Chi cerca di contentare tutti, non finisce per scontentare tutti? È una domanda lecita in questo momento, visto che si delinea un governo di destra che mette in gioco un po’ di tutto e il contrario di tutto, l’unica cosa certa è che non sembra possa essere come si è presentato. Vedremo cosa succederà in questa settimana che risulta decisiva, poiché giorno 12 è fissato il vertice di centrodestra con i tre leader dei partiti FdI, Lega e FI, per l’insediamento del Parlamento il giorno seguente. Ma ancora si discute sulla divisione dei Ministeri e soprattutto sulla presenza, più o meno consistente, dei tecnici. Ed ecco qui il primo punto controverso, perché la destra e il partito di Meloni hanno sempre contestato i governi formati da tecnici. Invece, in questo momento la cosa chiara è che Giorgia Meloni vorrebbe dei tecnici per alcuni Ministeri chiave, ma questi non sono graditi dagli altri, chi decide? Ma soprattutto quando? Le dinamiche internazionali, con in prima linea l’escalation della guerra in Ucraina, unite alle conseguenti dinamiche nazionali del caro bollette e carovita in generale, fanno un’azione di pressing non indifferente per la nostra futura premier che sente di dover formare quanto prima una squadra di governo che sia anche “forte e capace” ha spiegato Meloni durante il suo intervento al comizio del partito di estrema destra spagnolo Vox. “Giorgia Meloni – chiarisce a LaPresse l’eurodeputato di FdI Vincenzo Sofo – è stata chiara che vuole costruire un governo di qualità con un profilo alto ma politico, che utilizzerà eventualmente anche dei tecnici, ma dei tecnici al servizio della politica mentre fino a ieri è stato il contrario ovvero la politica al servizio dei tecnici”. Dunque i tecnici vanno bene, in questo caso, anzi sono necessari. È sempre durante il videomessaggio alla kermesse di Vox, Viva 22, che Meloni fa una nuova rivelazione – o esce allo scoperto per alcuni – quando afferma che “abbiamo bisogno di un’Europa più coraggiosa di fronte alle gradi sfide”. Questa apertura all’Europa genera un sobbalzo a chi credeva che con questo voto avrebbe chiuso una volta per tutte i rapporti con l’UE. Il cambio di rotta di questi giorni non è passato inosservato ai più fedeli elettori che sui social commentano delusi e rabbiosi le nuove vesti “europeiste” della loro leader.
La metamorfosi di Meloni è ancora evidente da come si è mostrata già all’indomani del risultato elettorale, quando si è chiusa nel silenzio, quando non ha rilasciato commenti intrisi di trionfalismi ridondanti, quando ha perso i toni urlati da piazza. I toni, invece, appaiono senza dubbio più pacati e le pose ben studiate, come sempre ci mostra l’intervento a Viva 22, dove appare seduta dietro una scrivania, quasi ad emulare il posto istituzionale che la leader di FdI si appresta a presiedere e l’intonazione del discorso non è più un crescendo che culmina in urla cariche di tensione. Meloni non deve più sgomitare per arrivare, adesso deve trasmettere sicurezza e apparire responsabile, che non è meno faticoso, anzi forse più rischioso poiché entra in uno spazio a lei del tutto nuovo. Senza dubbio un grande cambiamento, anche se il governo del cambiamento lo abbiamo già avuto. Ma una metamorfosi è comunque indice di un’evoluzione, significa che c’è un moto dinamico che dimostra un nuovo punto, solitamente migliore da quello di partenza. C’è chi invece non solo è fermo e statico sui propri passi – per non chiamarli errori – ma addirittura torna indietro a coalizioni coatte, se pur nell’opposizione di governo, come per esempio Letta che si augura di “fare un’opposizione il più unitaria possibile” con il M5s dopo essersi fatta una guerra spietata in campagna elettorale e anzi allarga l’invito anche alle altre forze di opposizione.
Il mondo sta cambiando, gli equilibri sono sempre più instabili, le tensioni aumentano e il nostro Paese si trova di fronte a scelte determinanti per il futuro di cui saremo testimoni, magari fieri o forse no, chi più e chi meno contento. Non si può accontentare tutti, ma si deve cercare di fare sempre il meglio per tutti.
Redazione La Pagina