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21 November 2024
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Lo Stato Ideale I

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Prendendo spunto dalla opera di Platone “La Repubblica”, può essere interessante passare dall’applicazione del modello Ideale alla realtà del nostro tempo. Lo Stato Ideale è lo stato che si riconduce alle Idee, uno stato filosofico che nella realtà non c’è, ma potrà essere realizzato. Per realizzare questa utopia “Utopia” può significare sia “Non-luogo”, cioè luogo che non c’è, sia “Luogo migliore”, zona felice, sì dovrà seguendo il pensiero del filosofo partire dai mali del presente. Quali erano i quattro vizi di ogni governo al suo tempo, e come in un gioco immaginario applicarlo ai numerosi governi che si sono succeduti nella nostra epoca? Vediamo i quattro vizi tipici di ogni governo enunciati dal filosofo:

  •  L’incompetenza al potere

Platone ritiene necessaria una divisione in gruppi sociali, non basata sulla nascita ma sul merito. Secondo lui ciascuno deve occuparsi solo di ciò che sa fare e non improvvisarsi professionista in attività per le quali la comunità non ha investito nella sua preparazione

Ai nostri giorni i cosiddetti tecnici hanno spesso agito per conto di forti interessi esterni legati alla finanza nazionale o estera. Il governo inoltre essendo una repubblica parlamentare e avendo una maggioranza che governa per un mandato legislativo, nomina i propri rappresentanti al parlamento in base alle competenze che si suppongono dell’incarico ricevuto. In realtà ogni parlamentare ha il suo ruolo ben definito in base alle strategie di mantenimento del potere, e cambia spesso poltrona e ruolo a seconda delle proprie convenienze. Spesso i troppo competenti con intenzioni reali di cambiamento, vengono messi da parte o impossibilitati di svolgere il loro mandato. Nella sudditanza finanziaria verso l’unione Europea e il diktat di Washington, non contano tanto le competenze ma le imposizioni poste dai padroni delle grandi corporation, che agendo indisturbate e libere da sgravi sia fiscali come di rispetto delle nostre costituzioni impongono le cariche politiche con compiti di sudditanza e servilismo, generando un’incompetenza generale nei rappresentanti al governo. Lo stesso vale per i giornalisti che dovrebbero diffondere l’informazione reale basata sulla loro competenza di indagare sui fatti, ed esporli senza dovere rendere conto al pensiero unico del linguaggio neoliberista, imposto da coloro che finanziano i giornali stessi o i siti e mainstream, vigilati oltre che dai loro redattori, nella rete dagli algoritmi imposti dai motori di ricerca con l’arma della censura, anch’essi di provenienza a stelle e strisce. Più incompetenza e servilismo da parte di chi governa o diffonde le informazioni, e più possibilità di carriera dunque. Ho tralasciato il capitolo sulla non meritocrazia imperante in Italia, fatta di clientelismo, e raccomandazioni al servizio del potere.

  •  Il perseguimento dei propri interessi

I politici sfruttano i vantaggi che derivano dalle loro cariche per fare i propri interessi e aumentare il loro prestigio, non per il bene del popolo (alcuni esempi)

1) La commissione contenziosa del senato, è pronta a ripristinare il vecchio sistema di calcolo per i vitalizi degli ex parlamentari. Mentre il governo si impegna per sedersi al tavolo delle trattative con i sindacati per la nuova riforma delle pensioni, il senato è ormai vicino a fare un passo indietro riguardo al taglio dei vitalizi, fregandosene della povertà sempre più dilagante.

2) Leggo che tre parlamentari federali su quattro incassano soldi da attività o mandati accessori. Un esponente grigionese percepisce oltre 400.000 franchi grazie solo a tre consigli di amministrazione. Riporta la “NZZ am Sonntag” di un consigliere agli Stati, che riceve 140.000 franchi quale presidente a tempo parziale in una delle organizzazioni mantello degli assicuratori.

3) Sul tema degli stipendi dei parlamentari italiani, la prima voce è l’indennità, quella che nel linguaggio comune è definita “stipendio”, seguono la diaria e i rimborsi: per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”, per le spese accessorie di viaggio e per i viaggi all’estero, per le spese telefoniche. Completano la scheda le voci sull’assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie e sui trasporti. Tempo fa inserì un link che conteneva tutti gli stipendi pubblicati dei nostri deputati parlamentari che ci rappresentano all’estero, ed è veramente clamoroso che, questa informazione mi sia stata censurata, essendo disponibile a tutti sulla rete. Si fanno i soliti discorsi sulle tasse che sono sempre ingiuste, dei tagli alla cultura e della chiusura delle sedi Consolari o luoghi d’incontro, e di come Roma e tutti i governi senza eccezioni si mostra ingrata nel dare e arrogante nel chiedere. Si dovrebbe adottare come nel settore privato del business, il principio delle merci secondo cui un prodotto esce dalla produzione, se non genera un guadagno. Così anche per i politici, e di tutta la casta che ne trae lucro, sarebbe da tagliare tutti i rami secchi che non producono benessere per coloro che li hanno votati. Ma aimè, siamo noi popolino che prendendoli come modelli, emulandoli, pecchiamo sia di solidarietà verso i bisognosi, i diversi o lo straniero, che curiamo unicamente il nostro orticello perché cosi fan tutti. Tralasciando il discorso sull’inefficienza dei servizi, delle furberie perpetuate da molti cittadini per evadere il fisco, e delle false promesse anche dei nostri rappresentanti in periodi di campagna elettorale, tutta tace quando si parla dei profitti e previlegi dei politici, sia italici che nella nostra confederazione o di chi ci rappresenta nella comunità italiana. Alla fine la lotta non è più verticale, ma orizzontale tra i volenterosi rappresentanti e la comunità che oltretutto latita o si iscrive ad’ un partito o associazione formando dei gruppi in perenne contrasto tra di loro. O sei del PD o della lega o m5s è importante, per fingere delle effimere battaglie contro l’altro che è sempre il furbacchione di turno. Si fanno battaglie sanguinose per dare più diritti civili, e si smantellano quelli sociali, con la complicità del partito di turno, che si limita al perseguimento dei propri interessi personale, come ai tempi di Platone. Con la differenza che allora la società era chiaramente divisa, tra cittadini e schiavi. Sono cambiati solo i termini, e la natura umana è rimasta la stessa oserei dire.

Mario Pluchino

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