Fine di un incubo: Sergio Cicala e la moglie Philomene sono stati liberati. Dopo quattro lunghi mesi nelle mani di Al Qaida per il Maghreb islamico, un alternarsi di appelli e ultimatum, la coppia italiana rapita lo scorso dicembre in Mauritania mentre era diretta in auto in Burkina Faso, è stata rilasciata nel nord del Mali. Un rilascio avvenuto “dopo un intenso lavoro diplomatico” ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha sottolineato la “grande collaborazione delle autorità locali”, spiegando che gli ostaggi stanno bene e sono in viaggio verso un luogo sicuro.
E mentre si attendono i dettagli sulla dinamica della liberazione avvenuta, secondo le fonti locali, nel Nord del Mali, non c’è nessun accenno all’ipotesi di pagamento di un riscatto. La notizia del rilascio è rimbalzata subito in Italia in serata e incassa immediatamente la “viva soddisfazione” del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e quella dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. L’incubo era iniziato poco prima di Natale, lo scorso 18 dicembre. Cicala e la moglie, in viaggio con il loro furgone, vengono sequestrati durante la notte. Nelle mani dei rapitori, i terroristi dell’Aqmi, ci sono anche tre cooperanti spagnoli e un francese. Le intelligence di Italia, Spagna e Francia si attivano immediatamente. Ma i negoziati sono lunghi, complessi. Un primo ultimatum viene fissato per il primo marzo. L’immagine, in un video del 28 febbraio, di Cicala e della moglie circondati da terroristi armati in pieno deserto, è scioccante. Così come colpisce l’appello di Cicala a Berlusconi e Napolitano: “Aiutateci”. Poi, per molti giorni, il silenzio. Quel silenzio stampa da sempre voluto dal ministro Frattini e dalla Farnesina per evitare di compromettere l’esito della vicenda. Il ministro, però, più volte rassicura: “Stiamo lavorando”. Poi il 10 marzo, l’incubo sembra finire. Si diffonde la notizia della liberazione di una spagnola e della moglie di Cicala. Ma Al Qaida libera solo Alicia Gamez. La fine dell’incubo è però solo rimandata: ora, il lieto fine, con la liberazione dei coniugi. Cicala, 65 anni, pensionato della Regione siciliana, vive con la moglie, 39 anni, sposata nel 2003 in seconde nozze, in una villetta di contrada Giummari e ha una passione per i viaggi, soprattutto per l’Africa. Una passione che già il 3 gennaio del 1994, mentre si trovava in viaggio su una jeep tra Ciad e Niger insieme ad altri turisti, gli è costata molto: in quell’occasione, per lo scoppio di una mina, morì la sua compagna di allora, una donna finlandese, mentre lui rimase ferito. Ora, nelle mani dei sequestratori restano due cooperanti di una Ong catalana. In una zona, quella dell’Africa sahariana, “sempre più interessata dal flagello di Al Qaida”, avverte l’inviato speciale del ministro Frattini per le emergenze umanitarie, Margherita Boniver. La liberazione dei Cicala “è una straordinaria notizia, frutto degli eccellenti rapporti tra l’Italia e gli Stati dell’Africa sahariana”, aggiunge la Boniver che nel marzo scorso si era recata in Burkina Faso, paese di origine di Philomene.