Il rapporto 2012 dell’Istat su “Il matrimonio in Italia”
Ogni anno l’Istat aggiorna la situazione “matrimoni in Italia”, i quali, stando agli ultimi dati – ma la tendenza è iniziata molti anni fa – sono davvero in crisi. Con riferimento al 2011, l’ultimo anno certificato, i matrimoni sono stati 204.830, 12.870 in meno rispetto al 2010. Dicevamo che la tendenza al ribasso non è iniziata ieri. C’era una volta in cui i matrimoni erano più di 300 mila all’anno, poi c’è stato un periodo – tra gli anni ’80 e ’90 – in cui sono diminuiti sì, ma in maniera diciamo così stabile, nel senso che si attestavano sulle 250-260 mila unità all’anno. Ora, come si vede, siamo sulle 200 mila.
Di solito, quando un matrimonio si rompe o ci si risposa o si vive come coppia di fatto o, anche, si rimane single, anche se si tratta di casi meno frequenti. In genere, si rimane single quando un matrimonio naufraga in tarda età, quando, almeno per uno dei due ex coniugi, diventa più difficile accasarsi di nuovo. Dunque, sono diminuiti anche i secondi matrimoni, che sono passati da 34137 nel 2008 a 31048 nel 2011. Qui, il dato è curioso. I secondi matrimoni sono sì diminuiti a distanza di 3 anni, ma sono aumentati sul totale dei matrimoni celebrati, seppure in maniera leggera. Per quanto riguarda l’età in cui ci si sposa (quelli che ancora lo fanno) c’è la conferma ad una tendenza in vigore da anni. Sono finiti i tempi in cui ci si sposava a 15-16 anni per le donne e a 22-23 per gli uomini. Quei tempi sono diventati preistorici, risalenti ad epoche mitologiche, che comunque hanno resistito fino al 1800. Durante il secolo scorso, fino agli anni Sessanta le donne si sposavano in media a 22 anni e gli uomini a 25. Poi, dagli anni Sessanta in poi questa media si è progressivamente innalzata, fino ad arrivare a 34 anni per gli uomini e a 31 per le donne. Precisiamo che si tratta di una media, che è il risultato di matrimoni celebrati a 20-22 anni e di matrimoni celebrati a 46-48 anni.
Dicevamo che o ci si risposa o si vive come unione di fatto. E’ proprio questo dato che è aumentato notevolmente. Nel 2007 le coppie di fatto erano poco meno di mezzo milione, mentre nel periodo 2010-2011 sono raddoppiate, arrivando a 972 mila.
Le coppie di fatto non sono solo quelle che si formano in seguito alla rottura del primo matrimonio, ma sono anche quelle che si formano senza passare per il primo matrimonio. Se funzionano, magari dopo un certo numero di anni e dopo un lungo collaudo, magari con aggiunta di figli più o meno maggiorenni, si passa dalla coppia di fatto alla coppia codificata dal vincolo matrimoniale, con o senza i sacramenti religiosi. Poi ci sono i matrimoni misti, la cui percentuale va calcolata rispetto al totale dei matrimoni celebrati. Nel 2011 sono stati celebrati 27 mila nozze di questo tipo, circa 1500 in più rispetto al 2010, anche se oltre 10 mila in meno rispetto al 2008. I matrimoni misti (almeno uno dei due coniugi straniero) sono soggetti a condizioni geografiche e occupazionali, nonché a provenienza di nazionalità. Ci si sposa tra italiani e stranieri più al Nord che al Centro. Ancor meno al Sud. E’ normale, visto che al Nord gli stranieri sono più numerosi perché c’è più lavoro e soprattutto lavoro stabile.
Nel caso dei matrimoni misti, prevale la tipologia dell’italiano che sposa la straniera (14799 nel 2011, cioè il 7,2% del totale, il 10% solo al Nord), mentre l’italiana che sposa lo straniero riguarda solo 3206 unità nel 2011, cioè l’1,6% del totale. Il fascino esotico, come si vede, ammalia più gli uomini che le donne.
Infine, ci sono i matrimoni in cui entrambi i coniugi sono stranieri. La cifra rappresenta una netta minoranza, il 4,2% delle coppie, quindi circa 8 mila coppie. Qui i dati sono limitati: nel 2011 sono stati celebrati 864 matrimoni tra rumeni, 567 tra nigeriani, 526 tra cinesi.