Il Capo di Stato condanna ufficialmente le violenze delle autorità iraniane ed esprime la sua personale indignazione
La situazione iraniana non sembra voler rientrare e, da quando sono iniziate le manifestazioni e le proteste in strada, le cose sembrano degenerare per via della dura repressione da parte delle autorità iraniane. Sono continuate le condanne e le esecuzioni pubbliche dei giovani manifestanti così, in occasione dell’incontro del Capo di Stato, Sergio Mattarella, con il neo ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, il nostro Presidente della Repubblica ha espresso al diplomatico iraniano “la sua personale indignazione” nonché una “ferma condanna” per la “brutale repressione” sfociata in disumane condanne a morte dei dimostranti.
Mai era accaduto che un Capo di Stato esprimesse in maniera così plateale la propria indignazione personale evidenziata proprio dalle sue parole e diffuse attraverso la nota ufficiale del Quirinale.
Nel breve colloquio per la cerimonia rituale per la presentazione delle lettere credenziali avvenuto lo scorso 12 gennaio, Mattarella ha altresì sollecitato il neo-ambasciatore Sabouri, a “rappresentare” alle autorità iraniane “l’urgenza di porre immediatamente fine alle violenze rivolte contro la popolazione. Il rispetto con cui l’Italia guarda ai partner internazionali e ai loro ordinamenti trova un limite invalicabile nei principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, come si può leggere nella nota del Quirinale.
La risposta stizzita dell’ambasciatore iraniano
L’Iran, però, non ci sta e per bocca del neo ambasciatore Sabouri risponde in maniera dura alle parole del Capo di Stato Italiano. L’occasione è il primo incontro pubblico dell’ambasciatore iraniano con la stampa italiana, avvenuto all’indomani del colloquio con Mattarella, a cui riferisce che “la repubblica dell’Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri paesi vogliano imporre la loro cultura. La libertà è uno dei valori dell’Islam”. “Anche noi commettiamo errori – ha continuato Sabouri nella sua risposta stizzita – ma non accettiamo letture politiche, ingerenze. Non scambieremo la nostra indipendenza e sicurezza con niente”. Per quanto riguarda il riferimento alle condanne a morte, l’ambasciatore iraniano ha ricordato che la legge iraniana prevede la pena capitale per i reati più gravi. Inoltre, Sabouri ha confermato che tutte le persone che sono state giustiziate, hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie. “In Iran sono ammesse le manifestazioni pacifiche ma non disordini violenti che sono accettabili”, ha aggiunto l’ambasciatore.
I rapporti con l’Italia sono compromessi?
Nonostante tutto “ci aspettiamo però un atteggiamento più costruttivo da parte delle autorità italiane. L’Iran è pronto ad accogliere il know how e la tecnologia italiana e siamo pronti a portare i rapporti al glorioso passato. L’Italia è per noi la porta d’accesso all’Europa in tuti i campi” ha aggiunto il nuovo ambasciatore e ha concluso con l’augurio che “col nuovo anno ci sia una ulteriore progressione dei rapporti bilaterali” tra i due Paesi.
Ma non sembra aver preso bene la risposta il ministro Tajani, che solo due settimane fa aveva convocato il neo-ambasciatore per chiedergli di “inviare un messaggio a Teheran con il blocco delle condanne a morte. Mi pare che la risposta giunta informalmente vada nella posizione opposta”, ha spiegato il ministro in un’intervista.
Redazione La Pagina