Reazioni contrastanti tra i Paesi membri del Cpi. Scontro in Italia. Per il Premier Israeliano è una decisione “antisemita”
Era attesa da tempo e, dopo più di un anno di guerra e migliaia di morti, la Corte penale internazionale si è pronunciata con un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità, commessi nella Striscia e in Israele dopo il 7 ottobre 2023, ai danni del premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Con questo atto, tutti i 124 Stati membri della Cpi hanno l’obbligo legale di arrestare ed estradare chi è colpito dal mandato. Per questo motivo, Netanyahu non può recarsi in questi luoghi senza rischiare l’arresto immediato.
Se l’Iran festeggia il mandato d’arresto come la “fine e la morte politica” di Israele, non tutti hanno accolto la decisione con approvazione, a cominciare certamente dal diretto interessato, il Premier israeliano, che ha subito commentato aspramente la decisione dell’Aja come “una decisione antisemita” degna di “un nuovo processo Dreyfus”. Tra i Paesi che non hanno accolto favorevolmente il mandato d’arresto gli Stati Uniti, con l’amministrazione Biden che ha affermato di “respingere categoricamente” la decisione della Cpi, dicendosi “profondamente preoccupata” e non riconoscendo la giurisdizione della Corte “su questa questione”.
Anche l’Argentina respinge il mandato di arresto della corte dell’Aja e Javier Milei ha commentato che con tale decisione si “ignora il legittimo diritto di Israele a difendersi dagli attacchi costanti di Hamas e Hezbollah”.
Anche la Russia afferma con un comunicato dal Cremlino che per loro le decisioni della Corte penale dell’Aja “sono insignificanti”. Questo non è poi così sorprendente poiché anche loro hanno un mandato di arresto che pende su Putin dal marzo 2023 per crimini di guerra in Ucraina, oltre al fatto che la Russia non fa parte degli Stati membri della Cpi.
Una presa di posizione determinante è quella dell’Ungheria, con il primo ministro Orban che addirittura sfida la Cpi per la decisione e annuncia: “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò” Netanyahu “a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”, ha dichiarato Orban in un’intervista alla radio statale, come forma di protesta.
Per l’Unione europea, il portavoce Borrell ha affermato che quella dei giudici dell’Aja “non è una decisione politica, ma la decisione di un tribunale che deve essere rispettata e applicata”, ha detto, sottolineando che “la tragedia a Gaza deve finire”. Inoltre, è una “decisione vincolante” che tutti i Paesi Ue devono adempiere, ha specificato Borrell.
In Italia si è aperto un vero e proprio scontro, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che nonostante assicuri che il nostro Paese sosterrà la Cpi, “valuterà insieme ai nostri alleati come comportarci insieme su questa vicenda”. Mentre è il ministro della Difesa Guido Crosetto ad affermare palesemente che la decisione della Corte è “sbagliata”, ma che se Netanyahu e Gallant “venissero in Italia dovremmo arrestarli, perché noi rispettiamo il diritto internazionale”. Così come per il Pd per i quali “la sentenza va rispettata”. Sandro Ruotolo, europarlamentare e componente della segreteria dem afferma: “La sentenza con quale si ordina l’arresto per Netanyahu e Gallant per i crimini nella striscia di Gaza va rispettata. Non c’entra nulla l’antisemitismo. Il primo ministro israeliano deve farsi da parte. E’ orrendo che adulti uccidano bambini”.
Sul mandato di arresto a Netanyahu non si pronuncia il Vaticano, il Segretario della Santa Sede, cardinal Pietro Parolin ha semplicemente affermato di aver “preso nota di quanto è avvenuto. A noi quello che preoccupa e quello che interessa è che al più presto si ponga fine alla guerra che è in corso”.
Non è stato ancora riferito alcun commento in merito dalla Premier Giorgia Meloni, mentre si è sbilanciato in proposito il vice premier Matteo Salvini: “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”, ha affermato il ministro delle Infrastrutture, a margine dell’assemblea nazionale di Anci. “Dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”.
Redazione La Pagina