Per Francesca Comencini, madre single di tre figli, “una donna che cresce da sola un figlio è una famiglia, come lo è anche una famiglia allargata. Il figlio che vive così non è rovinato e non cresce da orfano, come invece ha detto il Papa.
I miei figli non sono né orfani né abbandonati a loro stessi, né rovinati”, ha detto la regista parlando del suo film, tratto dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella, “Lo spazio bianco”, con Margherita Buy; il film, dopo il debutto a Venezia è uscito nelle sale il 16 ottobre in 150 copie distribuito da 01.
Nel film, prodotto da Rai Cinema e Fandango, interpretato fra gli altri anche da Gaetano Bruno, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo, Maria Pajato, la storia è incentrata su Maria (Buy), un’insegnante ultraquarantenne a Napoli, appena diventata mamma senza un compagno al fianco, “imprigionata” nell’attesa di portare a casa la figlia Irene, nata al sesto mese di gravidanza. “Il mio è un ruolo meraviglioso – ha detto Margherita Buy – me ne sono resa conto subito. Questa è una storia dedicata alle tantissime donne che crescono i figli da sole, lavorando, con la loro forza e intensità. Il film poi è stato anche l’occasione per parlare di un tema spesso ignorato anche da me prima del film: quello di queste mamme che aspettano di sapere se i loro figli vivranno o moriranno”.
L’attrice, che ha ricevuto dal Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Laura Delli Colli, il premio Pasinetti per la migliore interpretazione femminile tra quelle dei film italiani alla Mostra del Cinema, ama del suo personaggio “l’essere una donna forte, solitaria e indipendente”.
Impossibile, per lei, lavorando alla pellicola, non pensare alle emozioni della propria maternità: “Avendo una figlia, questo ruolo mi ha riportato a sensazioni che ho sicuramente provato. Come anche il percorso, di sofferenza ma anche di grande crescita che fa Maria, dal desiderio di avere figli al diventare madre”.
Anche per la Comencini la maternità “è il centro della vita. I miei tre figli sono tutto quello che ho, e mi consentono di fare tutto quello che di buono faccio. Avevo già raccontato il destino di una madre, legato al mondo del lavoro, in ‘Mi piace lavorare’. Qui ho avuto l’occasione meravigliosa di raccontare le emozioni intorno alla maternità”.
La regista ha anche ricevuto due premi collaterali, vinti al Lido: il Pasinetti per il miglior film e il Gianni Astrei Pro Life, assegnato dal Movimento per la Vita e il Fiuggi Family Festival. Riguardo questo premio, Francesca Comencini ha spiegato, leggendo una dichiarazione, che “il film narra una storia personale, e non ambisce ad essere un messaggio né una bandiera”.
La regista ha anche difeso la legge 194: “Vorrei che mia figlia o tutte le sue coetanee, potessero avere accesso alla pillola anticoncezionale o alla pillola del giorno dopo o, nel caso di una gravidanza, non desiderata potessero interromperla”. Per lei “non è contro le donne che si milita per la vita”. Il movimento per la vita, precisa la Comencini “è un esercito che combatte, seppur pacificamente, una battaglia che non è la mia. Eppure siamo entrambi dalla parte della vita”. Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita si è detto rispettoso delle opinioni della Comencini pur essendo in disaccordo e ha aggiunto: “Dalla mia esperienza so che oltre 100.000 bambini sono nati per il coraggio delle loro madri.
Penso che molte mamme nei prossimi anni potranno dire ai loro figli, “tu sei nato perché ho visto lo spazio bianco. Questo film salverà molte vite umane”.
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