi della situazione e nemmeno dall’appropriatezza degli obiettivi da raggiungere, ma dall’errata impostazione del problema? Affidare la cura delle relazioni sociali e la natura, agli apparati di governo degli stati e alla cricca neoliberale, è sbagliato. Pretendere che a risolvere le crisi planetarie, umane ed ecologiche, siano coloro che le hanno create è illusorio e rischioso. Perché delegare questo mastodontico compito, a chi occupa le posizioni di potere ai vertici dell’economia, della tecnoscienza e della politica? Forse è tardi affidarli invece alle comunità insediate nei territori, direttamente responsabili delle relazioni tra gli esseri umani e tra loro e gli ecosistemi di appartenenza? Spero non vi abbiano turbato troppo i miei sempre propositivi quesiti, e vi invito con un piccolo sforzo, in preparazione alla seconda parte del mio pamphlet, a cominciare a unire i puntini, magari subendovi questo link da studiare criticamente a fondo.

Mario Pluchino

Le lettere nella rubrica “Scrive chi legge” riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente il parere della redazione. Gli articoli impegnano solo la responsabilità degli autori.

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2 commenti

Marco 26 February 2024 at 21:32

Il solito “Bastain contrario”, lei riesce a trasformare ogni buona intenzione da parte delle benintenzionate organizzazioni, in qualcosa di losco e contro di noi. Il governo sta facendo grandi sforzi, ma anche i cittadini devono collaborare non crede? Mi dica Mario, lei cosa fa di concreto per salvare il pianeta dalla catastrofe ambientale, dalle guerre da parte dei vari dittatori come Putin, e dalle crisi finanziarie. “Facta non verba” o detto semplicemente: Quando le parole soppiantano i fatti e distorcono la realtà, ci conducono su sentieri sempre più tortuosi e ci mettono di fronte al pericolo di diventare moralisti a buon mercato. Cordiali saluti

Rispondi
Mario 27 February 2024 at 20:01

Gentile lettore e critico costruttivo delle mie riflessioni. Lei ha pienamente ragione, io non faccio nulla di concreto, a parte essere un leone da tastiera, e criticare come lei dice ogni iniziativa del governo o altre “benintenzionate organizzazioni”. Ho atteso questo commento da tempo, e sono curioso di essere illuminato da lei che sicuramente, agisce e bada meno alle parole. Iniziamo a elencare i grandi sfori del governo, magari mi è sfuggito tutto e vivo in una bolla ideologica. Grazie per l’intervento

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