La scoperta di un gruppo di scienziati dell’Università Cattolica di Roma
Dopo le abbuffate delle festività appena trascorse, bisogna preoccuparsi di perdere i chili accumulati. Lo sanno tutti che non si può continuare a mangiare come lupi e tutti sanno anche che mangiare troppo fa male, perché porta all’obesità, causa di molti mali tra cui l’invecchiamento precoce delle funzioni del cervello. Dunque, dieta per stare meglio. Non solo. Giorni fa è stata resa pubblica la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Roma, i quali hanno dimostrato che non solo mangiare poco fa bene alla salute ma fa anche vivere più a lungo. Ingurgitare troppe calorie fa male, assumerne di meno fa bene. C’è addirittura una molecola, denominata Creb 1, che protegge i neuroni dall’invecchiamento. Gli studiosi hanno calcolato che per vivere più a lungo bisogna assumere almeno un terzo delle calorie che ciascuno, in base al suo peso e all’età, normalmente ha bisogno. Se si hanno bisogno di 2.000 calorie, assumerne 1.400 è meglio. Ovviamente, se qualcuno è alto 2 metri e pesa 100 chili, 1.400 calorie al giorno sono insufficienti, ma se il dietologo stabilisce per lui, ad esempio, 3.000 calorie, assumendone il 30 per cento in meno, cioè poco più di 2.000 rende un ottimo servizio alla sua salute e alla sua longevità. Queste cose, in realtà, da vari anni sono note, ma ora c’è appunto la spiegazione scientifica, che è la seguente: mangiare poco attiva una molecola, Creb 1, che a sua volta “accende” altri geni importanti che fanno funzionare meglio il cervello e quindi permettono di vivere più a lungo e con lucidità. Se, invece, si mangia molto, se cioè si assumono più calorie di quanto si dovrebbe, Creb 1 non viene attivata, quindi progressivamente, con l’avanzare dell’età, ciò provoca il rallentamento delle funzioni come la memoria o le alterazioni provocate dalle cellule invecchiate, come la demenza senile, il Parkinson, eccetera, che a loro volta sono cause di altre malattie degenerative. Creb 1, dunque, regola importanti funzioni cerebrali come la memoria, l’apprendimento e il controllo dell’ansia, funzioni che rallentano con l’età, ma anche con l’assunzione di troppe calorie che inibiscono la molecola che quindi non assolve al suo compito come dovrebbe. La scoperta è opera di un gruppo di ricercatori guidati dall’équipe di Giovambattista Pani, dell’Istituto di Patologia generale diretto da Achille Cittadini, e dall’équipe di Fisiologia umana guidata da Claudio Grassi. Ecco la testimonianza di quest’ultimo: “I neuroni comunicano tra di loro mediante giunzioni specializzate, le sinapsi, la cui funzione è essenziale non solo per la trasmissione delle informazioni nelle reti neurali, ma anche per il loro immagazzinamento (formazione dei ricordi).
La corretta funzione delle sinapsi è, quindi, determinante per l’apprendimento e la memoria. Mentre le alterazioni delle sinapsi sono alla base del declino cognitivo che si osserva nella malattia dell’Alzheimer e in altre forme di demenza. La restrizione calorica, come abbiamo visto e dimostrato, potenzia la capacità delle sinapsi di memorizzare le informazioni. Tale azione benefica è proprio mediata da Creb 1”. “L’obiettivo ora – ha commentato Pani – è trovare il modo di attivare Creb1, per esempio attraverso nuovi farmaci, anche senza doverci sottoporre a una dieta ferrea. La restrizione calorica è stata per noi più che altro un espediente sperimentale per scoprire e accendere un circuito protettivo del cervello che coinvolge Creb1 e altri geni responsabili della longevità”. In attesa che i progressi scientifici vadano avanti, però, è bene far tesoro di queste informazioni e provvedere a mangiare di meno, ovvero a mangiare meno calorie, evitando alimenti che ne sono ricchi o diminuendone il consumo. redazione @lapagina.ch