L’estate degli anticicloni: da Annibale a Scipione, da Caronte a Minosse, da Nerone a Caligola
Dunque, siamo nel periodo in cui imperversa Lucifero. Ne avremo, anche se la punta massima sta per essere dietro le nostre spalle, fino alla fine del mese: caldo con punte di 37-40 gradi nel bacino del Mediterraneo, ma caldo anche nel centro nord dell’Europa. Lucifero si spinge fin verso la Lituania e la Scandinavia, a meno che non voglia giocarci un tiro… luciferino e sparire dalla circolazione. Nel qual caso potremmo rimpiangerlo. I nomi degli anticicloni che portano caldo arrivano tutti dall’Africa e dintorni (Azzorre) e vengono assegnati dall’Istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino. Quest’anno, forse grazie a fortunate definizioni divulgate in rete, Antonio Sanò, direttore di Meteo.it, ha surclassato Berlino ed ha personalizzato gli anticicloni. Bisogna ringraziarlo, perché ci ha dato l’impressione di incontri, seppure meteorologi, con personaggi della storia, della mitologia e della letteratura.
Lucifero, dunque, è il personaggio (o entità) di questi giorni. Significa letteralmente “portatore di luce” ed era, secondo la Bibbia, l’angelo più splendente e più vicino a Dio. Senonché l’ambizione gioca brutti scherzi e lui non si accontentò di essere vicino a Dio, voleva mettersi al suo posto, cancellarlo. Si ribellò, dunque, e nella disubbidienza è diventato il simbolo del Male, conosciuto con il nome di Satana, signore dell’inferno, dove, secondo il Vangelo, c’è “pianto e stridor di denti”. L’inferno è rappresentato come luogo di fiamme, quindi di fuoco, dunque di caldo. In aprile, verso fine mese, l’anticiclone che portò tepore e sole passò sotto silenzio dal punto di vista del nome indicato dall’Università di Berlino, perché più fortunata fu la definizione dello sconosciuto che la mise in rete: Hannibal. Tutti pensarono al personaggio del film “Il silenzio degli innocenti” che seduceva le sue vittime per mangiarsele, ma a giugno si capì che non si trattava di Hannibal, ma di Annibale, il famoso condottiero cartaginese che prima di seguire suo padre Amilcare in Spagna giurò sull’altare degli dèi e alla presenza del genitore odio eterno a Roma e ai romani. Quando Cartagine, uscita a pezzi dallo scontro con Roma nella prima guerra punica (264-241 a.c.), gli affidò il comando del suo esercito, Annibale partì con quel giuramento nel cuore. Batté i romani in numerose battaglie, ma il suo genio militare si dispiegò appieno nella battaglia di Canne (2 agosto 2016), in Puglia, dove Roma fu umiliata e i romani tutti uccisi (circa 80 mila uomini). Annibale morì suicida nel 182 a.c. in Bitinia, Asia Minore, dove si era rifugiato per non cadere nelle mani di Roma decisa a farla finita con lui.
A giugno, dunque, si capì che si trattava del cartaginese Annibale sia perché l’anticiclone proveniva dall’Africa, sia perché il nome dell’anticiclone successivo fu chiamato “Scipione” (Publio Cornelio Scipione), detto l’Africano Maggiore perché fu lui, dopo i tentennamenti di Annibale dopo la battaglia di Canne e dopo che le popolazioni italiche si strinsero attorno a Roma, a portare la guerra direttamente in Africa, a Cartagine, che nella battaglia di Zama (202 a.c.) fu distrutta uscendo definitivamente fuori dalla storia. E veniamo a luglio, quando si passò dalla storia alla mitologia, con Caronte, che nella religione dei greci era il traghettatore dei morti nell’Ade, cioè nel regno dei morti. Caronte accompagnava le anime dei defunti da una riva all’altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro corpi avevano ricevuto gli onori funebri e se avevano con sé di una moneta per pagare il viaggio. Dopo l’anticiclone Caronte c’è stata un po’ di frescura, ma subito è arrivato Minosse, mitico re di Creta, figlio di Zeus e di Europa. Si dice che Minosse chiese a Poseidone un toro per il sacrificio, ma siccome l’animale era molto bello, se lo tenne per sé. Poseidone, per vendicarsi, fece innamorare Pasifae, la moglie di Minosse, del toro. Da quell’unione nacque il Minotauro, mezzo uomo (dalla cintola in giù) e mezzo toro (dalla cintola in su), che Minosse face rinchiudere nel Labirinto, costruito su sua richiesta da Dedalo, in modo tale che chi vi entrava non trovava più la via di uscita.
Cosa c’entrano Caronte e Minosse con il caldo? C’entrano, perché il primo da Dante (canto III, 109) è descritto “Caron dimonio, con occhi di bragia”, il secondo (canto V, 4), all’ingresso del secondo cerchio dell’inferno: “Stavvi Minos orribilmente, e ringhia: essamina le colpe nell’entrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia”.
Ad agosto ritorniamo alla storia con gl’anticicloni Nerone (fece incendiare Roma nel 64 d.c.) e Caligola, che non c’entra nulla con il caldo (fu soprannominato Caligola perché fin da bambino portava le scarpe militari, chiamate caligae. Eccoci, dunque, tornati a Lucifero: godiamocelo senza pensare al personaggio di Lucifero, da cui è meglio stare alla larga.