Una commedia nera ma non troppo che prende spunto da una vicenda realmente accaduta
Lui, Fabio De Luigi è Simone, un maldestro ma incorruttibile finanziere; lei, Miriam Leone, è Claudia, giovane restauratrice che gestisce una piccola attività insieme a due amiche e, in attesa di ricevere il compenso per un lavoro
svolto per la Sovrintendenza, vive grazie alla pensione della nonna Birgit, interpretata da Barbara Bouchet. Nonna che, sia da viva che da morta, è il fulcro della storia diretta a quattro mani dai giovanissimi registi Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, tratta da un soggetto del produttore Nicola Giuliano con la sceneggiatura di Fabio Bonifacci.
Una commedia irriverente sulla precarietà economica e sulle difficoltà della gente comune di arrivare a fine mese nel periodo di crisi che stiamo attraversando e che ironicamente, senza cadere nel drammatico, sottolinea il determinante ruolo del welfare familiare che sostiene giovani e meno giovani che diversamente farebbero davvero fatica a sbarcare il lunario. E i riferimenti al difficile e criticato contesto sociale non si limitano al determinante contributo delle pensioni nel sostegno all’attuale economia familiare ma anche al ruolo dello Stato creditore esigente ma ‘non ottimo pagatore’. Una commedia grottesca che tra rocamboleschi travestimenti, esilaranti equivoci ed ingegnose bugie racconta le difficoltà economiche di Claudia che alla morte della nonna, in preda al panico per il venir meno della pensione, suo unico sostegno economico, decide, con la complicità delle sue socie di lavoro e ‘complici del ‘crimine’ (magistralmente interpretate da Lucia Ocone e Marina Rocco), di non denunciarne la morte e di ibernarla nel congelatore di casa per non dover rinunciare al determinante ‘introito mensile’, almeno fino a quando non avrà recuperato l’importo dovutogli dalla Pubblica Amministrazione.
E’ a questo punto che entra in scena Simone Recchia, il maresciallo della guardia di finanza che si infatua della giovane e bella Claudia, ritrovandosi ‘vittima’ di un’estenuante lotta interiore tra i suoi sentimenti e il suo irreprensibile senso del dovere. “Quello che subito abbiamo ravvisato, leggendo la sceneggiatura di Bonifacci, era la possibilità di addentrarci in un territorio che da sempre desideravamo esplorare: la black comedy. Un territorio di mezzo, nebbioso e incerto, che ci metteva davanti ad una doppia sfida: da un lato, il confronto con una lunga tradizione di film, profondamente connaturati alla cultura dei Paesi anglosassoni, dall’altro, la messa in scena di una storia totalmente italiana, da girare però con l’ironia feroce tipica di una cultura completamente diversa dalla nostra.
Una storia del genere poteva essere raccontata in diecimila modi diversi, e noi abbiamo scelto qualcosa che oscilla tra il verosimile e la favola, la fissità e l’accelerazione improvvisa, la risata e la suspense. Insomma, abbiamo cercato di creare qualcosa di rassicurante e al tempo stesso di imprevedibile, come un sacchetto di biglie, o un pupazzo a molla”, hanno spiegato i due autori nelle note di regia. Dallo stile veloce e frizzante, la commedia, nelle sale dal 15 marzo scorso, è stata accolta con grande favore di pubblico.
foto: Ansa