Segue la riflessione sullo stato ideale con i quattro vizi di ogni governo enunciati da Platone, e confrontati con la nostra epoca. Senza pretese di enunciare delle verità o giudizi definitivi, vediamo il terzo di questi vizi tipici di ogni governo enunciati dal filosofo:
La competizione agli alti vertici
“Il potere richiede, per esser mantenuto, conflitti e lotte di sangue, giustificando guerre e congiure”
Sarebbe riduttivo elencare i molteplici soprusi imperialisti effettuati dai governi europei, cinesi o statunitensi, ai danni dei paesi più poveri, ma ricchi per quanto riguarda le loro risorse energetiche, alimentari e forza lavoro. Chi controlla l’energia e l’informazione (come diceva Grillo vent’anni fa) ha in mano il potere.
Come competere agli alti vertici in tema di sviluppo industriale, tecnologico e di ricerca, se il paese di cui siamo colonizzati impone con l’arma del dollaro, dell’alta tecnologia in ogni ambito, del controllo della rete e dell’informazione planetaria? Imponendoci i tassi d’interessi per lo scambio di merci che a loro convengono, piazzando le loro basi militari in ogni angolo del pianeta ed esportando le loro guerre preventive o “democratiche” in nome della lotta al terrorismo, e chiedendo ai paesi colonizzati d’inviare le loro truppe sui campi di battaglia negli stati cosiddetti canaglia che ancora o in parte credono in una loro sovranità e resistono a non allinearsi a questa competizione impari (vedi Afghanistan, Iran, Cuba, Venezuela e Corea del Nord).
Come competere agli alti vertici, nel nostro piccolo mondo italofono svizzero, per il caso della truffa sui fondi pensione a danno dei nostri connazionali? I nostri rappresentanti sono apparentemente senza armi e certamente in buona fede, ma nei loro comportamenti si dimostrano cinici e (come diceva Petta) da buoni amici vanno a braccetto in pizzeria con i delegati delle istituzioni, mostrando per niente pudore quando fanno credere di avere fatto tutto il possibile. L’importante è non alzare mai la voce con il superiore per mantenere la poltrona e la visibilità per decenni.
Come competere agli alti vertici sulle decisioni prese dal consolato o chissà dal Ministero sul destino delle Case d’Italia o dei Consolati in Svizzera. Se la comunità con le varie associazioni che dovrebbero trovare spazio e rispetto, non hanno nessuna voce in capitolo, anzi vengono prese in giro e scarnate si dà coloro che dovrebbero rappresentarli, come dai delegati del governo di turno?
Come ai tempi di Platone, per essere mantenuto, il potere richiede delle vittime che si compiono nei paesi sviluppati ai danni dei cittadini, sempre più svuotati dei loro diritti sociali, e lotte di sangue nel sud del pianeta tramite il controllo del flusso migratorio e delle risorse energetiche. Niente è cambiato dunque, anzi forse con l’avvento delle Sardine, mostriamo la nostra infelice e incosciente sottomissione, sperando che essendo in tanti a belare, inneggiando alla pace, l’uguaglianza, la non violenza e la neutralità politica, rivendicando con il sorriso semplicemente di esserci, chi detiene il potere si impietosisca.
Ogni nuovo movimento nato dal basso, tramite i loro capi che tradendo l’impulso nascente, dopo avere ottenuto l’ingresso nelle stanze del “potere”, verrà assorbito voracemente dal sistema (vedi M5s). In pratica agli alti livelli è in atto una guerra commerciale senza tregua e la competizione tra le corporation e gli stati che li rappresentano, sarà all’ultimo sangue, e lascerà sul campo pochi vincitori (vedi settore automobilistico, tecnologico e alimentare). Intanto i movimenti di contestazione negli ultimi anni vanno moltiplicandosi. Così dopo i venerdì per l’ambiente di Greta Thumberg, spuntano le Sardine di Bologna. La domanda da porsi è, come reagisce chi gestisce il potere di fronte ai vari
movimenti? Con manganelli e repressione, se davvero la contestazione mette in pericolo la tenuta del sistema. Vedi le giubbe gialle in Francia, le proteste a Hong Kong o i movimenti anti Tav in Piemonte. Nel caso delle Sardine e dei movimenti per l’ambiente, si risolve nella celebrazione mediatica permanente, o beatificazione giornalista immediata con tanto di trasmissioni dedicate. Le sardine si riuniscono in branco, perché questo permette loro di difendersi, proteggersi e affrontare i nemici. Durante la loro migrazione annuale verso il Sudafrica, milioni di sardine depositano le uova, che si trasforma in cibo facile per molti predatori come delfini, sule, pinguini, squali, otarie e balenottere. L’unione a proteggere la loro vita è letteralmente la forza del branco. Ecco così lo vedo questo
movimento. Unito a fianco dei loro carnefici, contro tutti coloro che si oppongono al pensiero unico del neoliberismo. In questo modello di società ai bassi vertici aumenterà la guerra trasversale tra il ceto medio e i poveri in aumento, per difendere l’unico diritto ancora rimasto, quello d’acquisto. Ovviamente ci penseranno i diritti civili acquisti a distrarci, dai diritti sociali sempre più esigui. La competizione in questa epoca è sempre più concentrata, nell’economia concreta che ha come principio la lotta senza tregua e all’ultimo sangue, che nessuno oggi, né di destra né di sinistra, mette in discussione. Tutti i governi e gli organismi finanziari si sforzano di promuovere la competitività della propria economia come meccanismo dominante, e gli imprenditori sono costantemente impegnati nel rendere competitiva la propria azienda. Siamo sempre più convinti, che se siamo al punto di benessere attuale (almeno materiale) è merito della competizione, benché della sua sostenibilità si comincia a dubitare.
Per concludere sul terzo vizio dello stato “La competizione agli alti vertici”, non mi posso esimere da non spendere alcune righe sullo sproporzionato potere delle banche centrali. Esse dovrebbero essere
pubbliche per fare i reali interessi dei cittadini, ma ciò è vero solo per un ristretto numero di banche. Nel mondo sono pubbliche solo quella del Venezuela, Iran, Russia, Cina, e pochissimi altri paesi. Pura coincidenza che questi paesi siano quelli più in “guerra” con l’egemonia del dollaro di stampo atlantista? Se la banca è pubblica il denaro che emette non crea alcuna forma di debito con nessuno. Se invece la banca è privata come la FED, questa crea denaro solo a fronte della fornitura di Titoli di Stato, creando di fatto un debito nei confronti della FED e dei suoi azionisti o proprietari che sono di norma banche nazionali e le famiglie, fondi di investimento ed azionisti che le posseggono.
La competizione agli alti vertici si manifesta soprattutto presso le grandi multinazionali, con le loro politiche economiche aggressive, mettendo in pratica una forma estrema di capitalismo, Sono istituzioni come la Banca mondiale (Banca mondiale) e il Fondo monetario internazionale (FMI), che appoggiano il gioco delle multinazionali diventano così parte del problema, invece di essere parte della soluzione per dare a tutti gli stati una possibilità di crescita e di benessere. Le banche posseggono degli strumenti di prestito e li usano in combinazione con la consulenza politica per obbligare la direzione economica e politica dei paesi da sottomettere. In più avendo questi paesi il predominio economico, essi posseggono con grande vantaggio un potere sia tecnologico che militare. Insomma, una lotta impari, in cui a parte gli USA solo la Cina è in grado di opporsi. Senza proclamare complottismi di carattere “fake news”, sarebbe meritevole una profonda analisi dello spauracchio del Virus Coronas che domina la scena mondiale mediatica da diverse settimane ormai. Le coincidenze e gli eventi poi avveratesi, proprio in quelli stati che non allineati o in contrasto con gli USA, sono propri quelli inizialmente più colpiti non solo a livello umano, ma soprattutto economico e di immagine per i prossimi anni a venire. Ma mi limito a queste poche considerazioni sul tema, dato che ne resterei contaminato come un virus mediatico e psicologico che sembra non volere arrestarsi. La domanda semplice da porsi, è chi ci guadagna da tutta questa pandemia virale e mediatica? Già eravamo diffidenti nei confronti degli altri prima del Coronavirus (spesso razzisti). Figuriamoci adesso! Alla fine, finiremo per accentuare questa situazione e sarà un altro colpo alle relazioni sociali.
Sono convinto che gli effetti della competizione come fattore disgregante appaia nella sua evidenza, riassumibile nella predazione sistematica e totale di tutto ciò che non è difeso con vigore e sovranità: il terzo mondo, l’ambiente naturale, il tempo personale e familiare, la sicurezza del lavoro e l’identità stessa della persona umana. Sorge spontanea la domanda dei volonterosi e ottimisti come il sottoscritto attivista da tastiera: con cosa la sostituiamo questa “competizione agli alti vertici”? Quale altra dinamica ha un simile potere di autoregolazione e una simile spinta al miglioramento?
Mario Pluchino