Il dispositivo collocato dalla Bp per arginare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico sta cominciando a funzionare: in 24 ore ha risucchiato sei mila barili di petrolio, circa un terzo della quantità che ogni giorno alimenta la gigantesca marea nera.
La catastrofe ambientale sta continuando a sporcare l’immagine del presidente americano Barack Obama che in uno dei suoi ultimi discorsi ha assicurato che la sua amministrazione “è mobilitata su tutti i fronti” per combattere la marea inquinante.
Oltre 1900 navi e 20 mila persone stanno lavorando per ripulire la marea nera, ha sottolineato l’inquilino della Casa Bianca che ha registrato il messaggio a Grand Isle, la cittadina della Louisiana finora più colpita.
Il presidente americano ha anche invitato alla Casa Bianca i familiari delle undici vittime dell’incendio della piattaforma petrolifera che il 20 aprile scorso ha innescato il disastro ambientale e si è recato per ben tre volte in un mese nell’area colpita dalla marea, cercando di convincere gli americani che la sua amministrazione sta facendo tutto il possibile per risolvere il problema.
L’ammiraglio della Guardia costiera Thad Allen, responsabile delle operazioni governative per affrontare l’emergenza marea, ha potuto annunciare sabato 5 giugno il primo successo dopo 47 giorni di tentativi di bloccare la fuoriuscita di petrolio nel mare del Golfo del Messico; la cupola metallica collocata dai robot sottomarini della Bp sopra il punto di fuoriuscita ha infatti permesso, come accennato prima, di “succhiare” nelle ultime 24 ore l’equivalente di sei mila barili di petrolio e nelle prossime ore tale cifra potrebbe aumentare ulteriormente.
La capacità massima della cupola è di 15 mila barili al giorno ancora sotto quindi il livello di perdita in mare. L’ammiraglio Allen ha ribadito che il problema sarà veramente risolto solo quando sarà completato lo scavo dei due pozzi di emergenza che sarà ultimato però “solo all’inizio di agosto”.
I venti e le correnti stanno spingendo la marea nera verso le coste del Mississippi e dell’Alabama mentre le prime palline di catrame sono già giunte in Florida, sulla spiaggia di Pensacola.
Il fine settimana ha portato molti turisti sulle spiagge degli stati del Golfo del Messico minacciati dalla marea.
Molti hanno commentato che questa potrebbe essere l’ultima occasione di fare il bagno nell’area prima che l’arrivo della marea (che ha già colpito le coste della Louisiana) trasformi i luoghi di villeggiatura in zone disastrate.
La rabbia della gente è indirizzata soprattutto verso la compagnia petrolifera Bp che si è impegnata a pagare tutte le spese per le operazioni di emergenza e per i danni causati.
Obama ha presentato già un conto di 69 milioni di dollari alla Bp e ha espresso sdegno per la decisione della compagnia di finanziare una campagna pubblicitaria (per riparare al proprio danno di immagine) nonché di distribuire 10,5 miliardi di dollari di dividendi ai suoi azionisti “mentre riservano gli spiccioli” ai risarcimenti alla popolazione del Golfo colpita dalla marea.
La Bp ha deciso di esonerare il suo amministratore delegato Tony Hayward dalla campagna mediatica, condotta finora con esito disastroso e con numerose gaffes, per porre invece davanti alle telecamere l’executive americano Robert Dudley.
Ma il risultato non cambierà finché il petrolio continuerà ad alimentare la gigantesca marea nera diventata il più massiccio disastro ambientale della storia americana.
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