Negli ultimi tre anni sono state trecento le vittime di pirati della strada
Il caso dei quattro giovani francesi morti falciati da un imprenditore albanese che andava contromano sull’autostrada perché aveva dimenticato il telefonino in un’area di servizio è stato solo l’ultimo che ha fatto inorridire l’opinione pubblica. “Non è possibile, da noi non sarebbe successo”, hanno ripetuto increduli i familiari delle vittime, “in Francia sarebbe rimasto in prigione”.In Italia no. Malgrado l’autore della strage fosse stato trovato con un tasso alcolico tre volte superiore a quello consentito, soltanto perché dopo aver commesso la strage ha cercato di prestar soccorso alle vittime, è stato ritenuto dal magistrato non meritevole di prigione, anche perché non c’erano pericoli di fuga. Il magistrato ha applicato la legge ma la discrezionalità con cui l’ha interpretata (prima lo libera, poi lo incarcera sotto pretesto di nuovi elementi ma in realtà sotto la pressione dell’opinione pubblica) ha suscitato rabbia non solo tra i familiari delle vittime ma anche tra la gente comune. Si sa che poi, tra un’attenuante e l’altra regalata a tutti per prassi, finirà che il giudice gli darà una punizione irrisoria. È successo in precedenza, succederà anche questa volta. Chi non ricorda il caso del giovane rumeno autore di una strage simile, condannato ai domiciliari e, siccome non aveva casa, a rimanere in una stanza d’albergo al quinto piano, vista mare? Sono le stranezze e le amenità della giustizia italiana. Ma non è di questo che vogliamo parlare, bensì dell’annuncio del ministro degli Interni, Roberto Maroni, che, insieme a quello della Giustizia, Francesco Nitto Palma, intende presentare al primo Consiglio dei ministri di settembre la proposta del “reato stradale” da inserire nel codice penale italiano.
Di cosa si tratta? Esistono vari tipi di omicidio, c’è quello volontario, quello premeditato, quello preterintenzionale (cioè quando si uccide qualcuno senza intenzione, per sbaglio) e quello colposo, cioè quando si ammazza qualcuno in un incidente stradale e c’è una quota di colpa (velocità, freni, sbadataggine, eccetera) senza intenzione né volontà. Ebbene, sono ormai troppi i casi in cui gli automobilisti ammazzano persone sulle strade sotto l’influsso di alcol o di droga o anche in alcuni casi per eccesso di velocità, specie nelle vicinanze di un semaforo o delle strisce pedonali in città, al punto che è sorta la domanda se chi si mette alla guida di un’auto in stato di ubriachezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti non abbia responsabilità dirette con l’omicidio. Essendo noto che l’alcol e la droga annebbiano i riflessi e che quindi possono causare incidenti, chi si mette alla guida in questo stato sa quello a cui può andare incontro e dunque la responsabilità è maggiore e diretta.
Di qui la proposta dei due ministri, i quali evidentemente non solo vogliono inasprire le punizioni, ma intendono lanciare un messaggio preciso: l’alcol e la droga fanno male non solo a chi li assume, ma anche direttamente ad altri onesti e rispettosi cittadini o pedoni che muoiono solo per essersi trovati in quel posto a quella determinata ora in cui è passato l’automobilista ubriaco o drogato. L’iniziativa dei due ministri giunge gradita a tutti, specialmente a Stefano Guarnieri, che ha fondato un’associazione con un unico progetto, quello di raccogliere firme per presentare una legge di iniziativa popolare che prevede non solo il reato di omicidio – e quindi la certezza di non farla franca con la galera – ma anche il cosiddetto “ergastolo della patente”, cioè il ritiro della patente a vita.
Uno dei più convinti sostenitori di Stefano Guarnieri – il cui figlio Lorenzo fu falciato da un automobilista ubriaco e positivo alla cannabis – è stato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi (Pd), il quale ha esclamato: ”Bravo Maroni!”. Altri entusiasti sostenitori sono Giordano Biserni, presidente dell’Associazione Sostenitori della Polstrada, che ha dichiarato: “Negli ultimi tre anni in Italia sono state oltre 300 le vittime dei pirati della strada, un terzo dei quali era ubriaco o drogato. Ma quasi nessuno sconta oggi la pena”. Sono d’accordo anche Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera, Piergiorgio Stiffoni (Lega) e Antonio Borghesi (Idv), sono contrari invece Silvia Velo (Pd) e Luigi Li Gotti (Idv) che ritengono superflua la proposta Maroni in quanto esisterebbe già nell’articolo 589, terzo comma del codice penale. È evidente, però, che se già esistesse, non potrebbe accadere che gli autori di omicidi colposi siano rimessi subito in libertà, ammesso che vengano incarcerati. Insomma, la proposta di Maroni di introdurre l’omicidio stradale nel codice penale ha tutta l’aria di essere una buona proposta.