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22 November 2024
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Società

Lo spettacolo “Bianco e Nero” incanta il pubblico di Ginevra

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Emilia, 101 anni. Il suo viso appare sullo schermo nella sala Gandhi della Maison Internationales des associations. La sua vita è tutta scritta su quel viso, e i suoi occhi, già colmi di immagini, ancora guardano lontano. Alcune parole si compongono sullo schermo: “Andavo a lavorare nei campi e raccogliere legna anche digiuna”. Ora lavora in casa. Il suo sguardo non è spento né annoiato, Emilia pensa, fa, vive. Il ricordo più bello? Stare con la famiglia. 

I volti dei centenari sardi ritratti da Luigi Corda scivolano uno dopo l’altro sullo schermo, sprazzi di vita che illuminano il buio della sala, bianco e nero. Beppe Dettori riproduce la musica di queste vite, una musica che, come la vita, contiene tutti i colori possibili, tutte le emozioni, tutti i suoni. Questa musica sussurra, gioisce, si commuove, si incupisce nella malinconia, vola in alto su note impensate che sfumano leggere. La voce umana è lo strumento musicale più bello, e Beppe Dettori ce ne dà prova: la sua voce ora risuona ferma e piena, ora è calda come quella di un clarino, ora vibra in duetto con la sua chitarra per poi cambiare timbro trasformandosi in scacciapensieri e quindi modulare le note limpide di un flauto. Noi, sollevati e condotti dal suo canto, osserviamo i visi centenari e percepiamo lo scorrere dei loro giorni, i sussulti, la luce e il buio della loro vita.

Salvatore, 106 anni, sguardo risoluto di chi sa il fatto suo, ha fatto il pastore. “Nella vita ognuno di noi ha due vie” ci dice, “una buona e una cattiva, e ciascuno sceglie la sua a seconda della propria indole. Io ho scelto quella buona”. Il ricordo più bello? Non aver mai litigato con nessuno.

Raimondo, 100 anni, occhi grandi e quieti, andava in giro in motorino fino a due anni fa. Ci racconta che nel 1917 non smise di piovere per periodi lunghissimi, danneggiando tutti i raccolti”. Il ricordo più bello? La moglie. “Se mai ti parlassero di me chi lo sa se in fondo a te troverai un sorriso per me…” interviene il canto di Beppe Dettori.

A un tratto, i ritratti dei centenari scompaiono e lo schermo si fa nero. Noi rimaniamo qualche secondo sospesi, poi appare un vortice di piccole luci che frenetiche si avvicinano, è il cielo nero e luminoso della notte. Le stelle, turbinando, si combinano in un’immagine. Appare un viso centenario che ci guarda eloquente e che così, occhi negli occhi, ci pare di riconoscere. Poi questa immagine si disgrega nelle stelle da cui è emersa mentre altre, a una a una, si delineano e poi spariscono, luce dal buio si dissolve nel buio… Rita, Giovanni, Michele, Teresina, Iolanda…

Quando il vortice di stelle si esaurisce, noi con un sospiro riguadagniamo terra, rassicurati ora dalle immagini di nuovo definite dei centenari e dalle loro parole scolpite, nero su bianco. “Quando lavoravo in campagna finivo sempre prima degli altri perché mi impegnavo al massimo”, “Da ragazza mi arrampicavo sugli alberi per raccogliere le olive”, “Da ragazzo andavo a caccia di lepri col bastone”…

Il ricordo più bello? “Ballare”, “Mio marito”, “Rivedere tutta la famiglia a tavola ogni 15 giorni, al ritorno dalla montagna”, “Andare a tessere”, “Andare alle feste”, “È stato tutto bello”… “Gracias a la vida che mi ha dato tanto” canta Beppe Dettori. Il ricordo più bello? Ballare, ballare… pregare, pregare…

Lo spettacolo “Bianco e Nero”, ispirato al libro “100 centenari” del fotografo Luigi Corda, si è tenuto a Ginevra l’11 ottobre presso la Maison Internationale des Associations, prodotto da Kaos Lab e con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, dell’Istituto Fernando Santi, dell’Associazione Regionale Sarda di Ginevra e di Cultura Italia sans frontières di Ginevra. Lo spettacolo è stato preceduto dall’incontro con Luigi Corda, intervistato da Cultura Italia sans frontières, che ha presentato il suo emozionante libro “100 centenari”, una collezione di ritratti di 100 centenari sardi e uno sguardo sui valori fondanti della vita.

Agnese Mariotti

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