Secondo i sondaggi, le inchieste e i giudizi degli esperti la maggioranza della classe operaia (o di quello che ne resta) ha abbandonato la sinistra e vota per la maggioranza, come del resto accade anche per le altre categorie di lavoratori. Com’è possibile? Può darsi che ci siano meriti della maggioranza e del suo leader, ma è ben possibile che ciò dipenda anche da un’opposizione che è confusionaria e contraddittoria, irrispettosa della legalità e del buon senso, al punto che offusca le contraddizioni e le insufficienze del centrodestra. Per motivi di spazio e di sintesi prendiamo ad esempio solo tre temi di grande attualità come l’immigrazione, il referendum e la recente contestazione di Claudio Rinaldini della Cgil da parte di un gruppo di Cobas. Chiamato in causa perché ha parlato di “retorica xenofoba” il Presidente della Repubblica ha risposto che quando lui era ministro degli Interni durante il primo governo Prodi la linea nei confronti dell’immigrazione “si ispirava a due principi inscindibili”: “apertura lungimirante ma disciplinata, e quantitativamente
limitata, ai flussi d’immigrati regolari (…) e contrasto netto all’immigrazione clandestina”. Diciamo subito che si tratta di due principi condivisibili che però l’attuale opposizione non ha mai applicato, tanto è vero che con il secondo governo Prodi sono state aperte le porte ed ora si polemizza sui “respingimenti” e si insiste sull’accoglienza, quando si sa che accogliere tutti non è possibile ed anzi è dannoso perché impedisce qualsiasi integrazione, anche di chi è regolare. Secondo esempio. Il 21 giugno si vota su un referendum promosso e benedetto dalla sinistra ma l’opposizione, dopo averlo appoggiato, vota no o vota in parte sì o non va a votare per far mancare il quorum perché il referendum, nato come trappola per Berlusconi, si sta rivelando un favore a lui servito su un piatto d’argento. Terzo esempio.
36 impiegati comunali di Portici, denunciati per assenteismo e malattie fasulle, dal giudice sono stati reintegrati nel posto di lavoro. Il sindacato da decenni difende i privilegi degli occupati anche contro il buon gusto e la legalità e con manifestazioni oceaniche si oppone all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, spesso chiudendo tutti e due gli occhi sulle manifestazioni violente, sulle occupazioni abusive, sulle devastazioni o addirittura soffiando sul clima di odio. E l’opposizione ammicca o addirittura batte le mani o ancora approva. Risultati? Non si vede una linea di chiarezza, di legalità, di buon senso, ma solo contraddizioni e confusione. Al posto di lottare a gran voce per la dignità e le giuste retribuzioni ma anche per i doveri e la responsabilità – cosa che non fa, colpevolmente, nemmeno la maggioranza o non fa abbastanza, se non altro per ruolo – al posto di privilegiare la sicurezza e l’integrazione effettiva (non solo quella genericamente declamata),
si facilitano le condizioni di insicurezza e di odio. Se è la schizofrenia a guidare
le scelte dell’opposizione non c’è da stupirsi della deriva politica ed elettorale, oltre che morale, in cui naviga.