Secondo un’idea sviluppata dagli esperti, è il momento dell’anno in cui iniziamo a vivere oltre le nostre possibilità
Durante i secoli l’umanità ha usato le risorse naturali per costruire il mondo in cui viviamo adesso fatto di città, strade ed infrastrutture, ma anche per produrre il cibo e creare prodotti per assorbire la nostra anidride carbonica. E tutto questo utilizzando le risorse naturali che il nostro pianeta offre, ad un tasso, stimano gli esperti, all’interno del budget della Terra. Ma a partire dalla metà degli anni settanta, abbiamo superato una soglia critica: il consumo umano ha cominciato a superare le risorse che il pianeta poteva produrre.
Il 20 agosto è stato il giorno dell’Earth Overshoot Day, ovvero quello in cui l’umanità ha esaurito il suo budget ecologico per l’anno in corso. Questo significa che stiamo vivendo oltre il limite, che l’uomo sta divorando la Terra. Dopo questa data manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera. L’allarme arriva dal Programma ambientale dell’Onu (Unep) che attraverso il gruppo di scienziati che studiano i flussi globali di materie prime (Irp-International resource panel) ha diffuso il rapporto ‘Global material flow and resource productivity’ che misura la domanda e l’offerta di risorse naturali e di servizi ecologici: in circa 8 mesi consumiamo più risorse rinnovabili e capacità di sequestro di anidride carbonica di quanto il pianeta possa mettere a disposizione per un intero anno.
Il cibo, le case, le auto, l’energia che usiamo richiedono una quantità spropositata di materie prime tanto che l’estrazione di combustibili fossili, metalli e altri minerali è triplicata negli ultimi 40 anni: da 22 miliardi di tonnellate di materie estratte nel 1970 si è arrivati a 70 miliardi di tonnellate nel 2010.
Un’ accelerazione si è avuta dal 2000 soprattutto per lo sviluppo industriale ed urbano delle economie emergenti (Cina, India e Paesi del sud est asiatico) che hanno chiesto una quantità senza precedenti di ferro, acciaio, cemento, energia e materiali per le costruzioni. Di questo passo, se non si interviene con un freno, questa quantità triplicherà entro il 2050.
I paesi più ricchi consumano risorse in media 10 volte più dei paesi più poveri e il doppio della media mondiale e a questo ritmo nel 2050 ci vorranno 180 miliardi di tonnellate di materiale ogni giorno per rispondere alla domanda dei 9 miliardi di abitanti del Pianeta. Un sovrasfruttamento che potrebbe non essere sostenibile nel tempo: con l’esaurimento delle risorse peggiorerebbero i cambiamenti climatici e aumenterebbero inquinamento, rifiuti, erosione del suolo e dei bacini d’acqua.
“Il ritmo allarmante con cui vengono estratti questi materiali sta già avendo un grave impatto sulla salute e sulla qualità della vita delle persone – ha affermato il co-presidente dell’Irp Alicia Bárcena Ibarra – dimostrando che i modelli prevalenti di produzione e consumo non sono sostenibili”.
Continuando così non invertiremo più il ritmo attuale e ogni anno il giorno in cui esauriamo il budget annuale di risorse naturali continuerà a cadere sempre prima. Nel 1993 l’Earth Overshoot Day – così tecnicamente definita la data in un determinato anno in cui il consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del pianeta – è stata il 21 Ottobre. Nel 2003 il 22 Settembre.
Dato il trend attuale una cosa è certa: l’Earth Overshoot Day tende ad arrivare qualche giorno prima ogni anno. Il fatto che noi stiamo usando o “spendendo” il nostro capitale naturale più velocemente della sua capacità rigenerativa equivale a dire che i nostri costi sono superiori ai ricavi. In termini planetari, il costo dell’eccesso di spesa ecologica sta diventando più evidente di giorno in giorno. Il cambiamento climatico (il risultato dell’emissione di gas climalteranti sempre più veloce della capacità di assorbire di foreste ed oceani), né è il risultato più evidente e probabilmente il più preoccupante.
Ma ne esistono altri come la riduzione delle foreste, la perdita delle specie viventi, il collasso della pesca, i prezzi sempre più alti delle materie prime. E, avvertono gli scienziati, “i paesi a basso reddito chiederanno più risorse naturali per raggiungere lo stesso livello di sviluppo dei paesi ad alto reddito “contribuendo a conflitti locali come quelli nelle zone in cui l’estrazione compete con l’agricoltura e lo sviluppo urbano”.
[email protected]
foto: Ansa