Migrazione: c’è un nuovo modo di parlarne. Oltre la logica delle tesi contrapposte urlate dai media. Un modo più composto ed utile alla nostra società ormai integrata. Un modo che parte da un semplice dato di fatto. Che la migrazione ed i fenomeni ad essa collegati
fanno ormai parte della realtà e dobbiamo imparare a conviverci. Nelle cause. Negli effetti. Nel dialogo. Fra vecchie e nuove presenze sociali. Vicine, ma soprattutto: lontane. Passando dalla pratica alla teoria. Ovvero: esaminando senza pregiudizi le cause di cui i fenomeni migratori diventano un semplice effetto. Queste le premesse del Middle East Mediterranean Summit-MEM terminato lo scorso fine settimana a Lugano. Organizzato da Boas Erez e dall’esperto arabista Gilles Kepel, rispettivamente Rettore e docente presso la Università della Svizzera Italiana-USI di Lugano, il Summit si è concentrato sulla “Primavera Araba”. Ovvero i cambiamenti socio-politici che dal 2010 agitano i paesi che vanno dalla penisola araba sino a comprendere gran parte delle nazioni nord-africane che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Ad esempio: Siria, Libia, Egitto, Yemen, Tunisia, Iraq, Giordania. Il metodo proposto dal Summit è innovativo. Centocinquanta studenti di trenta differenti nazioni per otto giorni hanno liberamente elaborato proposte su temi come: la ricostruzione delle regioni devastate dai conflitti; nuove dinamiche sociali nei paesi arabi; arte, letteratura e cinema per la comprensione delle società medio-orientali. In seguito il risultato delle loro discussioni è stato presentato ad autorità economico-politiche internazionali di altissimo livello, tra cui: Muzahm Quassim Al-Khayat, responsabile della ricostruzione delle province dell’Iraq; Kamel Akrout, Consigliere per la sicurezza del Presidente della Tunisia; Philippe Etienne, consigliere del Presidente francese Emmanuel Macron per la politica estera; il Consigliere Federale Ignazio Cassis, capo del Dipartimento Federale degli Affari Esteri svizzero. In linea di massima, le giovani generazioni medio-orientali per i loro paesi chiedono una informazione svincolata da condizionalmenti ideologici e politico-sociali. Di avere una società libera di sfruttare le occasioni di rinnovamento offerte dalle nuove tecnologie. Di migliorare le condizioni di vita e raggiungere la piena inclusione sociale. Queste richieste sono state ufficializzate in un documento, il «Lugano initiative», che ora diventa il punto di partenza per le discussioni della prossima edizione 2019. Riconosciamolo: il Summit-MEM non nasce con l’intento di fare grandi numeri. Ma di avviare la comprensione degli fenomeni migratori grazie alla forza silenziosa del dialogo accademico. Seguendo questo percorso il Summit-MED 2018 ha già raggiunto un risultato inatteso. Alla base di eventi anche controversi come quelli migratori c’é un desiderio di conseguire le nostre stesse conquiste culturali. Le nuove presenze nella nostra società oggi ci chiedono semplicemente di condividerle.
NL TOMEI