La risoluzione, con il voto favorevole anche della Russia e della Cina, si era resa necessaria dopo le esercitazioni balistiche in dicembre e il terzo test nucleare il 12 febbraio scorso
La Corea del Nord ha minacciato la settimana scorsa un “attacco nucleare preventivo” contro gli Usa, ma la causa della minaccia non erano le manovre militari congiunte Usa-Corea del Sud nella zona, quanto la risoluzione che il Consiglio di sicurezza dell’Onu stava per approvare contro lo “Stato canaglia” dell’estremo Oriente. Insomma, la voce grossa è stata fatta non perché gli Usa e la Corea del Sud stavano per attaccare la Corea del Nord, ma perché quest’ultima voleva impedire che la risoluzione Onu andasse in porto.
Perché si è arrivati alla risoluzione? Per una serie di buone ragioni. La prima è che la Corea del Nord ha sperimentato missili a lunga gittata con lo scopo dichiarato di servirsene contro gli Usa. I missili hanno fatto flop, ma l’ultimo, lanciato a metà dicembre, ha avuto successo. Il che vuol dire che la Corea del Nord può rappresentare una minaccia, per quanto essa sia relativa, in quanto i missili possono essere neutralizzati dagli Usa molto prima che arrivino sul suo territorio.
La seconda ragione è che la Corea del Nord ha compiuto il 12 febbraio scorso, quindi poco più di un mese fa, un test nucleare, il terzo, quindi sta percorrendo un’escalation che non promette nulla di buono. Se si dota di armi nucleari, il regime nordcoreano fa paura, perché un Paese dittatoriale della peggiore specie non si fa scrupoli a usarle. La terza ragione è che la Corea del Nord non ha mai accantonato le mire annessionistiche sulla Corea del Sud. Questa è una nazione ricca e democratica, mentre quella del Nord è povera e sottosviluppata a causa del regime che non concede né libertà politiche, né libertà economiche. Ce n’è abbastanza per temere un conflitto che destabilizzerebbe l’area del Pacifico.
In previsione di possibili tensioni, derivanti soprattutto dall’espansione economica e territoriale cinese, Obama ha di fatto abbandonato il medio Oriente alle sue eterne e inconcludenti beghe per spostarsi nell’area del Pacifico, tra le aree al mondo più importanti dal punto di vista economico. Ha iniziato a creare basi e a installare radar in Australia, in Corea del Sud e nelle Filippine, sia in previsione della crescita della Cina e della sua potenziale minaccia, sia soprattutto della tensione proveniente proprio dalla Corea del Nord, difficile da controllare, arroccata com’è in difesa di un regime vuoto e pericoloso.
Si comprende come lasciare ad un regime chiuso e repressivo la gestione di una serie di ordigni atomici sia una scelta poco ponderata. Di qui, la risoluzione Onu, approvata all’unanimità dagli Stati che ne fanno parte. La vera novità è che la risoluzione è stata approvata anche dalla Russia (e fin qui tutto sembra pacifico) e soprattutto dalla Cina, alleata della Corea del Nord, almeno finora.
La verità è che della Corea del Nord non si fida nemmeno la Cina, che vuole un’area senza tensioni, mentre la Corea del Nord le tensioni va a cercarsele. La Cina, come dicevamo, teme che la Corea del Nord faccia dei passi avventati, le cui conseguenze poi ricadranno sull’intera regione. Dunque, ha preso le distanze sbloccando una situazione che rischiava di degenerare.
L’ambasciatore cinese aveva detto che l’accordo sarebbe stato trovato “entro la settimana” e così è stato. Susan Rice, ambasciatrice Usa presso l’Onu, ha dichiarato: “La Corea del Nord non otterrà nulla attraverso nuove minacce e provocazioni. L’unico risultato sarà quello di un ulteriore isolamento”. Da parte sua, il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha messo le mani avanti: “Non saranno più ammessi nuovi test atomici”, altrimenti, par di capire, dalle sanzioni si passerà alle maniere forti.
Quali sono i punti delle sanzioni? Il giro di vite si esercita su attività finanziarie e circolazione di fondi nordcoreani e commerci di beni di lusso “con un bando dettagliato alla vendita di gioielli, yacht e auto sportive”. Ci saranno rigidi controlli sul personale diplomatico, in modo particolare sulle attività bancarie e sui trasferimenti di fondi illeciti.