Le Marche sono in ginocchio, e non è una posizione ottimale quando sei alle prese con le conseguenze della potente alluvione che ha colpito questa fascia di territorio italiano. Quello che la regione Marche ha subito lo scorso 15 settembre è stato una sorta di remake di quello che è accaduto in un passato recente e per questo ancora ben impresso nelle menti e nelle paure degli abitanti. Nel maggio del 2014, infatti, il Fiume Misa era già esondato portando morte e devastazione. Solo lo scorso anno il primo cittadino di Senigallia, Massimo Olivetti, durante la cerimonia di ricordo di quella tragedia aveva affermato: “Quello che è successo nel 2014 non dovrà più succedere”. E invece la natura, che sa essere tremenda e anche beffarda, alle parole del sindaco ha risposto nella maniera più persuasiva e terribile che possa esistere, travolgendo e stravolgendo ancora una volta le Marche.
La messa in sicurezza con il rifacimento di alcuni tratti degli argini del Mise, che sempre in quella occasione il sindaco di Senigallia aveva esortato chi di competenza a provvedere, avevano subito un rallentamento di 30 anni, ma questa volta non sono solo le mancanze umane ad avere la colpa di quello che è accaduto. Gli esperti infatti parlano di una bomba d’acqua, ben 400 millimetri di pioggia in due, tre ore, una quantità d’acqua che solitamente cade in 6 mesi e che nessun tipo di terreno sarebbe stato in grado si assorbire. È stata soprattutto la massa di detriti trasportata dai fiumi a ‘fare da tappo’ sotto i ponti e causare gli straripamenti di Misa e Nevola. Non si fermano, dunque, le indagini per trovare eventuali falle relative ai lavori disposti per la manutenzione dell’asta fluviale del Misa, se sono stati fatti e come, mentre contemporaneamente non si fermano le ricerche dei due dispersi, perché ancora molti territori sono invasi dal fango che, oltre ad aver devastato case e negozi, ha travolto con la sua furia chiunque si trovava sul suo cammino. Le vittime accertate sono 11, disseminate tra i territori di Pianello di Ostra, Senigallia, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti, Rosora. Ma in questo momento gli sforzi delle ricerche sono tutti concentrati nel ritrovamento dei due dispersi: sono Mattia, un bambino di 8 anni, strappato dalle braccia della madre dall’ondata di acqua e fango dopo che erano usciti dalla loro automobile nel territorio di Castelleone di Suasa; e Brunella Chiù, una donna di 56 anni, travolta anche lei, insieme alla figlia 17enne Noemi, purtroppo deceduta. Tutti ci aggrappiamo alla speranza dei familiari dei due dispersi, forse in maniera irrazionale, ma vogliamo credere che siano riusciti a salvarsi in qualche modo. “Voglio credere che Mattia sia vivo, magari si è aggrappato a una pianta” sono le parole strazianti di Tiziano Luconi, il papà del bambino di 8 anni, raggiunto telefonicamente dall’ANSA. Oltre che sperare e pregare per tutti loro, da lontano non sembra esserci molto da fare. Invece c’è chi fa una cosa importante in questi momenti: agisce. Non solo gli eroi sul posto, i sopravvissuti che si sono salvati, la gente che ha perso tutto, le abitazioni, i posti di lavoro, chi si adopera fisicamente aiutando instancabilmente nelle ricerche o nello sgombero di detriti e fango. Non solo chi si trova ad agire in loco, ma anche da lontano si può aiutare, come ha fatto un grande imprenditore italiano, Della Valle, che proprio in queste ore ha annunciato che sarà messo a disposizione della Regione Marche la somma di un milione di euro a sostegno delle popolazioni colpite da questa terribile tragedia. Sappiamo benissimo che le imprese italiane sono oggi messe a dura pressione da una catastrofe di tipo economico che ne mette in ginocchio molte, ma, proprio come ha fatto il gruppo Tod’s (non nuovo ad azioni di questo genere) non bisogna voltarsi dall’altra parte, bisogna aiutare e sostenere “in tutti i modi possibili le persone e i territori che sono stati duramente colpiti”. Così le tragedie ci devastano ma ci permettono anche di credere a quella grande umanità che ancora è forte e resiste e agisce, anche da lontano. È grazie a questa umanità che, siamo sicuri, le Marche riusciranno a rialzarsi.
Redazione La Pagina