Lo sviluppo umano integrale è al centro del recente videomessaggio rivolto da Papa Francesco ai partecipanti all’Incontro “The economy of Francesco”.
Ad una mentalità economicistica, oggi tanto diffusa tra la gente e sostenuta dai grandi centri di potere finanziario, economico e mediatico mondiale, secondo cui lo sviluppo umano dipende pressoché esclusivamente dalla produzione di beni, dal loro consumo e dal loro commercio in una dimensione globalizzata, il richiamo del Papa ad un diverso concetto di sviluppo può risuonare talmente insolito da sembrare ingenuo o, al più, eccessivamente speranzoso.
Eppure, tale mentalità, che è prima di tutto culturale, finisce col giustificare modelli economici con forte influenza sociale e ampio potere di determinazione politica, che sono all’origine dell’«attuale sistema mondiale insostenibile», da sempre denunciato da Papa Francesco.
È talmente insostenibile che non bastano correttivi o palliativi che lasciano comunque funzionante tale sistema. È l’ora di una «diversa narrazione economica» e di una «nuova cultura».
E una «nuova cultura», capace di una «diversa narrazione economica», non può essere che umanistica e umanistica integrale, nel senso di dare il primato su ogni cosa alla persona umana, considerata nella sua irripetibile singolarità e nella sua essenziale relazionalità sociale.
Solo in questa prospettiva antropologica l’uomo è sottratto alla soffocante unilateralità dell’homo oeconomicus, viene liberato dalle catene dell’individualismo egocentrico, non corre il rischio di annullarsi in un collettivismo amorfo.
Ma la costitutiva relazionalità sociale abbisogna di assumere una qualità fraterna. È la grande tematica svolta da Papa Francesco nella sua ultima Enciclica: «Gesù non ci chiama a domandarci chi sono quelli vicini a noi, bensì a farci noi vicini, prossimi» (“Fratelli tutti” n.80).
Ora, l’intrapresa, cui il Papa invita i giovani, quella di un rinnovamento culturale tale da scalzare l’«attuale sistema mondiale insostenibile» per uno sviluppo umano integrale, è di tale portata epocale da non potersi attuare se non in una graduale progressività.
A questo fine, occorre puntare, in ogni ambiente, a principiare da quello ecclesiale, su una pedagogia ben studiata ed organizzata in maniera sistematica.
Il primo passo di tale pedagogia potrebbe essere quello di educare al rispetto, come pilastro fondamentale per costruire un nuovo percorso di vita. Rispettare gli altri, prima di tutto, nella declinazione fraterna di Papa Francesco, perché «siamo fatti per l’amore» (“Fratelli tutti” n.88). Infatti, «la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza» (“Fratelli tutti” n.87).
E, rispettando gli altri, si rispetta se stessi, perché lo sviluppo umano integrale comporta una necessaria complementarietà e interdipendenza che si attivano per il bene comune solo in una comunità fraterna di tutti, che dandosi a tutti, crescono nella propria umanità.
Franco Aufiero
Ex Presidente della Commissione
“Terza età, assistenza e promozione sociale”
Comitato degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.) di Lucerna – Svizzera