L’ultimo caso ufficiale che si conosca è quello di Kaur, giovane indiana di 27 anni uccisa dal marito perché voleva vivere all’italiana. Era un matrimonio combinato. Forte e straziante è ancora l’eco della morte di Hina, ragazza pakistana uccisa a coltellate dal padre (e dai parenti) perché viveva all’italiana. O quella di Sanaa, ragazza marocchina, colpevole di amare un italiano, e per questo uccisa in un bosco dal padre, sicuramente con la complicità dei parenti, spesso della madre, che tace e rimane impassibile. Tre dei tanti efferati delitti noti avvenuti in famiglia, ma ce ne sono moltissimi altri sconosciuti, facilmente occultati con vari motivi, tra cui il rientro insieme alla madre o al padre, cadaveri sepolti dal silenzio complice di parenti e conoscenti. Ma la tragedia non finisce qui. Sono migliaia i casi di matrimoni combinati, spesso le vittime sono bambine “vendute” a mariti anziani, magari dietro compenso, spessissimo in patria, dove le bambine scoprono la verità del viaggio. O anche bambini costretti dai genitori a sposarsi con coetanee per nascondere la loro presunta omosessualità.
Dal 2013 in Inghilterra i matrimoni forzati saranno considerati un reato, i genitori rischiano almeno due anni di galera. La legge è già pronta. In Inghilterra non è come in Italia: primo la condanna è certa, secondo, quando si dice che è pronta vuol dire che sarà approvata. Ecco la dichiarazione di David Cameron, primo ministro: “Queste unioni sono come la schiavitù. Sono sbagliate e illegali. Dunque, non le tollereremo più. Semplice”. Le cifre sono impressionanti. Ogni anno diecimila adolescenti con passaporto inglese ma di origine pakistana, indiana, afgana, turca o del Bangladesh sono vittime di matrimoni combinati e forzati, il 30% è minorenne e il 15% ha meno di 15 anni.
Tra le tante testimonianze fornite dalle organizzazioni per i diritti delle donne immigrate, ne citiamo solo una, emblematica, quella di Alì Corial, 16 anni. Suo padre la portò in Afghanistan ma presto la ragazza scoprì che non era una vacanza, ma la celebrazione del suo matrimonio con uno di 70 anni. Cercò di scappare ma fu ripresa, picchiata e chiusa in camera, dove l’uomo la violentò. Sua madre era fuori dalla porta. Dopo due mesi la ragazza scappò di nuovo e sua madre s’impiccò. Dice la ragazza: “Ancora mi domando se ad ucciderla sia stata l’idea di aver lasciato che mi stuprassero oppure la mia ribellione”. In Italia i nostri venditori di fumo preferiscono discettare sulla concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia senza che essa sia richiesta dagli interessati e senza che il problema esista, visto che la legge attuale dice che a 18 anni la cittadinanza la si può chiedere ed ottenere, piuttosto che affrontare i problemi seri, quelli concreti, che interessano la vita di migliaia di persone. Molti politici dicono che certe usanze sono millenarie e non possono essere sradicate con una legge. Forse, ma bisogna ricordare che sul territorio italiano le leggi valgono – o dovrebbero valere – per tutti e che certe usanze – e che usanze: matrimoni imposti, combinati, stupri, minacce e via dicendo – non sono contemplate dalle nostre leggi ma sono reati e di conseguenza di fronte a questi atti atroci non si possono chiudere tutti e due gli occhi e magari spalancarli quando capita che un genitore dia uno schiaffo al figlio o una maestra di scuola usi qualche parola di troppo perché perde la pazienza, magari di fronte a chi lo esaspera.
In Italia, è bene ricordarlo, magari non verrebbe mai utilizzato per una serie di ragioni, tuttavia non esiste nemmeno un telefono azzurro per casi specifici e delicati di questo genere.