Oltre al Veneto, tutta l’Italia conta i danni dell’ultima ondata di maltempo. A Matera chiesto lo stato d’emergenza e di calamità naturale
Il maltempo ci mette di fronte ad una realtà dura e certa: la natura è sempre più forte dell’uomo e se scatena la sua furia dobbiamo solo sperare che i danni non siano ingenti. L’impotenza dell’uomo nei confronti di alcune catastrofi è sotto gli occhi di tutti in questi giorni in maniera evidente a causa della situazione Veneziana. Eppure ridimensionare i danni sarebbe stato possibile con l’uso del Mose, la grande opera pensata, costruita ma non ultimata per i casi di acqua troppo alta. Ma è davvero così? Non tutti sono convinti della validità di questa grandissima opera che è costata 5,493 miliardi di euro e la cui manutenzione sarebbe gravosa per l’economia italiana, circa cento milioni di manutenzione all’anno.
Cosa è il Mose
Mose, ovvero modulo sperimentale elettromagnetico. Si tratta di 78 paratoie mobili installate nei porti del Lido, Chioggia e Malamocco, per proteggere Venezia dalle maree del Mar Adriatico e che dovrebbero entrare in funzione ogni volta che la mareggiata supera i 110 cm.
L’opera fu pensata negli anni ’80 e iniziata nel 2003 per essere già perfettamente funzionante del 2016, ma ad oggi non è ancora pronta. In questi anni diversi dirigenti sono stati indagati per fondi illeciti, attorno al Mose gravano trentacinque arresti e molti patteggiamenti illustri tra tutti quello di Giancarlo Galan, presidente della regione Veneto di centrodestra.
Quali sono i dubbi sul funzionamento
Se il Mose “può proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a 3 metri”, come riportato sul sito del progetto, avrebbe quindi potuto Accedi o registrati per continuare a leggere l'articolo
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