Sabato, 29 settembre scorso, si è svolta all’ Università di Basilea la conferenza mafia in Svizzera.
Insieme al giornalista Cyrill Pinto che ha pubblicato diversi articoli in merito ha partecipato l’illustre sostituto procuratore Antonio di Bernardo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro venuto espressamente per l’incontro a Basilea.
La conferenza è stata aperta con il benvenuto del Console e della presidente del Comites locale.
Si è notata, invece, l’assenza ingiustificata degli altri presidenti dei Comites e dei membri del CGIE, operanti in Svizzera, come pure dei parlamentari eletti nella Circoscrizione Europa e del Capo Missione a Berna, S.E. Dr. Marco Del Panta.
Altresì non era presente la stampa dell’emigrazione, con l’unica eccezione del settimanale “La Pagina “.
Se i rappresentanti delle istituzioni italiane all’estero mancano ad un evento di tale spessore, diventa difficile giustificarne una loro utilità.
Notevole è stato, al contrario, l’afflusso soprattutto di giovani. I relatori hanno colto la loro attenzione durante tutta la conferenza nella quale si è venuto a conoscenza che sono diversi clan attivi in Svizzera. Investono i guadagni sporchi derivanti dalle attività illecite, come il traffico di droga e le estorsioni, nella politica e nelle banche, nella pubblica amministrazione, nel settore immobiliare e nella ristorazione, inquinando il mercato finanziario e la società. Scopo dell’evento era sensibilizzare la comunità italiana in Svizzera sul fenomeno. Negli ultimi anni i media svizzeri hanno parlato della mafia ma solo in riferimento a singoli fatti ma manca una visione generale per capire come e quando le metastasi di questo cancro italiano hanno raggiunto la Svizzera e quali sono le prognosi per il prossimo futuro.
In quest’ottica sono state pronunciate le parole di Calamandrei che hanno chiuso la serata: “La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Per questo siamo tutti chiamati all’ impegno che l’aria, la libertà, non ci venga tolta dalla mafia.”
Marco Tommasini